Dramma ad Aymavilles: svolta l’autopsia, domenica i funerali

La causa della morte di Marisa Charrère e dei piccoli Nissen e Vivien individuata nel “probabile avvelenamento”, a conferma dell'ipotesi di iniezioni letali praticate dalla donna. La cerimonia funebre si terrà nella chiesa del paese, alle ore 15.
Camera mortuaria Aosta
Cronaca

“Probabile avvelenamento”. Secondo i primi riscontri dell’autopsia svolta oggi, sabato 17 novembre, all’ospedale di Aosta è questa la causa della morte di Nissen e Vivien Empereur, 7 e 9 anni, e di Marisa Charrère, 48 anni. Un esito che conferma il quadro ricostruito inizialmente dagli inquirenti, per cui la donna, infermiera all’ospedale di Aosta, avrebbe praticato, attorno alla mezzanotte di venerdì 16, nella casa di famiglia ad Aymavilles, un’iniezione letale ai figli, per poi togliersi la vita, nello stesso modo.

Quanto alla sostanza utilizzata (che gli uomini della Squadra Mobile della Questura ritengono essere cloruro di potassio, portato nell’abitazione dal posto di lavoro), sarà l’esame tossicologico a fare definitivamente chiarezza su questo aspetto. Per completare gli accertamenti e produrre la relazione conclusiva, il medico legale Mirella Gherardi e il radiologo Davide Machado, incaricati dalla Procura dell’esame, hanno sessanta giorni di tempo. Condotte oggi le operazioni autoptiche sui corpi (per gli sviluppi delle altre analisi sono stati prelevati tessuti), il pm Carlo Introvigne ha concesso il nulla-osta alla loro restituzione alle famiglie.

Sono quindi stati fissati i funerali di Vivien, Nissen e Marisa, che si terranno alle 15 di domani, domenica 18 novembre, nella chiesa parrocchiale di Aymavilles (con camera ardente allestita nello stesso luogo, dal mattino). Un ultimo saluto a pochi passi dalla casa in cui la famiglia viveva, conducendo l’esistenza dipinta come “normale” da chi la notava in paese. Un giudizio infranto, improvvisamente quanto violentemente, due giorni fa, da un gesto di cui l’unica persona in grado di fornire spiegazioni ha scelto di portarle con sé in eterno. Come in una sorta di fuga disperata da un futuro ritenuto – per sé e per i bambini – impossibile, a causa di avversità fattesi, sommandosi una all’altra, insostenibili.

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