Concorso Usl, indagato dalla Procura il primario di Ginecologia

Le ipotesi di reato formulate dal pm Ceccanti nei confronti di Livio Leo sono la rivelazione di segreto d’ufficio e l’abuso d’ufficio. Nella tesi accusatoria, il medico avrebbe rivelato ai candidati a lui legati il contenuto dei quiz della prova scritta.
L'ingresso dell'ospedale Beauregard di Aosta
Cronaca

Il primario del reparto di ginecologia ed ostetricia dell’ospedale “Beauregard” di Aosta, Livio Leo, è indagato nell’ambito del fascicolo aperto dalla Procura di Aosta sulle presunte irregolarità nel concorso, bandito dall'Unità Sanitaria Locale nel 2017, per l'assunzione a tempo indeterminato di quattro medici da assegnare alla struttura da lui diretta.

Le ipotesi di reato formulate a carico del medico dal pm Luca Ceccanti, che coordina l'inchiesta, con gli accertamenti affidati al Gruppo Aosta della Guardia di finanza, sono la rivelazione di segreto d’ufficio e l'abuso d’ufficio. Nella tesi accusatoria, Leo – che era anche presidente della commissione esaminatrice – avrebbe rivelato, ai candidati legati a lui, il contenuto dei quiz della prova scritta del concorso.

Come si legge sul suo curriculum online, prima dell’esperienza valdostana, Leo aveva lavorato in una clinica di Novara. Le indagini della Procura retta da Paolo Fortuna erano partite, nello scorso marzo, a seguito di un esposto presentato dall’allora assessore regionale Emily Rini ed avevano mosso i primi passi con massicce acquisizioni documentali. L’Unità Sanitaria Locale, dopo aver costituito una Commissione di verifica, nel mese di aprile aveva deciso di annullare la prova finita nell’occhio del ciclone, un quiz a risposta chiusa.

L’esito della prima fase del concorso, al tempo, aveva destato malumore negli ambienti sanitari, per l’esclusione dai candidati idonei di tre medici che lavoravano da tempo all’ospedale “Beauregard”. A superare la selezione poi annullata erano stati dei ginecologi provenienti da fuori Valle.

Secondo l’esposto presentato da Rini, la prova era stata “sottoposta ai candidati secondo modalità del tutto difformi a quanto previsto dal bando”, compiendo un “errore talmente grossolano che non potevo sottacere, da pubblico ufficiale venuto a conoscenza di questa e altre circostanze e prima ancora da cittadina”.

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