“Medici in prima linea”, ma sempre più soli

In molti reparti si registrano importanti carenze. In psichiatria quasi il 50% in meno di professionisti, nonostante un aumento del 30% delle richieste,
sciopero medici
Economia

In una regione dove il disagio sociale è in costante aumento, ti aspetteresti un reparto di psichiatria attrezzato per rispondere ai problemi. Non certo un settore ridotto all’osso, dove la parola prevenzione, tanto evocata in questi giorni di tristi casi di cronaca, cozza con le risorse a disposizione della sanità pubblica.

Su una pianta organica ideale di 10/12 professionisti il reparto conta oggi solo sei psichiatri. Due hanno lasciato la Valle d’Aosta ad ottobre, un altro a maggio e a febbraio un’altra è andata in pensione “anche per le condizioni lavorative”. Nei mesi scorsi il concorso a tempo determinato, bandito dall’Usl per due psichiatri, ha visto la partecipazione di una sola persona, poi assunta.

“Così non si può lavorare.  – racconta la rappresentante sindacale Valentina Vinciguerra  – Le richieste sono in continuo aumento, un 20/30% in più rispetto a quando ho iniziato nel 2009 a lavorare in Valle d’Aosta. Disagio sociale, lavorativo, ma anche i casi di delinquenza, che ora passano da noi perché potrebbero essere un problema psichiatrico.”

Pochi medici che si trovano a dividersi le notti, aumentando lo stress lavorativo. “Abbiamo tante notti in reperibilità – prosegue Vinciguerra – e siamo sempre chiamati in struttura, salvo poi dover lavorare il pomeriggio del giorno dopo”.

In queste condizioni è difficile parlare di prevenzione. “La psichiatria è territorio  – ricorda Vinciguerra –  ma vista la carenza di medici, i professionisti vengono riassorbiti sulla struttura o su un territorio centralizzato. E’ normale che tutto ciò che è periferico sfugga e arrivi all’osservazione quando è più grave o nei casi estremi”.

A registrare la fuga di professionisti e la difficoltà a reperire dei sostituti, sono tanti altri reparti (Dal 2014 sono sotto di due in Geriatria, altrettanti sono i posti vacanti in Chirurgia toracica e Medica nucleare). In Neurologia sono tre i professionisti mancanti. A metà ottobre uno specialista si è trasferito in Piemonte e un altro è in procinto di andar via, ma il suo trasferimento è stato bloccato proprio per la carenza di personale.

Al concorso da poco bandito sono arrivate solo tre domande di partecipazione. “A Pinerolo, Alessandria o Novara  – racconta il dottor Marco Di Giovanni – che hanno da poco bandito lo stesso concorso, ci sono qualcosa come 15/20 domande. Ci sarà un motivo se la gente in Valle d’Aosta non viene, e non è solo il francese”.

Sono almeno una dozzina invece gli anestesisti di cui avrebbe bisogno la sanità valdostana. “Siamo quelli che patiscono di più la fuga di professionisti, essendoci una carenza anche a livello nazionale.  – dice la dott.ssa Elena Boris – Di concorsi ne sono stati banditi diversi, ma sono andati tutti deserti”.

Almeno quattro i professionisti in meno in Cardiologia. Il dottor Marcello Giudice: “Facciamo tutto quello che si può fare tranne qualche servizio ultra specialistico. Le ore si accumulano, il problema è che spesso siano stanchi e non riusciamo a coprire il servizio alla popolazione, le liste d’attesa si allungano”.

Oltre all’aspetto del personale e delle condizioni di lavoro, in piazza i medici hanno portato anche la carenza di investimenti. “Tema fondamentale – sottolinea Carlo Poti della Medicina nucleare –  Non possiamo pensare che fra quattro anni mi troverò con la Tac che cade a pezzi e dovrò far fronte ad un’emergenza. Serve programmazione”. In un’azienda l’investimento riguarda anche le persone. “Incentivi, non solo economici, per farli restare, ma anche formazione, che invece oggi ci paghiamo”.

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