Respinte le istanze per i domiciliari, resta in cella il 43enne arrestato per la pedopornografia

Antonio Russo, maresciallo della Guardia di finanza sospeso dal servizio, ha visto rigettate sia la richiesta presentata al Gip di Torino il 12 giugno, sia quella rivolta successivamente al Tribunale del riesame. Si trova in carcere a Verbania.
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Cronaca

Resta in cella, nel carcere di Verbania, Antonio Russo, il maresciallo della Guardia di finanza attualmente sospeso dal servizio, arrestato ad Aosta lo scorso 7 giugno per la detenzione di materiale pedopornografico. Negli scorsi giorni sono state respinte sia l’istanza presentata al Gip di Torino durante l’interrogatorio di garanzia del 12 giugno per ottenere gli arresti domiciliari, sia quella rivolta successivamente al Tribunale del riesame e discussa venerdì 22. L’uomo è difeso dall’avvocato Davide Meloni del foro di Aosta.

Il procedimento per il possesso illecito di immagini pornografiche con protagonisti dei minorenni è nato nell’ambito di altre indagini (legate alla falsificazione di certificati sanitari, per cui si è aperta l’udienza preliminare ad Aosta), che avevano visto i colleghi del sottufficiale, gli uomini del Gruppo Aosta delle “Fiamme Gialle” comandato dal tenente colonnello Francesco Caracciolo, perquisire casa sua e il luogo di lavoro. Dalla ricerca delle prove sulle contraffazioni della documentazione medica erano emersi, in un computer e in altri dispositivi, i files per cui il 43enne originario del leccese è stato colpito dalla misura cautelare.

L’indagine è coordinata dal pm Lisa Bergamasco della Procura di Torino, competente per tale tipo di reato, che ha richiesto ed ottenuto l’ordinanza di carcerazione preventiva dal Gip Alessandra Danieli, motivata dal rischio di reiterazione del reato. Oltre alle immagini, gli inquirenti considerano probatorie anche le “impronte telematiche”, lasciate dall’arrestato sui propri computer, “delle ricerche testuali effettuate per individuare siti pedopornografici, nonostante abbia utilizzato svariati accorgimenti per la cancellazione delle tracce della navigazione”. Assieme a quelle già prelevate nella precedente inchiesta, al momento dell’arresto al 43enne sono stati sequestrate altre apparecchiature informatiche.

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