I finanziamenti al Casinò? Per il giudice una “scelta politica”

Depositate le motivazioni della sentenza con cui il giudice Paolo De Paola ha assolto il Collegio sindacale, un ex amministratore unico della Casa da gioco e tre politici dalle accuse loro mosse.
Casinò - Sentenza
Cronaca

Paradossi giuridici. Secondo il giudice Paolo De Paola, che l’8 novembre scorso ha assolto tutti e sette gli imputati giudicati con rito abbreviato sui finanziamenti regionali al Casinò, le ragioni dell’impossibilità di condannare gli accusati di false comunicazioni sociali (cioè l’ex amministratore unico Lorenzo Sommo e i componenti del collegio sindacale Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini e Laura Filetti) sono proprio quelle sollevate da colei che aveva chiesto di condannarli, cioè il pm Eugenia Menichetti.

I bilanci non potevano ingannare

A tale conclusione il magistrato giunge citando, nelle 130 pagine di motivazioni alla sentenza (depositate alla fine della settimana scorsa), la parte dell’imputazione in cui, per tutti gli esercizi di cui era contestato il “taroccamento” dei bilanci (dal 2012 al 2015), sono i documenti contabili stessi ad evidenziare “innumerevoli passaggi” sulla “forte preoccupazione dell’organo tecnico in relazione all’andamento gestionale della casa da gioco e la totale assenza dei presupposti per l’iscrizione a bilancio di attività per imposte anticipate”. Valutazioni “di segno conforme” a quelle cui è giunta la società di revisione dei bilanci dell’azienda di Saint-Vincent, la KPMG.

La Procura accusava manager e tecnici di essere ricorsi allo “stratagemma” delle imposte anticipate per “mascherare” la reale entità delle perdite della casa da gioco (che sarebbero state ben più elevate). Tuttavia – se l’ipotesi di reato va dichiarata prescritta per il 2012 (tra l’adozione del documento e l’invito agli imputati a presentarsi al pm sono passati oltre quattro anni) – per gli esercizi 2013 e 2014, i ripetuti richiami di Sindaci e società sull’“area maggiormente problematica del bilancio” appaiono idonei, agli occhi del giudice, ad escluderne la “capacità ingannatoria”, dal momento che smascherano “l’eventuale illecito”.

Relativamente al 2015, in cui “il giudizio della società di revisione è più severo”, l’Amministratore unico, “proprio per il mancato realizzarsi delle previsioni degli anni precedenti”, avrebbe dovuto “usare una maggior prudenza nella redazione dei bilanci e nell’applicazione dei principi contabili in tema di imposte anticipate”. Però – prosegue il Gup – l’osservazione avanzata dalla KPMG circa “la carenza di documentazione per la verifica delle previsioni operate dall’amministratore per la recuperabilità delle imposte medesime” rappresenta circostanza “particolarmente significativa”.

Quel monito risulta idoneo “a mettere i destinatari” del documento “nella condizione di valutare la situazione” nella consapevolezza della criticità, senza rischio “di ingenerare una falsa sicurezza sull’effettiva possibilità di recupero delle imposte e, quindi, senza un concreto pericolo di inganno”. In assenza di tale rischio, si legge ancora, non è condivisibile la tesi accusatoria per cui il Collegio sindacale, “pur avendo compiuto le proprie osservazioni ed avendo espresso i propri dubbi” sulle imposte anticipate, avrebbe “comunque posto in essere atti penalmente rilevanti”.

Nessun accordo tra Casinò e politici

Di conseguenza, per il giudice De Paola, non sussiste nemmeno la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche di cui erano imputati, in concorso con i quattro esponenti della governance di Saint-Vincent, l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin e gli ex assessori Ego Perron e Mauro Baccega. L’accusa (legata alle cinque deliberazioni di Giunta e Consiglio che hanno disposto, nello stesso arco di tempo, 140 milioni di euro di finanziamenti) “dipende totalmente” dall’integrazione del reato di falsità dei bilanci, per il quale non si raggiunge appunto “oltre ogni ragionevole dubbio” la prova “occorrente per una pronuncia di condanna”.

Il magistrato esamina comunque la vicenda nel merito e mette nero su bianco che “non è evincibile dagli atti di indagine la prova di un accordo criminoso” tra gli organi del Casinò “ed i membri della Giunta regionale”. Nelle intercettazioni telefoniche prodotte dall’accusa si ritrovano “pareri riguardanti l’anticipazione delle imposte” che “non paiono aver alcun contenuto di natura fraudolenta, essendo soltanto volti a verificare la legittimità” di iscriverle ancora in bilancio. A ciò si deve aggiungere che gli amministratori regionali “avevano comunque la possibilità”, con la verifica dei bilanci e della documentazione a loro disposizione – “di conseguire piena contezza della reale situazione” della Casa da gioco.

Un traguardo che, osserva il Gup, sarebbe stato raggiunto, “essendo emerso come la scelta di finanziare tramite mutui la propria società partecipata” abbia costituito “una precisa scelta politica di cui la Regione”, in qualità di socio, “ha inteso assumere all’esito di un dibattito tra le varie forze politiche rappresentate”, tesi peraltro al centro di diverse arringhe difensive al procedimento. Quanto, infine, alle dichiarazioni rese durante le indagini da alcuni politici coinvolti nell’adozione dei provvedimenti, e citate dal pm a suffragio della tesi di “inganno” degli altri membri dell’Esecutivo e dell’assemblea regionale (la sentenza cita stralci di quelle di Antonio Fosson, Marco Viérin, Stefano Ferrero, Albert Chatrian, Roberto Cognetta ed Emily Rini), il Gup le classifica come non “idonee a supportare l’ipotesi accusatoria”.

“Le circostanze riferite”, scrive De Paola, “sono alquanto generiche” e siamo inoltre di fronte a testimonianze che, “per il loro contenuto, presentano un carattere valutativo (legato ad opinioni degli interrogati, in parte basate su circostanze sentite o riferite)”. “Del resto, – si chiude la sentenza – il tempo trascorso tra le date di approvazione delle delibere” di erogazione dei mutui e le audizioni in Procura degli esponenti politici “ben può aver influenzato il ricordo, che pertanto verosimilmente può non essere stato sufficientemente puntuale”. Il capitolo Casinò si riaprirà dopodomani, 23 gennaio: a giudizio è rimasto, con rito ordinario, l’ex amministratore unico Luca Frigerio.

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