Tre indagati per la valanga che uccise uno sciatore spagnolo 28enne in Valgrisenche

La Procura ha chiuso le indagini preliminari, contestando il concorso in omicidio colposo alla guida francese Lionel Briand, al coordinatore a terra dell’eliski Rudi Janin ed al legale rappresentante della “Gmh” Alessandro Penco.
Valanga sul Mont Giasson
Cronaca

Concorso in omicidio colposo. Chiuse le indagini preliminari sulla valanga staccatasi il 5 marzo dell’anno scorso in Valgrisenche, che uccise il 28enne spagnolo Luis Bejar Frias di Madrid, investito dalla massa staccatasi sul Monte Giasson mentre era assieme ad altri quattro sciatori rimasti feriti, è l’ipotesi di reato per cui tre persone risultano indagate dalla Procura di Aosta. Si tratta di una delle guide alpine francesi che accompagnavano il gruppo Lionel Briand, del coordinatore a terra dell’eliski Rudi Janin e del legale rappresentante della società “Gmh Helicopter Service” Alessandro Penco.

Per il pubblico ministero Luca Ceccanti, titolare del fascicolo, da parte della guida e dell'azienda di elicotteri c’è stata sottovalutazione sia delle condizioni meteorologiche, sia di quelle del manto nevoso. In particolare, quella domenica sarebbe stato effettuato un numero di voli eccessivo, creando un contesto non ottimale, che avrebbe dovuto indurre maggiore cautela. A fianco di tutto ciò, nel gruppo non risultavano essere presenti free-rider con particolare esperienza (oltre allo spagnolo, sotto la slavina erano finiti un 55enne francese, un 51enne statunitense residente a Londra, un connazionale 49enne, un 59enne francese originario del Regno Unito) e i cinque avevano imboccato, nello scendere verso valle, un tratto vietato (che era stato indicato come tale dal coordinatore a terra).

La Procura, al riguardo, ha richiesto una consulenza, dalla quale emergono cause naturali per il distacco della massa di neve. La guida di Chamonix Briand è assistita dall’avvocato Claudio Soro, che – nell'ambito delle indagini preliminari – ha depositato una ricostruzione dell’accaduto curata da un altro professionista della montagna, Edy Grange, contenente anche un video. Dal materiale difensivo, in antitesi alla qualificazione degli inquirenti, emergerebbe la presenza di altri sciatori (non identificati) più a monte del suo cliente, che potrebbero aver fatto partire la valanga. Il legale aostano è intenzionato inoltre a far sottoporre Briand ad interrogatorio.

Gli indagati Janin e Penco hanno nominato, invece, a tutelarli il legale Domenico Pepe del foro di Monza, noto per aver difeso – durante le indagini e nel processo di primo grado sul naufragio al largo dell'Isola del Giglio (e rimettendo il mandato non molto dopo la sentenza) – il comandante della "Costa Concordia", Francesco Schettino.

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