Morte di Corrado Gex, l’autore valdostano Melotti a processo per diffamazione a Milano

Per la Procura, il libro dedicato all’incidente in cui perse la vita il deputato di Arvier contiene “affermazioni false, tendenziose e prive di riscontri” che diffamano l’ex procuratore di Mondovì Picozzi e l’allora vice-sindaco di Aosta, Milanesio.
Corrado Gex
Cronaca

Il libro “Corrado Gex fu ucciso”, dell’autore valdostano Igino Melotti, avrà uno strascico in un’aula di tribunale. Chiuse le indagini preliminari mesi fa, il pubblico ministero Laura Pedio, della Procura di Milano, ha infatti chiesto la citazione diretta a giudizio del 78enne residente a Morgex, imputato per diffamazione. Nell’opera, pubblicata nel 2016, l’ex pilota rilancia la teoria di cui non ha mai fatto mistero: quello in cui morì il deputato di Arvier, ai comandi del “Pilatus Porter” schiantatosi sulla collina di Castelnuovo di Ceva il 25 aprile 1966, non sarebbe stato un incidente, come concluso dalla Commissione d’inchiesta dell’epoca, bensì un attentato ordito dai Servizi segreti.

Per il pm, tuttavia, il volume contiene “affermazioni false, tendenziose e prive di riscontri” tali da offendere la reputazione di due persone, parti lese nel procedimento penale, cui Melotti, pagina dopo pagina, attribuisce ruoli “chiave” nel “complotto” contro il parlamentare valdostano. La prima è Maurizio Picozzi, procuratore della Repubblica di Mondovì dal 2009 al 2013. Da magistrato, era stato titolare del fascicolo sull’incidente aereo in cui con Gex perirono altre sette persone. Di quell’inchiesta, Melotti nel libro scrive, tra l’altro: “è assolutamente pacifico che” la Procura piemontese “abbia sempre operato in malafede, essendosi prefissata, quale unico obiettivo da conseguire il prima possibile, l’archiviazione del procedimento, mortificando quindi tutta l’attività d’indagine”.

L’altra figura di cui Melotti si occupa, con frasi contestate dal pubblico ministero, è Bruno Milanesio, all’epoca dei fatti vice-sindaco di Aosta, che aveva querelato l’autore all’indomani dell’uscita del volume. All’esponente di “lungo corso” del Psi della Valle d’Aosta rimandano anzitutto la copertina e la pagina uno di “Corrado Gex fu ucciso”, con la menzione, riferita appunto al presunto attentato: “…Mandanti: sinedrio U.V./Esecutori: uomini del Generale De Gaulle /Regia Bruno Milanesio”. Per l’ex pilota della Valdigne, inoltre, l’allora amministratore comunale “fu reclutato” perché “giovane politico rampante e senza scrupoli, cui fu assegnato il ruolo di coordinatore della delittuosa operazione”. In un capitolo successivo del libro si legge poi che “risulta di solare evidenza come Bruno Milanesio abbia furtivamente seguito il velivolo pilotato da Corrado Gex” e che “la suddetta attività costituisce la prova della incontrovertibile correità” del già vice-sindaco e “pertanto dimostra il concorso di quest’ultimo nella programmata azione criminale”.

Nel decreto di citazione diretta a giudizio, il pm Pedio (la competenza dell’ufficio inquirente meneghino è legata al coinvolgimento nella vicenda di un magistrato piemontese) sostiene che le tesi di Melotti non sono “corrispondenti al vero”, perché “la regolarità e le risultanze delle indagini coordinate ed effettuate in prima persona dal dott. Piccozzi venivano valutate dal Gip di Mondovì”, che nel marzo 2011 “accoglieva la richiesta di archiviazione” e, successivamente, anche “dalla Procura generale di Torino” che “condivideva le conclusioni” cui erano giunti i colleghi, senza procedere “alla riapertura delle indagini” richiesta dal legale cui si era affidato Emilio Gex, un cugino di Corrado.

L’udienza per la discussione della causa è stata fissata per il prossimo 12 luglio, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Milano. L’ex procuratore Picozzi è assistito dall’avvocato Andrea Rizzo del foro di Genova, mentre Bruno Milanesio ha affidato la tutela dei suoi interessi all’avvocato aostano Nilo Rebecchi. Sono trascorsi cinquantun anni da quel tragico giorno a Ceva, ma la morte del Deputato che, sulla scorta della sua grande passione, sognava una Valle d’Aosta alata non smette di essere materia per la magistratura.

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