Inchiesta Casinò: per la Procura, falso attraverso il credito d’imposta e truffa “circolare”

Le imputazioni e le ricostruzioni contenute nell’avviso di chiusura delle indagini preliminari inviato oggi dal pm Eugenia Menichetti ad otto indagati, tra vertici della Casa da gioco ed assessori regionali alle finanze in carica dal 2012 al 2015.
Tribunale di Aosta
Cronaca

Il pubblico ministero Eugenia Menichetti lo mette nero su bianco nella seconda delle cinque pagine dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari recapitato oggi, mercoledì 7 febbraio, agli otto indagati nell’inchiesta sui finanziamenti e sulla gestione del Casinò di Saint-Vincent. I vertici della casa da gioco – e segnatamente gli amministratori unici Luca Frigerio e Lorenzo Sommo, nonché i sindaci Fabrizio Brunello, Jean-Paul Zanini e Laura Filetti – avrebbero esposto, nei bilanci relativi agli anni dal 2012 al 2015, in cui erano in carica, “fatti materiali non rispondenti al vero, in ordine alle condizioni economiche della società”, da cui l’accusa di false comunicazioni sociali.

La “leva” del falso: il credito per imposte anticipate

Una condotta attuata, secondo la Procura, “in modo da indurre in errore la Regione Autonoma Valle d’Aosta, che deliberava i finanziamenti” al Casinò, arrivati in totale, nel periodo preso in esame dalle indagini, a 140 milioni di euro ed erogati tramite diversi mutui, per poco meno di 80 milioni, e una ricapitalizzazione da 60 milioni. L’espediente tecnico, per gli inquirenti, era rappresentato dall’incremento, nell’elaborazione dei documenti contabili, del “credito imposte anticipate, in assenza di attendibile prospettiva che la società” di gestione del Casinò “tornasse in utile negli esercizi successivi e quindi potesse riassorbire le perdite”.

L’aumento di quella voce di bilancio sarebbe avvenuto, nella ricostruzione attuata dalla Guardia di finanza, “per 6.884.850,00 euro nel 2012, per 8.175.126,00 euro nel 2013, per 7.177.378,00 euro nel 2014 e per 2.372.494,00 euro nel 2015”. Inoltre, nel 2015, i vertici della “Casinò de la Vallée” avrebbero omesso “di azzerare l’intero importo di imposte anticipate per 28.107.680,00 euro”. Così facendo, i bilanci di quegli anni del Casinò avrebbero esposto un disavanzo di “18.624.128,00 euro nel 2012”, quando “le perdite effettive erano di 25.508.978,00 euro”; di “21.083.982,00 euro nel 2013”, anziché “29.259.108,00 euro”; di “19.139.900,00 nel 2014”, contro “26.317.278,00 euro” di deficit ritenuto reale; “di 18.566.046,00 nel 2015”, quando le perdite ricalcolate nell’indagine sarebbero ammontate a “46.673.726 euro”.

Prima degli inquirenti: le osservazioni della Kpmg

Pubblicamente, in passato, era stata la Kpmg, società di revisione torinese che certificava il bilancio del Casinò, a sollevare perplessità proprio su questo aspetto. In particolare, nella relazione al bilancio 2015, la società ricordava come, al 31 dicembre 2014, fossero stati iscritti crediti per imposte anticipate, per oltre 25 milioni di euro, calcolate sulle perdite fiscali generate in esercizi precedenti “nel presupposto dell’esistenza della ragionevole certezza di ottenere in futuro impossibili fiscali che possono assorbire le perdite riportabili”.

Secondo le proiezioni dell’allora amministratore unico, Luca Frigerio, le imposte anticipate avrebbero dovuto essere recuperate nel giro di 7/9 anni, sulla base di una crescita annuale media dei ricavi previsti compresa tra il 2,1% e il 2,8%, della riduzione del costo del personale e del contenimento del costo per ammortamento risultante da operazioni connesse alle infrastrutture.

“La documentazione a nostra disposizione – scriveva però nel 2015 la società di revisione – non ci permette di ottenere sufficienti elementi probativi a supporto delle previsioni dei ricavi su un arco temporale di tale durata e di alcune assunzioni alla base delle proiezioni elaborate dall’amministratore unico Conseguentemente non ci è stato possibile svolgere le necessarie procedure di revisione al fine di verificare la recuperabilità delle imposte anticipate stanziate nel bilancio”.

La truffa in concorso: un meccanismo “circolare”

La truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche è contestata dalla Procura ai due ex amministratori unici Sommo e Frigerio, ai tre già sindaci Filetti, Brunello e Zanini, ma anche agli assessori regionali alle finanze nel periodo delle deliberazioni, di Giunta e Consiglio Valle, da cui sono discesi mutui e ricapitalizzazione sempre nell’arco temporale dal 2012 al 2015, vale a dire Augusto Rollandin (che ricoprì la carica in una fase “ad interim”, da Presidente della Regione), Mauro Baccega ed Ego Perron.

Già, perché per la Procura gli otto, in concorso tra loro, avrebbero indotto “in errore la Regione Autonoma Valle d’Aosta” procurando alla “Casinò de la Vallée” un ingiusto profitto, facendole conseguire: i mutui da 50 milioni del luglio 2012 e da 10 milioni del settembre 2013 (legati al “finanziamento parziale del piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero” il primo ed ai “maggiori oneri del piano” il secondo), la ricapitalizzazione da 60 milioni dell’ottobre 2014 e l’ulteriore finanziamento da 20 milioni del dicembre 2015.

In pratica, nella tesi accusatoria, a seguito degli accertamenti delle Fiamme gialle, la truffa addebitata agli indagati si auto-alimentava, con un meccanismo che si potrebbe definire circolare: i vertici della Casa da gioco avrebbero predisposto bilanci falsi e piani di sviluppo irrealizzabili, sulla base dei quali gli amministratori regionali – ritenuti tuttavia dagli inquirenti consapevoli della verità dei conti, tanto quanto i manager e sindaci di Saint-Vincent – avrebbero stabilito le erogazioni, finendo così con il danneggiare le casse che, in forza del loro ruolo, avrebbero dovuto tutelare.

Per il pm Menichetti, in particolare, oltre alla dissimulazione, nei bilanci finiti sotto la lente d’ingrandimento dei finanzieri del Nucleo comandato dal tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi, della “reale consistenza delle perdite (così da poter formulare piani industriali di sviluppo in realtà irrealizzabili)” e “della prospettiva negli anni a seguire di conseguire ulteriori risultati negativi di esercizio”, in sede di approvazione della delibera concernente l’aumento di capitale sociale della “Casinò de la Vallée” per 60 milioni di euro sarebbe stato omesso “di palesare che il presupposto necessario per deliberare la ricapitalizzazione (perdite registrate superiori ad un terzo del capitale sociale) non si era in realtà verificato”.

Venti giorni, poi la decisione del Pm

Gli otto destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – valido anche quale informazione di garanzia e sul diritto di difesa – hanno già nominato tutti dei difensori di fiducia, che si preparano a quella che si annuncia come una causa non semplice, né breve. Ego Perron è difeso dall’avvocato Corinne Margueret, Luca Frigerio dai legali Maria Chiara Marchetti e Cesare Cicorella, Fabrizio Brunello dall’avvocato Corrado Bellora, Jean-Paul Zanini dal legale Maria Rita Bagalà, che assiste anche Laura Filetti, Lorenzo Sommo dagli avvocati Federica Gilliavod e Saverio Rodi, Mauro Baccega dal legale Gianni Maria Saracco e Augusto Rollandin dall’avvocato Giorgio Piazzese.

Per tutti, entro venti giorni dalla ricezione dell’avviso, oltre alla possibilità di esaminare la documentazione riguardante le indagini, vi è la facoltà di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad indagini difensive, oppure di chiedere al Pubblico ministero di compiere ulteriori indagini, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni, o di essere sottoposto ad interrogatorio. Trascorso tale termine, il sostituto procuratore titolare del fascicolo, sotto l’egida del Procuratore capo Paolo Fortuna (che lo aveva ricevuto dal suo predecessore, Giancarlo Avenati Bassi), deciderà se richiedere al Gup il rinvio a giudizio degli indagati o, in forza di eventuali nuovi elementi, disporre l’archiviazione delle loro posizioni.

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