Aosta, chiuso lo storico Hotel Turin. Da dicembre diventerà “Omama”, l’albergo che guarda al futuro

Ad acquisirlo è stato il gruppo Alpissima hotels, di proprietà della famiglia Cavaliere che ha in mente un progetto ambizioso: "Si indirizza a chi è abituato a viaggiare - spiega Alessandro Cavaliere -, alla tecnologia e alla libertà".
L'Hotel Turin ad Aosta
Politica

Sparecchiate le tavole dopo i bagordi di Pasqua, tornati a casa dalla classica “gita fuori porta” di Pasquetta, Aosta si è risvegliata con un pezzo di storia in meno, ma, forse, con un pezzo di futuro in tasca.

A chiudere i battenti, dopo 53 anni di attività, è stato infatti l’Hotel Turin, lo storico albergo gestito da sempre dalla famiglia Sozzi in via Torino. Venduto, per diventare qualcosa di nuovo, di diverso, che ad Aosta non si è mai visto. Insomma, la "Sokovia" di Avengers Age of Ultron – del qual l'immobile è stato set – potrebbe essere definitivamente scongiurata.

Ad acquisirlo è stato il gruppo Alpissima hotels, di proprietà della famiglia Cavaliere e che gestisce già, a poche centinaia di metri l’Hotel Duca d’Aosta, l’ex “Europe” in piazza Narbonne, che due giorni fa ha ufficializzato l’operazione.

L’obiettivo è la riapertura a dicembre 2018, ma con un “brand” inedito. Il racconto però di Alessandro Cavaliere parte da più vicino: “È un edificio importante con due facciate, e mi auguro che il suo impulso possa coinvolgere tutta l’area, visto che siamo praticamente in pieno centro. La settimana scorsa abbiamo fatto il passaggio effettivo, ci abbiamo lavorato diversi mesi, con la famiglia Sozzi, persone straordinarie che gestiscono l’hotel da sempre, dalla sua costruzione nel 1965 e chiuso con la Pasquetta. Non abbiamo perso neanche un giorno, abbiamo svuotato l’hotel e messo mano ad una ristrutturazione totale. A dicembre verrà riaperto con nuovo brand, un nuovo prodotto secondo me molto bello, che si posizionerà sul mercato dei tre stelle di alta qualità, per farne un 4 stelle effettivo”.

Il nuovo brand in questione è Omama Hotel, e cavaliere ha in mente una “rivoluzione” non da poco: “Vogliamo rivolgerci ad una clientela giovane, dinamica, sportiva, e puntare sul design offrendo, oltre all’estetica, anche requisiti che da altre parti non sono così facilmente ottenibili: spesso negli hotel non si possono portare sci e biciclette in camera, da Omama si potrà, grazie a materiali innovativi, ad effetto ‘tessuto’ ma indistruttibili”.

Un albergo tra "tecnologia" e "libertà"

La “rivoluzione” di Omama parte da questi due assunti: “Ci sarà una lavanderia indipendente, con i clienti che potranno, magari dopo un trail, lavarsi i panni all’ora che vorranno – a spiega ancora Cavaliere – o una colazione su tavoli che richiamano il mercato, in una sala da ‘lounge bar’, con sacchettini a disposizione per portarsi via qualcosa da mangiare per un’escursione, una passeggiata o una giornata sugli sci”.

Ma non solo: “Abbiamo in mente una zona di ‘public kitchen’, nella quale chi lo desidera potrà cucinarsi il pasto come preferisce, come ‘a casa di mamma’, come dice il nome stesso. Non esisteranno più le chiavi, il cliente riceverà un QR Code e potrà aprire la porta della stanza con lo smartphone, e ci sarà la tv in streaming, così chi lo desidera potrà portarsi con sé Netflix o Sky Go, ad esempio, e guardare ciò che preferisce”.
Insomma: “Si indirizza a chi è abituato a viaggiare, alla tecnologia e alla libertà”.

Omama, made in VdA

Cavaliere promette: “Per ristrutturare il Duca d’Aosta abbiamo usato all’80% ditte valdostane, per Omama la percentuale sarà più alta”. A cominciare dall’aspetto estetico, che punta sulla contemporaneità, ma anche ad un richiamo alla pop art, la cui direzione artistica è stata affidata all’artista Chicco Margaroli.

“Percepiamo l’innovazione – conclude Cavaliere – e spesso ci lamentiamo di portali e servizi come Airbnb ma c’è una fascia di clientela che li sceglie, forse perché noi albergatori abbiamo smesso di innovare. Anche a livello di prodotto dobbiamo avere la forza ed il coraggio di pensare a nuove formule”.

 

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