Le ricerche di Karl-Erivan Haub sul Cervino continuano “con tutti i mezzi e le forze possibili”

Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 11 aprile, in una conferenza stampa a Zermatt, le autorità ed i soccorritori elvetici hanno parlato delle attività svolte, anche con i valdostani, per cercare il magnate tedesco, di cui non si hanno notizie da sabato 7.
Il direttore del SAV, Adriano Favre, alla conferenza stampa di Zermatt, assieme alla guida Trucco.
Cronaca

“La ricerca” di Karl-Erivan Haub, il magnate tedesco della grande distribuzione di cui mancano notizie da sabato scorso, 7 aprile, “continua con tutti i mezzi e le forze possibili” sul Monte Cervino. E' il messaggio ribadito con fermezza tutta elvetica nel pomeriggio di oggi, mercoledì 11, da soccorritori e autorità del Vallese, durante una conferenza stampa tenuta a Zermatt. Nella località svizzera, il 58enne soggiornava in un lussuoso albergo, dove non è però mai tornato, facendo scattare l'allarme, che ha visto entrare in azione le guide anche sul versante italiano della montagna.

L'assenza di Haub, secondo quanto riferito da Mathias Volken, capo della Polizia vallesana, è stata denunciata la mattina di domenica 8. Le ricerche sono partite subito. “E' stato visto per l'ultima volta – ha detto il funzionario – attorno alle 9.10 di sabato”. Lo ha inquadrato una telecamera nella stazione sciistica del Piccolo Cervino, luogo che corrisponde all'ultima traccia registrata dal suo biglietto degli impianti, quel giorno. “Da lì – ha continuato il capo della stazione del soccorso alpino di Zermatt, Anjan Truffer – potrebbe essere andato in Italia, come rimasto in Svizzera. La zona è estesa, oltre 240 chilometri quadrati”.

Le operazioni, ha aggiunto Truffer, hanno visto l'impiego “di tutti i mezzi possibili: elicottero, cani, rilevatori di calore”. “Lo abbiamo cercato anche nelle fessure dei ghiacciai, in tutta la zona sciistica, nei ristoranti, nei rifugi. – è proseguito il racconto – Anche in questo momento, c'è gente impegnata”. A complicare le operazioni, oltre all'assenza di segnale del cellulare del magnate (“o lo ha spento volontariamente, per avere un po' di tranquillità, o era a corto di batteria”), maltempo, tempeste, pericolo di slavine e neve. “Il vento era forte, – gli ha fatto eco Gerold Biner, Ceo di 'Air Zermatt' e pilota – ma abbiamo avuto fino a tre elicotteri in volo contemporaneamente”.

Delle attività sul versante italiano ha parlato Adriano Favre, direttore del Soccorso Alpino Valdostano, che si è mosso assieme ai militari del Sagf della Guardia di finanza del Breuil. “In questi tre giorni – ha raccontato, con la guida del Cervino Lucio Trucco al suo fianco – abbiamo seguito tutti gli itinerari fuoripista e di scialpinismo. Abbiamo cercato e controllato tutti i bivacchi che si potevano raggiungere senza prendere troppi rischi”.

Insomma, ha sintetizzato Romy Biner-Hauser, presidente della Comunità di Zermatt, “abbiamo fatto tutto quello che è umanamente possibile per trovarlo e fare chiarezza e continueremo a farlo”. Haub – che si è avvicendato, assieme al fratello Christian, alla guida del gruppo Tengelmann, raccogliendo il testimone in affari dal padre Erevan, scomparso lo scorso marzo negli Stati Uniti e, per la Bibbia del business “Forbes”, tra le cento persone più ricche al mondo – era notoriamente appassionato di scialpinismo (“molti di noi lo conoscevano personalmente”, ha osservato Truffer) ed era iscritto alla “Patrouille des Glaciers”. Con l'uscita di sabato, quando si è mosso con equipaggiamento leggero da gara ed attrezzatura scialpinistica, mirava proprio ad allenarsi per l'imminente competizione, in programma dal 17 al 21 aprile prossimi.

Sul tempo trascorso dalle ultime tracce certe è intervenuto Axel Mann, a capo delle équipes mediche del soccorso alpino elvetico. “Dobbiamo considerare l'assideramento. – sono state le sue parole – Dipende da molti fattori: abbigliamento, esposizione al vento, massa corporea, se è a contatto con ghiaccio o neve, o se ha dormito in un bivacco. Al momento, non ci si può pronunciare, perché non conosciamo le condizioni. Nei primi due-tre giorni ci sono delle possibilità, ora sono limitate, bisogna essere realistici”.

La famiglia dell'uomo, a capo di un gruppo da 250mila dipendenti e dal volume d'affari da 30 miliardi di euro, ha messo a disposizione degli enti di emergenza “risorse finanziarie illimitate” per continuare a cercare. “Appena c'è un allarme, partiamo con la macchina dei soccorsi. – ha specificato Anjan Truffer – In tutte le ricerche, facciamo il possibile. Ci si interrompe solo se c'è pericolo per i soccorritori. Se le condizioni sono sicure, continuiamo”.

Alla vicenda si interessa anche la Procura cantonale, rappresentata all'incontro con i media dal procuratore Dominic Lehner. Laconico il suo unico commento, che ha velato di giallo l'accaduto: “Le indagini fatte finora non ci permettono di concludere se siamo di fronte ad un incidente o a un delitto. Non posso dire altro”. La volontà delle autorità sulla ricerca, ha chiuso Truffer, è che “noi non chiudiamo, stiamo sempre sul posto e cerchiamo indizi”.

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