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Partecipavano ad un corso di scialpinismo, le vittime della valanga caduta a Chamolé

Le vittime sono: il 28enne Roberto Bucci di Faenza e Carlo Dall'Osso, 52 anni, di Imola. La Procura ha aperto un fascicolo sull'accaduto.
Cronaca

Era composto dagli iscritti ad un corso avanzato di scialpinismo, il gruppo travolto dalla valanga caduta nella mattinata di oggi, sabato 7 aprile, sopra Pila, tra il lago Chamolé e il rifugio Arbolle. Ad organizzarlo, la scuola “Pietramora”, formata delle sezioni del Club Alpino Italiano di Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Ravenna e Rimini. Sono quattro di loro, i due feriti ( Giacomo Lippera, 45 anni, di Rimini, ricoverato in chirurgia d'urgenza e Matteo Manuelli, 43 anni di Imola) e le due vittime (Roberto Bucci, 28 anni di Faenza e Carlo Dall'Osso, 52 anni di Imola) causati dall'enorme massa di neve, dal fronte di circa duecento metri, staccatasi poco dopo le 11.

Procedevano in coda alla comitiva, composta da un numero di scialpinisti che gli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Entrèves, al lavoro sulla ricostruzione della tragedia, stima tra quindici e venti. Erano in procinto di salire verso il rifugio a 2.507 metri di altitudine, quando la valanga, che ha percorso un dislivello di circa seicento metri, gli è letteralmente piombata addosso. I compagni hanno dato l'allarme e il Soccorso Alpino Valdostano è intervenuto con due elicotteri e le guide: la situazione, da subito, sia per l'ampiezza del distacco, sia per si è palesata in tutta la sua gravità.

Due scialpinisti sono stati estratti vivi e trasportati all'ospedale di Aosta, dove sono ricoverati nel reparto di chirurgia d'urgenza. Hanno patito l'ipotermia, e riportato ognuno un politrauma e varie contusioni, ma se la caveranno rispettivamente con dieci e venti giorni di prognosi. Un terzo, il 28enne Roberto Bucci, è stato individuato sul pendio ricoperto dalla neve, ma per lui non c'è stato nulla da fare. Il quarto, invece, Carlo Dall'Osso, è stato trascinato dalla massa fino al lago (2325 mt.), una settantina di metri più a valle dell'altro compagno. La superficie ghiacciata, sotto il peso, ha ceduto e lo sciatore è stato inghiottito dall'acqua.

E' servito l'ausilio dei sommozzatori dei Vigili del fuoco, elitrasportati da Torino, per recuperarne il corpo senza vita. Sulle cause di quanto successo, le Fiamme gialle comandate dal Maresciallo Delfino Viglione, che hanno curato in elicottero lo spostamento delle salme (ora trasferite alla camera mortuaria), si limitano per ora alle ipotesi. La prima su cui concentrano le loro attenzioni è che il distacco si sia verificato al passaggio del numeroso gruppo nel punto dell'itinerario in cui la pendenza cambia, sullo scollinamento della salita ad Arbolle.

Una teoria che verrà valutata anche con ulteriori sopralluoghi, mirati in particolare a verificare la consistenza del manto nevoso. Nel frattempo, sul posto, si è recato anche il pubblico ministero Eugenia Menichetti: la Procura ha aperto un fascicolo sull'accaduto ed è impegnata in “tutti gli accertamenti per vedere se ci sono delle responsabilità”. La Guardia di finanza sta ascoltando i superstiti e la Polizia in servizio sulle piste di Pila ha già raccolto le testimonianze di alcune persone che hanno assistito alla tragedia.

Sul sito della scuola Cai “Pietramora”, il volantino che illustra il corso avanzato di scialpinismo (per sci e snowboard) è ancora presente. L'uscita in Valle d'Aosta, annunciata per questo week-end, doveva riguardare la “progressione su ghiacciaio in cordata, l'autosoccorso, l'uso di piccozza e ramponi e le prove di ricerca con Artva”. La zona dov'è avvenuto il distacco è molto apprezzata dai freeriders, ma è altrettanto nota per i pendii soggetti a valanghe, soprattutto nei periodi, come l'attuale, caratterizzati dall'alta quantità di neve in quota e dal rialzo termico.

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