Intervista a Chantal Vuillermoz, insegnante e scrittrice con la passione della ricerca storica

Insegnante d’italiano, latino e storia al Liceo delle scienze umane di Aosta, in estate ha pubblicato “Saint-Vincent Ville D'Eaux. Turismo a Saint-Vincent tra '800 e '900” (160 pagine, Tipografia Duc).
Chantal Vuillermoz
Occhio alla penna, Società

“Sapevi che Guido Gozzano, il poeta crepuscolare che tanto ami, nel 1910 e nel 1911 scelse di trascorrere le sue vacanze in val d’Ayas?”. Una semplice domanda posta da un’amica suscitò in Chantal Vuillermoz, insegnante d’italiano, latino e storia al Liceo delle scienze umane di Aosta, il desiderio di scoprire aspetti fino ad allora a lei sconosciuti del letterato torinese.

Dopo avere visitato i luoghi frequentati da Gozzano, che scelse di risiedere per ben due estati nel villaggio di Fiéry, a circa mezzora di cammino da Saint-Jacques, successivamente iniziò, prima per semplice curiosità, poi per crescente interesse, a raccogliere documentazione con l’intenzione di divulgare informazioni inedite, o scarsamente note, su risvolti di vita quotidiana che ispirarono la poesia e la prosa dell’autore di “L'amica di nonna Speranza”.

Quattro anni dopo, nel luglio del 2011, uscirà “Guido Gozzano: la montagna guaritrice – Storia di una breve soggiorno del poeta piemontese in Val d’Ayas”, stampato dalla Tipografia Duc (libro che sarà al centro di una serata organizzata presso la sala consiliare di Rivarolo Cavanvese, venerdì 25 novembre prossimo, ndr). Il libro contiene il capitolo “Turismo nell’alta val d’Ayas all’epoca di Guido Gozzano”, dedicato a un argomento che diverrà il tema principale di una successiva pubblicazione che tratta del turismo termale nella “Riviera delle Alpi”, pubblicata nell’estate 2016, sempre per i tipi della Tipografia Duc.

“Chantal, quali motivazioni ti hanno spinta a cimentarti in un’attività così impegnativa come la ricerca? Non è necessario sfogliare le nutrite pagine dedicate alla bibliografia in “Saint-Vincent ville d’eaux” per intuire che raccogliere ed elaborare una documentazione esaustiva comporti mesi, se non anni, di studio”.

“Effettivamente riesco a lavorare con significativo profitto solo durante la pausa estiva e confermo che senza la molla della passione – ci sono voluti quattro anni per ciascun libro – lavori di questa entità sarebbero impensabili. Sicuramente il mio amore per Gozzano e per il periodo della Belle Époque in generale mi hanno portata alla stesura dei due libri di cui hai parlato – approfitto per annunciare che per il titolo su Gozzano è prevista a breve una ristampa – e la loro pubblicazione mi ha stimolata a coltivare ulteriormente questo interesse, che diventa pure preziosa occasione di arricchimento culturale personale. Assieme al filmaker Giacomo Berthet, ho inoltre curato per RaiVda un primo ciclo di trasmissioni, “Albergatori di montagna”; sporadicamente collaboro con la redazione aostana de “La Stampa”, su cui scrivo del turismo d’antan, naturalmente quest’anno, in occasione del centenario della morte di Guido Gozzano, non potevo non dedicare un pezzo al mio autore preferito.

“Ci sono altri progetti all’orizzonte”?

“L’attività di ricerca è faticosa quanto appagante, pertanto, anche se al momento non ho in cantiere un progetto specifico, continuo a documentarmi. A questo proposito voglio sottolineare che, da quando la biblioteca regionale ha attivato “Cordela”, visionare i documenti conservati presso il Fond Valdôtain è diventato per me e per gli altri studiosi estremamente più agevole.

 

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