Medici di base: l’attività nelle Valli valdostane non è paragonabile a quella in città

Riceviamo e pubblichiamo
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I lettori di Aostasera, Speciale Fiera di Sant’Orso

Sono la Dottoressa Maria Gabriella Maquignaz e vorrei fare qualche precisazione riguardo all'articolo redatto da Luca Ventrice in data 16/05/2018.

Sono una dei due Medici che si sono "autolimitati" lo scorso 28 febbraio (e non " di colpo" come scritto dal Dr. Rosset) in base all'articolo 39 dell'attuale Accordo Collettivo Nazionale, siglato nel 2005, nel quale al punto 6 è prevista la possibilità, da parte del Medico di Medicina Generale, di ridurre il numero di scelte (scelta della durata di anni 3 e revocabile) dal numero MASSIMALE (1500) all'OTTIMALE (1200). L'aggettivo ottimale non è stato scelto a caso, perché infatti, in base  a calcoli statistici, il numero ottimale per garantire un'assistenza adeguata e continua è proprio 1200 Pazienti e non 1500.

Vorrei precisare che questa scelta non implica la recusazione di 300 Assistiti, come appare tra le righe dell'articolo, ma semplicemente il non accettare nuove scelte oltre quelle già esistenti (nel mio caso circa 1450 Assistiti).

L'attività di Medico di Assistenza Primaria nelle Valli valdostane non è paragonabile a quello delle città: la geografia del territorio e le zone "disagiate"implicano un impegno sicuramente maggiore dei Colleghi che esercitano in un unico Ambulatorio: io e la mia Collega ci spostiamo in ben 5 ambulatori diversi (la Collega anche a Chamois raggiungibile solo in funivia…) e con ogni situazione metereologica, senza contare l'impegno dell'assistenza  ambulatoriale e domiciliare agli innumerevoli turisti presenti in inverno ed in estate. (Nella nostra Vallata non esiste l'assistenza medica per i Turisti ).

La mia scelta è stata motivata non da mero desiderio di lavorare di meno, ma di lavorare meglio e di garantire sempre, nel mio possibile, un'assistenza adeguata a tutti i miei Assistiti.

Vorrei aggiungere inoltre che questa mia decisione è stata presa anche nell'ottica di favorire i giovani medici che possono e devono portare nuova energia nel nostro lavoro, che potrebbe così essere condiviso, potenziato e migliorato proprio grazie al loro contributo.

Maria Gabriella Maquignaz

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