Adaptations, le considerazioni della “Maria Ida Viglino”

Riceviamo e pubblichiamo
I lettori di AostaSera
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In condivisione con altre Istituzioni Scolastiche presenti sul nostro territorio, i docenti dell’Istituzione scolastica Maria Ida Viglino intendono esporre le criticità emerse sul campo, in seguito alla sperimentazione delle Adaptations interrogandosi sulla validità degli obiettivi previsti dalle stesse sia per quanto riguarda la lingua francese che quella inglese.

● francese (100% dei moduli): ci si domanda perché in una regione bilingue una disciplina debba essere interamente insegnata in lingua francese e non al 50 % come piuttosto previsto dallo Statuto. In particolare, oltre alla difficoltà affrontata nel reperire materiale che sia adeguato alle conoscenze linguistiche degli alunni ed ai contenuti specifici previsti dalle Indicazioni Nazionali, per quanto riguarda geografia e musica (100%) gli argomenti più complessi vengono banalizzati per permettere agli studenti di affrontarli in modo adeguato.

Inoltre, una delle peculiarità fondamentali dell’insegnamento è la buona efficacia comunicativa che viene così, invece, compromessa dalla non piena padronanza della lingua veicolare.

● inglese (100% dei moduli): è già stato appurato in questi due anni di “sperimentazione” (a percentuali nettamente inferiori) che le DNL insegnate in lingua inglese non consentono di raggiungere le adeguate competenze nelle relative discipline.

Per quanto riguarda scienze, tecnologia ed educazione fisica in inglese i problemi si pongono a vari livelli:

➢ le competenze linguistiche degli alunni non sono sufficienti per affrontare i contenuti delle DNL. Spesso le difficoltà di comprensione emergono anche usando la lingua madre;

➢ E’ dimostrato che le competenze specifiche di una disciplina siano maggiori nel caso in cui la comunicazione avvenga in lingua materna. Questo vale anche in paesi in cui la lingua madre è molto più affine all’inglese e l’esposizione a tale lingua è maggiore fin dall’infanzia.

Le lezioni in lingua inglese delle DNL rischiano di ridursi alla sola nomenclatura ed a qualche concetto elementare.

➢ Infine, ma non di minore importanza, l’uso predominante della L2 non va sicuramente incontro ad una didattica inclusiva: sono gli studenti più fragili (DSA, BES, FIL, ADHD,…) a veder ulteriormente mortificate le speranze di riuscita perché alle proprie difficoltà si aggiungono ostacoli linguistici per loro spesso insormontabili.

A questo punto i docenti dell’Istituzione Scolastica Maria Ida Viglino propongono:

1) l’annullamento della “sperimentazione” in oggetto;

2) il potenziamento della lingua inglese aumentando l’attuale numero dei moduli orari;

3) una riconsiderazione dei progetti interdisciplinari bilingui italiano-francese;

Auspicano, per il futuro, maggiori coinvolgimento e considerazione di tutte le parti in causa, in modo da creare condizioni lavorative più serene e proficue.

Si riporta infine, l’autorevole parere del prof. Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca (massima autorità linguistica del nostro Paese) in merito all’inefficacia e all’improduttività del metodo CLIL: “Indebolire l’insegnamento disciplinare, lasciando credere che così si impara l’inglese, passaporto per il mondo è un errore grave che rischia di compromettere la competenza solida nei contenuti, quella che ha permesso tutto sommato in questi anni la cosiddetta fuga o esportazione dei cervelli. Se quei cervelli hanno trovato ospitalità altrove, non è per i loro meriti nella conoscenza dell’inglese, ma semmai per la capacità dimostrata nelle varie discipline che professavano”. (articolo del Corriere della Sera del 5/10/2014)

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