Scuola superiore: tre consigli per scegliere quella giusta

Nella rubrica "Basta un po' di educazione" Licia Coppo propone tre consigli rivolti ai genitori di figli che stanno frequentando la terza media e devono, entro il 9 febbraio, scegliere la scuola superiore a cui iscriversi.
Immagine di archivio
Basta un po’ di educazione

Eccoci di fronte alla fatidica scelta, cari genitori con un figlio in terza media. Scusate, io le chiamo ancora così, è più intuitivo e rende bene l’idea di dove ci si trova: in mezzo, tra la spensieratezza degli anni prima e l’impegno che arriverà, quello della scuola superiore, in cui si entra ragazzi e si esce giovani adulti.

Quest’anno tocca anche alla nostra famiglia col secondo figlio, il preado 13enne. Lui a scegliere, noi ad accompagnarlo nella scelta, e speriamo ci sia qualche santo ad assisterci quando apriremo il portale per fare l’iscrizione on line (ma questa è un’altra storia, fatta di password, di codici, di ansia, di linea internet che cade quando stai per dare l’ultimo ok).

Nel mio lavoro di consulenza pedagogica mi capita di incontrare genitori che arrivano allarmati con un figlio in seconda superiore che vuole mollare, o con una figlia che a novembre della prima superiore sta collezionando solo dei 4, col risultato che la sua autostima scolastica sta andando a farsi benedire. Spesso c’è alle spalle una scelta sbagliata, un’iscrizione a scuola fatta velocemente, senza il giusto orientamento o, peggio, presa dai genitori.

Vediamo allora alcuni consigli fondamentali che possono aiutarci in queste ultime settimane ancora disponibili, prima di fare “la scelta” (che a dirla così, sembra il titolo di un film horror)

– Il primo, apparentemente banale ma non irrilevante, è ricordarci ogni mattina, come fosse un mantra da recitare mentre ci si lava i denti, è che “a scuola ci vanno loro, la scelta la fanno loro”. Ripetetelo con me, può servire. Troppe volte vedo nei figli le proiezioni delle idee dei genitori, magari la scuola mancata della madre, o la scuola scelta dal padre che ha la certezza che solo quell’Istituto garantirà un’occupazione lavorativa. Facciamo un sano passo indietro. Se abbiamo qualche frustrazione per scelte scolastiche o lavorative che ci sono state precluse (e occhio, che la nostra è una generazione molto frustrata) possiamo sempre iscriverci all’Università della Terza Età. Funziona! Lasciamo che ora la scelta sia la loro, al di là delle nostre aspettative e proiezioni.

– Il secondo pare in contraddizione col primo: non vanno lasciati soli in questa fase delicata della loro vita. Non hanno la maturità di scegliere in autonomia, non sanno districarsi tra le mille opzioni, c’è il rischio che scelgano a caso o optino per la scuola dove va l’amico del cuore. Qui viene il difficile: accompagnare i figli senza dirigerli, aiutarli senza porre già la bussola in direzione nord. Però una cartina in mano dobbiamo pur dargliela! Da anni ormai esistono gli open day, giornate in cui le scuole superiori si presentano, a volte si sperimentano dei laboratori, insomma “si annusa” un po’ la scuola, ci si fa un’impressione. Se vi siete persi quelli di dicembre, e ora i figli sono ancora dubbiosi, portateli agli ultimi open day di gennaio. Se sono convintissimi su una scuola, invitateli a visitarne anche una seconda. L’ideale sarebbe visionarne anche tre. Solo con un confronto un po’ ricco si può fare una scelta più consapevole. Occhio però, che molte presentazioni sono ammalianti. Quando ho accompagnato il primo figlio a vedere il liceo classico, stavo per iscrivermi io! (che sono un ‘classico mancato’). Poi però, si sa, quando studi minimo 3 ore tutti i pomeriggi per 5 anni, l’incanto del violino che hai sentito suonare alla presentazione te lo sei già scordato. Invece altre presentazioni paiono certe scene del film “Ufficiale e gentiluomo”, quando il sergente Foley fa di tutto per demotivare l’aspirante ufficiale Zack Mayo. “Qui si studia seriamente”, “qui ce la fanno quelli che escono dall’8 in su”, “non iscrivetevi se non avete voglia di studiare”. Al di là delle perplessità che nutro nel metodo, l’obiettivo è far sì che chi si iscrive ad un liceo non lo prenda sottogamba, abbia chiaro che di impegno dovrà mettercene! Ma questo non deve farvi desistere, se vedete che vostro figlio ha davvero quell’attitudine; a volte tirano fuori la grinta e la capacità di impegnarsi maggiormente proprio alla scuola superiore, perché stimolati dal gruppo.

– E qui veniamo al consiglio principale. Al di là di come vi abbiano motivato o disincentivato nelle presentazioni, al di là di quanto avete capito leggendo opuscoli e guardando i siti delle scuole, al di là del confronto con altri genitori con figli più grandi (che anche questa è una risorsa, tenete conto!), ciò che conta è saper osservare i nostri figli a cogliere le loro attitudini. Fargli da specchio, possibilmente poco deformate, perché loro imparino ad osservarsi e a riconoscere i loro talenti. Ti attira di più leggere un libro, studiare la storia o risolvere calcoli complicati? Ti piace l’informatica, o ti diverti più con le lingue? Hai talento nella musica? Hai una buona manualità? Ti piace montare e smontare? Cucinare? Stare con gli animali? Ascoltare a aiutare le persone? (che poi non si sa cosa sia più difficile, e pare ci siano delle analogie, ma anche questa è un’altra storia). Aiutateli a fare problem solving, a valutare i pro e i contro di ogni scelta. In questo le scuole medie, se viene fatto bene l’orientamento, sono di grande aiuto; ascoltate il parere della scuola e confrontatevi con i Professori dei vostri figli, li conoscono!

Infine, ricordiamoci che non è la scelta della loro vita! Indubbiamente una scuola dal taglio molto professionale ha il vantaggio di aprire già alcune strade lavorative, ma un po’ forse preclude ad alcuni percorsi universitari. Ma solo ad alcuni, garantisco! Conosco ragazzi che da istituti tecnici o professionali si sono poi iscritti all’università e ce l’hanno fatta, come conosco ragazzi che hanno fatto i fantomatici licei, ma poi non hanno voluto proseguire e ora fanno i barman a Londra.

Il mondo è cambiato, noi genitori del terzo millennio dobbiamo farcene una ragione. Una ricerca del Word Economic Forum ci dice che il 65% dei bambini che oggi iniziano la scuola elementare farà un lavoro che ancora non esiste! E questo vale anche per i nostri figli adolescenti, oggi al varco di una scelta sì importante, ma non così definitiva. Non si deve più pensare alle prospettive lavorative immediate, perché non sono più date, non sono certe, e sono in un futuro ancora tutto da costruire.

Infine, ricordiamoci che si può anche sbagliare e poi cambiare. Come ha detto bene Alberto Pellai, in un’intervista a Radio24, “Ci sembra che la carriera scolastica dei nostri figli sia quella di persone che devono vincere il premio Nobel e non possono sbagliare neanche una mossa; invece si chiama età evolutiva proprio perché evolve imparando dagli errori e la storia delle scuole superiori è piena di ragazzi che nel primo anno vanno incontro ad un progetto di riorientamento, se attraversano una zona di crisi. E riescono a formulare una nuova scelta, spesso senza neanche perdere l’anno grazie alle passerelle. Quindi la decisione che dobbiamo prendere entro gennaio non è una decisione per la vita, ma può essere modificata”.

E allora vale il criterio più grande di tutti: che facciano una scuola che piace! Che li fa star bene, in cui vadano abbastanza volentieri (dico ‘abbastanza’ perché son pur sempre adolescenti). Questo dovrebbe essere un criterio che vale anche per noi adulti, rispetto al lavoro che facciamo. Ma anche questa è tutta un’altra storia ….

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