Maggio, comunioni e cellulari: #maancheno

Nella sua rubrica "Basta un po' di educazione" Licia Coppo ci spiega tre buone ragioni per non dare un cellulare personale a bambini di 8-9 anni.
smartphone bambini
Basta un po’ di educazione, Società

Maggio, sbocciano le gemme, fioriscono gli alberi e lievitano le azioni dei colossi della tecnologia, che ormai sanno che le vendite degli smartphone aumenteranno. Ci sono promozioni con sconti speciali? Ci sono campagne di rottamazione del vecchio telefono? Ma no, semplicemente in primavera ci sono cresime e comunioni. Pare che vista la correlazione del fenomeno, qualche manager di queste multinazionali si sia di recente convertito. Il fenomeno è interessante, per loro che ci fanno business; il fenomeno è preoccupante, per me che mi occupo di educazione.

Perché se un tempo il cellulare era l’agognato regalo che arrivava alla cresima, oggi è diventato regalo della comunione. Se continuiamo così, sostituirà le collanine in oro tradizionalmente regalate ai battesimi. Ve la immaginate, una bella collana con attaccato uno smartphone 5 pollici. Così il bebè è a posto! Battezzato e connesso!

Lo so, oggi sono partita con un velo di cinica ironia. Certo che, battute a parte, qualche riflessione seria dobbiamo farla. Ne ha parlato di recente anche Alberto Pellai, quando in un suo articolo invitava a regalare biciclette alla comunione, piuttosto che cellulari. Mi unisco quindi al suo appello, al suo #maancheno. Spiega bene il fenomeno Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, che si occupa da anni di adolescenza e del rapporto con le tecnologie: “L’utilizzo di internet si è diffuso nei bambini e nelle famiglie contemporaneamente alla chiusura di cortili e giardini. I genitori vogliono sempre essere connessi con i figli, per controllarli e difenderli da qualsiasi delusione e pericolo, ma in questo modo non permettono loro di trovare la propria strada e di compiere il dovuto percorso di crescita”.

Dobbiamo insegnare ai nostri figli ad essere autonomi, a sapersela cavare in situazioni difficili, ad appassionarsi alle relazioni e alla vita reale. Il che non significa bandire e negare la vita virtuale ma, come direbbe mia nonna, “ogni cosa a suo tempo”. A 8-9 anni la giusta dose di tecnologia, che ormai fa parte della vita dei nostri figli, la si può dare con una consolle di gioco, disciplinata con giorni e orari dedicati. La si può dare con un tablet di famiglia, dove si installano giochini divertenti e adatti alla loro età. Ma lo smarthphone, con connessione libera ad internet, e con installato WhatsApp, #maancheno!! Un bambino ha bisogno di chattare con gli amici? No! Non è un bisogno pertinente alla sua età, come accade invece in un adolescente. Un bambino ha bisogno di fare i salti con la bicicletta, non di passare ore a vedere ossessivamente su youtube video di bikers che fanno le evoluzioni. Qualcuno si, magari la sera sul divano condividendo la passione coi genitori. Ma non delle ore. Mentre fuori c’è i sole. Lo sentite il paradosso?

Ecco in sintesi 3 buone ragioni per non dare un cellulare personale a bambini così piccoli:

1) Non favorisce lo sviluppo delle autonomie organizzative, cognitive ed emotive. Ho dimenticato la mattina di fare la sacca sportiva? Scrivo a mamma che me la prepari. Quel giorno il corso di inglese finisce un quarto d’ora prima? Telefono a papà che mi venga subito a prendere. Sono in gita scolastica e la sera mi manca un po’ la mamma? Beh, le telefono, così mi tranquillizzo (e la tranquillizzo ?). Se non creiamo sani momenti di distacco e autonomia, se siamo sempre connessi con loro significa che siamo anche emotivamente ancora troppo collegati. Anzi, vincolati. Per crescere bene, i nostri figli hanno bisogno che impariamo a fare un sano passo indietro, hanno bisogno di imparare a trovare la soluzione da soli, e di imparare ad attendere, di non riempire subito il vuoto guardando il cellulare.

2) “Adultizza” precocemente i bambini, che si ritrovano a chattare nel gruppo whatsapp della classe a 9 anni, emulando le comunicazioni degli adolescenti, spesso bullizzando già la compagna sfigata della classe, o seguendo su Instagram la loro fashion blogger preferita. A 8 anni? La fashion blogger? E a 10 cosa fanno? Probabilmente si aprono un canale youtube! Noi adulti usiamo lo smarthpone per lavoro e per mantenere le nostre relazioni sociali, per comunicare con gli amici. I ragazzi per le stesse ragioni, sappiamo che ormai whatsapp è anche veicolo per flirtare con la fidanzata. Sono i tempi moderni. Ma siccome un bambino non lavora e non flirta, a che gli serve lo smatphone? Per stare con gli amici ha la scuola, i pomeriggi ai parchi giochi, il cortile del palazzo. Perché i cortili ci sono ancora, siamo noi genitori che abbiamo smesso di mandarci i bambini.

3) Aumenta le probabilità che sia poi un adolescente dipendete dal cellulare. Si chiama nomofobia, dall’unione di “no more phone” e “fobia”. Gli scienziati hanno dato questo nome ad una problematica recente, la “sindrome da disconnessione”: affligge coloro che provano sensazioni di panico o stress quando non hanno il cellulare con sé, acceso e carico. Ne conoscete qualcuno? Io si. Prima facciamo entrare i nostri figli in questa relazione mediata dal cellulare, più è probabile che si abituino ad averlo da non poterne più fare a meno. Darlo a 12 o 13 anni mi pare già sufficientemente presto.

Attenzione: dire no allo smarthphone ai bambini, non significa dire no alla tecnologia. Lo dico sempre ai ragazzi che incontro nelle scuole: internet ci dà possibilità straordinarie che io da giovane non avevo. I Social Network possono essere uno strumento intelligente per condividere informazioni, ma anche fare rete tra amici, socializzare, conoscere nuove persone. Bisogna però avere le competenze e lo spirito critico per saperli gestire. E solo noi adulti possiamo trasferirle ai ragazzi. Anche facendo le giuste scelte. Le scelte etiche. Lo sapete che è nato da poco il Movimento Etico Digitale? Ve ne parlerò prossimamente su questi canali, quindi, come si dice in gergo “stay tuned”. E andate a comprare una bicicletta fiammate per i vostri figli, non uno smartphone!

0 risposte

  1. I miei ( a malincuore) lo hanno avuto dai 12 anni……mal ce ne incolse….quando fortunatamente se ne rompe uno esultiamo ? e chissà com’è che per un mese non si riesce mai ad aggiustare, sono d’accordo con te, questa è una nuova dipendenza per questo motivo, quando riesco, in estate li mando a campi estivi oppure a corsi estivi durante i quali non è permesso utilizzare il telefono se non la sera tramite l’organizzazione

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