Cynthia, Karen, Mark: le Olimpiadi degli “altri” valdostani

Cynthia Mascitto ha lasciato il Canada per trasferirsi a Courmayeur e correre nella nazionale azzurra di short track. Percorso inverso per Karen e Mark Chanloung: nati e cresciuti in Valle d’Aosta, rappresenteranno la Thailandia nello sci di fondo
Cynthia Mascitto
Sport

Quanti sono gli atleti valdostani ai Giochi Olimpici Invernali di PyeongChang? Di sicuro non 5, come dice il sito ufficiale del CONI: ad Elisa Brocard, Thierry Chenal, Francesco De Fabiani, Nicole Gontier e Federico Pellegrino andrebbe per lo meno aggiunta Greta Laurent, qui data come piemontese perché nata ad Ivrea. Il numero più utilizzato è 10, perché ai sei di cui sopra si aggiungono Federica Brignone, Raffaella Brutto, Francesca Gallina e Lorenzo Sommariva, nati altrove ma ormai stabili in Valle d’Aosta. Se il criterio è la residenza, però, arriviamo a 13, perché ci sono anche l’italo-canadese Cynthia Mascitto ed i due fratelli Karen e Mark Chanloung, di Gressoney-la-Trinité in partenza per la Corea con la squadra della Thailandia visto il loro doppio passaporto.

Il percorso di Cynthia Mascitto si presta facilmente allo storytelling. Nata il 4 ottobre 1992 a Montréal, mette i pattini da ghiaccio all’età di 4 anni e dedica allo short track la sua carriera sportiva. Anni e anni di sacrifici e tentativi, ma la gioia di entrare nella squadra nazionale del Canada non arriva: “È difficile far parte della nazionale perché vi accedono solo le prime 14, e da noi il pattinaggio su ghiaccio è uno degli sport più diffusi”. Solo nello short track, infatti, la squadra nordamericana vanta un totale di 28 medaglie olimpiche, dietro solo alla Corea del Sud ed alla Cina. Qualche anno fa la convocazione sembra vicina: Cynthia è 12° a livello nazionale, ma i tecnici decidono di farle passare avanti altre tre atlete, e l’accesso le è di nuovo precluso. “Ero molto delusa e stanca. Allenarmi con la nazionale è importantissimo per la carriera: bisogna pattinare con i migliori per diventare i migliori. A quel punto non sapevo più cosa fare, così ho scritto ad Arianna Fontana per chiederle consiglio: devo smettere o continuo a provare? Dopo pochi giorni mi ha risposto dicendomi che avrebbe parlato con il tecnico della nazionale italiana, Keynan Gouadec”. Anche lui è canadese, ed era proprio l’allenatore di Cynthia in patria, quando lei aveva 16 anni. Come il suo cognome fa intendere, la venticinquenne del Québec ha origini italiane, per la precisione di Campobasso, e le si apre quindi la possibilità di correre per l’Italia. “Ho parlato con il mio coach in Canada”, prosegue nel racconto, “che mi ha detto che sicuramente qui avrei avuto più possibilità. Ed è così che alla fine di giugno/inizio di luglio 2016 mi sono trasferita in Italia”. Tre giorni prima di partire, però, viene contattata via email dalla federazione canadese, che le propone di farla rientrare tra le prime 14: “Non ero arrabbiata ma delusa. La mia decisione ormai era presa e sono partita. Visto che la nazionale italiana si allena a Courmayeur, ho deciso di stabilirmi qui in Valle d’Aosta, così mi posso allenare tutti i giorni con lo Skating Club Courmayeur. La mia famiglia è ancora in Canada, quindi quando la squadra azzurra va via rimango da sola”. Il primo anno in Italia è molto positivo ed arrivano tanti buoni risultati, poi un infortunio alla schiena compromette la stagione di Cynthia, al punto da farle saltare praticamente tutte le gare di Coppa del Mondo di quest’anno. “Ero molto triste, sapevo che le mie possibilità di andare alle Olimpiadi erano ridotte al lumicino. Gouadec mi ha detto che avrebbe valutato il mio impegno in allenamento, così ho dato tutto. Siamo andati agli Europei in Germania, mancando di un soffio la finale in staffetta. Nella finale B però abbiamo battuto l’Olanda, su cui dovremo fare la nostra gara a PyeongChang”. Cynthia ancora non sa in quali competizioni potrà essere protagonista, ma si ritiene molto fortunata di poter essere lì: “È un’esperienza fantastica anche se molto stressante, e a me piace tenere tutto il più possibile sotto controllo. Voglio sfruttare ogni momento e dare il massimo”.

A fare il percorso inverso, in un certo senso, sono stati Karen e Mark Chanloung, 22 anni lei e 23 lui, nati ad Aosta e vissuti sempre a Gressoney-la-Trinité con il doppio passaporto, italiano e thailandese, per via di mamma Maria Vittoria e papà Boonchan. Sotto il Monte Rosa i due fratelli hanno mosso i primi passi sugli sci quando Karen aveva appena tre anni. Gli sci, però, non erano quelli stretti del fondo ma quelli da discesa: “Lo sci alpino non mi piaceva, non avevo mai fatto gare. Abbiamo anche provato lo snowboard quando avevo 9 anni, ma era troppo difficile, e così siamo poi arrivati al fondo. Tutto per capricci miei…”, racconta scherzando Karen. Fino a due anni fa i Chanloung hanno corso per i colori azzurri poi, finito il periodo Asiva, è diventato sempre più difficile continuare, non essendo collegati a nessuno corpo sportivo delle forze dell’ordine e dovendo far fronte a spese economiche importanti ed all’organizzazione delle trasferte. “Abbiamo entrambi tentato il concorso per il Centro Sportivo Esercito ma non siamo riusciti ad entrare. Mark in particolare ci teneva molto a continuare, così abbiamo pensato a tutte le diverse opzioni. La Thailandia era interessata a sviluppare la squadra per gli sport invernali, così si è presentata questa occasione e abbiamo deciso di correre per loro. Saremo in quattro ad andare a PyeongChang: con noi ci sarà Nicola Zanon, anche lui italo-thailandese, e Alexia Schenkel, di origini svizzere, entrambi impegnati nello sci alpino”, continua Karen. “Siamo contenti di rappresentare la Thailandia, siamo sempre vissuti qui in Valle d’Aosta ma la cultura thailandese ci è sempre arrivata. Un po’ meno la lingua…”, dice Mark. “Ogni anno andiamo nel paese asiatico, abbiamo zii e cugini che sono stati contentissimi di sapere della nostra scelta e della nostra convocazione”. L’opportunità di correre per la Thailandia ha così aperto ai due valdostani le porte delle Olimpiadi, anche se il percorso non è stato lineare. Karen, che studia economia e management all’università, racconta che l’anno scorso, in occasione degli Asian Winter Games di Sapporo, ci sono stati diversi problemi, con gli organizzatori che non volevano far correre i due atleti perché non ritenuti propriamente thailandesi. Una situazione risolta tardi che ha avuto ripercussioni sulle loro perfomance sportive nei giochi asiatici. Mark spiega più nel dettaglio: “La FIS ci aveva già regolarizzati come sciatori della Thailandia, ma agli Asian Winter Games, per regolamento, il cambio di nazionalità può avvenire solo se nei due anni precedenti non hai corso per l’altra nazione. Io non rientravo in questi requisiti per pochissimi giorni, perché poco meno di due anni prima avevo fatto i Mondiali con l’Italia. A Sapporo infatti ho corso ma non ufficialmente, non risulto in nessuna classifica”. La passata stagione era arrivato l’esordio in Coppa del Mondo a Dobbiaco, che ha poi condotto a questa annata in cui le apparizioni di coppa sono state sempre più frequenti. Ed ora le Olimpiadi: “È il sogno di ogni atleta, a cui mai avrei pensato prima di correre per la Thailandia. Ora manca pochissimo, e voglio godermi l’esperienza dando il massimo nelle due gare che farò, la 10 km e la sprint”, dice Karen. Mark compirà 23 anni proprio il 9 febbraio, il giorno della cerimonia inaugurale: “È un bel regalo, saranno tutti lì per fare gli auguri a me. Scherzi a parte, l’obiettivo è presentare la Thailandia al mondo degli sport invernali, far vedere che anche il nostro Paese è riuscito a mettere su una squadra di atleti nello sci alpino e nordico. A livello personale cercherò di dare il massimo, sperando di qualificarmi nella sprint, anche se è a tecnica classica. Farò poi la 15 km e anche la 50 km: è la gara simbolo, sarà bellissimo essere presente”.

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