Il “No all’antenna di Sylvenoire” finisce davanti al Tar

Gli abitanti della frazione a cavallo fra Aymavilles e Cogne presentano il ricorso contro la costruzione dell’antenna a ridosso delle case della frazione.
Antenna Sylvenoire
Società

La vicenda è scoppiata quest’estate, ma lo storico parte due anni fa, quando, nel 2016, alcuni abitanti della frazione sulla strada per Cogne hanno iniziato a vedere strani movimenti e la costruzione di un cantiere per una futura antenna di comunicazione.

“Il ricorso è pronto, stiamo raccogliendo le ultime firme per poterlo presentare – spiega l’avvocato Veronica Dini in viaggio verso Aosta -; ci sono state a nostro avviso alcune incongruenze e alcune lacune nelle valutazioni fatte dall’inizio dell’iter a oggi”.

I cittadini lamentavano già il loro mancato coinvolgimento nelle decisioni prese, soprattutto perché l’antenna è in prossimità delle case e in un luogo di proprietà del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Ed è proprio il primo parere negativo che l’Ente territoriale diede nel 2017 a tornare di attualità: “Il palo che ospiterà le antenne – continua la Dottoressa Dini -, è posto in una zona all’interno del Parco di particolare pregio ambientale, poiché ospita della fauna protetta e proprio per questo lo scorso anno fu proprio l’Ente a dare un parere negativo sulla localizzazione della strumentazione e a sollevare preoccupazioni su future emissioni dannose. Questo a rigore di procedura avrebbe dovuto interrompere immediatamente i lavori, poiché il parere del Parco sovrasta qualsiasi opinione comunale o regionale, per la valenza e i valori che vengono espressi”.

Il problema si solleva allora quando il Sindaco Loredana Petey, durante una Conferenza di Servizi, dichiara (e risulta a verbale) che l’opera è strategica per il comune di Aymavilles e arretrata rispetto all’abitato; per questo motivo il Suel, responsabile della Conferenza di Servizi, anziché chiudere e abbandonare il progetto, chiede alla società Galata, incaricata dei lavori, di rivedere e modificare il progetto tenendo conto del parere del Parco.

Galata esegue, ma “le modifiche apportate a fine 2017 non incidono minimamente sulla localizzazione, bensì solo sulla mitigazione visiva del manufatto”. Gli abitanti lamentano dunque un totale disinteresse da parte di Società e Comune del parere negativo del Parco, nonostante quest’ultimo, dopo le modifiche, secondo gli abitanti totalmente ininfluenti, decida di accettare il progetto e dare parere positivo. Nel 2018 l’Ente Parco approva con 3 righe il progetto e liquida l’affare, a sua volta il Suel dà l’ok a marzo 2018, ma la questione non sembra chiusa per gli abitanti, che contestano con il ricorso la legittimità del secondo parere del Parco, “anche sulla base delle modifiche apportate in seguito al primo rifiuto, modifiche che non influiscono in maniera decisiva sul primo progetto”.

I “resistenti di Sylvenoire” non lasciano la presa e insistono sul fatto che altri terreni erano stati proposti e che il Sindaco Petey non aveva dato seguito alle richieste di prendere in considerazione altri siti meno impattanti dal punto di vista visivo e per la salute degli abitanti e che permetterebbero un accesso meno difficoltoso agli addetti ai lavori per delle future manutenzioni invernali.

“I miei assistiti – commenta ancora l’Avvocato Dini -, non si oppongono tout court alla realizzazione dell’opera, ma chiedono di essere ascoltati perché ci sono le possibilità per realizzare i lavori in sicurezza per tutti, senza rinunciare alla salute o al progetto. Dopo anni in cui gli abitanti hanno chiesto confronti e spiegazioni valide senza venire ascoltati, hanno infine deciso di rivolgersi alla giustizia”.

La battaglia quindi è solo all’inizio e il ricorso verrà presentato nei prossimi giorni.

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