Chez Les Roset di Arvier illuminata a festa da due ragazzi “controcorrente”

Mentre i giovani cercano la dimensione urbana, Alessio e Chiara in controtendenza illuminano il loro villaggio immerso nella natura per ricreare il forte senso di comunità.
Chez Les Roset illuminata a festa
Società

Tornare ad abitare le frazioni delle vallate laterali che si spopolano. La scelta di vita non è così scontata e di certo è controcorrente. Non solo, decidere che oltre ad abitare un villaggio lo si renda bello e vivo anche se di quelle case che lo compongono solo una è davvero abitata tutto l’anno.

Alessio Breda e Chiara Motta non hanno dubbi, fosse per loro andrebbero anche più su di Chez Les Roset: “L’importante è non scendere mai, ma andare sempre più su”.

La frazione Chez Les Roset, nel comune di Arvier, è l’avamposto di Planaval e qui, tutto l’anno, solo i due giovani hanno la fortuna di godere del silenzio e della natura: “Siamo gli unici residenti di Chez Les Roset, stiamo benissimo qui. Cercavamo un posto tranquillo, dove la calma fosse la norma; andiamo molto d’accordo con i proprietari delle altre case e questa piccola festa lo dimostra”.

Quella che Alessio chiama “piccola festa” è l’accensione della frazione con circa 600 metri di luminarie ed è partito tutto da un’idea della coppia per permettere agli abitanti di incontrarsi non solo durante la bella stagione, ma per sentirsi villaggio anche in inverno: “Certo, fare festa in estate è facile, ma incontrarsi con il freddo è una vera sfida. Tutto è partito per caso, con Chiara si parlava e ci eravamo detti che illuminare casa nostra sarebbe stato carino. Così l’anno scorso abbiamo pensato solo a noi, ma poi ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo e così abbiamo coinvolto i nostri vicini che hanno subito accettato l’idea e ora siamo qui, tutti insieme, a brindare e ritrovarsi. Non siamo solo io e Chiara, con noi hanno lavorato Peppino e Olga Camandona, Ivana e Giancarlo Benato, Eraldo Luboz e Guido Gonnet”.

Alla fine del conto alla rovescia il villaggio, già affascinante avvolto nell’ombra dell’inverno gelido di Planaval in cui risplendevano solo le candele disseminate qua e là e il falò, si illumina e lascia che la magia avvenga: tetti, balconi, comignoli e finestre, tutto luccicante.

Per appendere le luminarie sono stati necessari imbraghi e corde, oltre che buona volontà e pazienza, ma il risultato è poetico. La frazione, stretta nella valle, ai piedi delle montagne maestose diventa così un piccolo tesoro brillante, reso ancora più prezioso dallo sforzo che queste persone hanno fatto per creare bellezza, ma soprattutto per dare vita a un momento da condividere: “Questa è un’iniziativa di privati ed è giusto che rimanga tale. Lo facciamo per noi, ma anche per la comunità. Troppo spesso queste cose vengono delegate sempre e banalmente al comune o alle amministrazioni, ma credo che gli abitanti possano fare molto per la collettività – sottolinea Alessio -, questa è la nostra parte e siamo ben felici di farlo”.

E mentre Peppino Camandona, uno dei decani della frazione, distribuisce gulash e vin brulé, le nuove generazioni rotolano nella neve già caduta sotto alle luci che illuminano un piccolo angolo di paradiso, ora reso ancora più bello dallo sforzo di persone che amano la tranquillità e lo dimostrano rendendola speciale.

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