Slow food propone il presidio alla Toma di Gressoney: “Procediamo cauti, bisogna prima prepararsi”

Lo scorso autunno l'associazione di promozione ha proposto di promuovere il prodotto. Per ora i Comuni della Valle del Lys, assieme a Perloz e Pont-Saint-Martin, stanno firmando delle nuove convenzioni "per la tutela del marchio".
Toma di Gressoney
Politica

"Qui parliamo di un prodotto che ha avuto un buon successo, con un'ottima tenuta di prezzo: se, quando è nato il marchio, la toma di Gressoney costava 9 euro al chilo, ora oscilla tra i 12,50 e i 14,50 euro". Il sindaco di Gressoney-Saint-Jean Luigi Chiavenuto riassume così il lavoro svolto dai produttori di formaggio della valle del Lys, negli ultimi dieci anni. Lo fa nel momento in cui tutti i comuni dell'area hanno manifestato l'intenzione di ripartire con un convenzione, assieme a Perloz e Pont-Saint-Martin, "per la tutela, la valorizzazione, la promozione e la gestione del marchio".

"Un documento di questo tipo era già attivo dal 2006 – spiega il sindaco di Pont-Saint-Martin Marco Sucquet – poi era scaduto e ora, dopo vari cambi di amministrazione, abbiamo deciso di riprenderlo in mano". È lo stesso sindaco del paese, da cui parte la valle di Gressoney, a far sapere dell'"ipotesi – tornata in auge lo scorso autunno – di attivare un presidio Slow food per il prodotto".

Una scelta che comporterebbe dei grossi vantaggi dal punto di vista della promozione del prodotto, ma che va comunque ben ponderata. "Inizialmente questo formaggio ha avuto per un breve periodo il marchio dell'associazione – racconta Chiavenuto – ma bisogna essere cauti a tornare su questo cavallo senza essere preparati ad un maggiore controllo di quello che c'è sul mercato, perché altrimenti si rischiano brutte figure".

Da qui la necessità di ripartire da una convenzione che mira alla tutela del prodotto. Le questioni su cui muoversi e prendere decisioni nel futuro prossimo sono tante: "Innanzi tutto, senza voler colpevolizzare nessuno, oggi assistiamo ad abusi dell'utilizzo del marchio – spiega – sono tematiche da affrontare con calma perché se da un lato Slow food può essere una scorciatoia per un maggiore successo, dall'altro pretende un certo salto da parte dei produttori, con i quali ovviamente va concordato tutto".

Il sindaco della località ai piedi del Rosa spiega come ci sia "una grande differenza di dimensioni tra chi prepara questo formaggio, tra piccolissime produzioni e latterie". "Questo ha fatto sì che non sia stato possibile creare un consorzio come per la Fontina – spiega – ma d'altra parte non bisogna neanche forzare nulla perché se il marchio è una cosa, il disciplinare di produzione è un'altra e si può anche accettare che ci sia qualcuno di più bravo che magari vende a prezzi più alti".

Da qui Chiavenuto illustra uno dei risultati a cui mirava la precedente convenzione, ancora però da ultimare prima di potersi interfacciare con successo con Slow Food: "Si è lavorato molto con l'assessorato regionale all'Agricoltura, ma soprattutto con l'Institut Agricole – spiega – questo perché da anni si sta svolgendo un lavoro di selezione di fermenti autoctoni per preparare le tome, che però ad oggi sono ancora fatte con fermenti industriali".

"La scorsa convenzione è stata perciò la base per far partire la sperimentazione sulla produzione – conclude il sindaco – se il limite è stato che non si è formato un consorzio, il prodotto in sè è riuscito lo stesso ad andare al di là di tutto questo e a riscuotere un buon successo".

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte