Migranti, Saint-Christophe mette le mani avanti: “Ne abbiamo già 25, non possiamo accoglierne di più”

Approvato ieri in Consiglio un ordine del giorno che chiede al Prefetto, via Celva, una distribuzione migliore dei richiedenti asilo sul territorio. Cheney: "Serve programmazione per creare integrazione, non se ne facciano carico sempre i soliti comuni".
Politica

Non più di 25 richiedenti asilo per ogni centro di accoglienza, in ciascun comune, ed una organizzazione più equilibrata della distribuzione sul territorio regionale.

Ieri sera il Consiglio comunale di Saint-Christophe ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che richiede – direttamente al Prefetto passando dal Celva – una organizzazione migliore dell'accoglienza dei migranti, e per non permettere la creazione di due Centri di Accoglienza nello stesso Comune.

“Il Consiglio comunale – ha spiegato il Sindaco di Saint-Christophe Paolo Cheney – è preoccupato che la situazione possa diventare ingestibile. L'ordine del giorno richiama il fatto che i migranti vengano distribuiti su tutto territorio regionale e non si lasci solo ai Comuni la gestione”. Comune di Saint-Christophe che a oggi ospita 25 richiedenti asilo: “25 per ogni Centro è il massimo – prosegue Cheney – e gestire questa accoglienza è un impegno non indifferente. Noi ci stiamo impegnando a fondo con due assessori che si occupano far fare a questi ragazzi, che non hanno mai creato nessun problema, lavori socialmente utili e di volontariato. Per il momento il numero è sostenibile ma se si parla integrazione serve una programmazione maggiore ed una distribuzione migliore su tutto il territorio, anche per evitare problemi di ordine pubblico”.

Quello che l'atto chiede, delibera in preparazione e pronta a veleggiare verso il Celva, è un equilibrio maggiore tra comuni, che eviti una moderna 'ghettizzazione': “Siamo una Regione piccola – conclude il Sindaco – e se c'è un coordinamento che programma e pianifica le accoglienze non avremo nessun imprevisto. La gente però è già preoccupata, e non sono d'accordo che siano i soliti comuni sull'asse della Dora a farsi carico da soli di questa accoglienza. Anzi, a livello di lavori socialmente utili le valli laterali si presterebbero maggiormente”.

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