Cioccolato Valle d’Aosta, il Savt denuncia: “Produzione ferma e dipendenti da mesi senza stipendio”

La produzione è ferma da inizio 2018 e dal mese di luglio i dipendenti dell'azienda di proprietà della società Turca “Captain Gida” non percepiscono la retribuzione. Da giugno invece il fornitore della corrente elettrica non garantisce più luce e energia.
cioccolato Vda
Economia

Quale sarà il futuro della Cioccolato Valle d’Aosta Srl?  La produzione è ferma da inizio 2018 e dal mese di luglio i dipendenti dell’azienda di proprietà della società Turca “Captain Gida” non percepiscono la retribuzione. Da giugno invece il fornitore della corrente elettrica non garantisce più luce e energia.

A darne notizia è il Savt Industrie parlando di “situazione molto difficile”. “Non si intravede alcun segnale di ripresa e i lavoratori occupati sono stati abbandonati a se stessi all’interno di uno stabilimento “fantasma”.”

Il sindacato spiega, come da mesi, i dipendenti dell’Azienda, assunti a tempo indeterminato nell’estate del 2016, attendono risposte dall’azionista e proprietario turco “per conoscere quale sarà il loro futuro e cosa resterà dello stabilimento valdostano che ha visto, per decenni, la produzione del cioccolato con il marchio “Feletti 1882””.

“La “Cioccolato Valle d’Aosta” dopo aver beneficiato di un finanziamento regionale di 4 milioni di euro, erogati da Finaosta, per il rilancio aziendale, nulla ha mosso all’interno dello stabilimento e le poche tavolette di cioccolato prodotte inizialmente sono rimaste invendute, mancando totalmente una rete di vendita.” racconta ancora il Savt Industrie.

“Una situazione vergognosa e paradossale, se pensiamo che la Società “Cioccolato Valle d’Aosta” aveva garantito un’operazione industriale di rilievo per far ripartire e ampliare le produzioni dolciarie, ormai totalmente inesistenti”.

Il Savt ricorda infine di aver sollecitato più volte un incontro con la proprietà e con l’Assessore regionale competente, “senza ricevere alcun riscontro” e denuncia “con forza la situazione non più sostenibile che i lavoratori interessati vivono quotidianamente, nel silenzio totale della politica e delle istituzioni interessate”. 

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