A Les Mots con Pippo Baudo va in scena la storia della televisione nazionalpopolare

Pippo Baudo si è concesso per due ore al pubblico valdostano fra battute, risate e ricordi, talvolta anche dolorosi, ma mai scontati.
Pippo Baudo a Les Mots
Cultura, Speciale Les Mots

Un libro di storia della televisione nazionalpopolare non sarebbe completo e dettagliato come Pippo Baudo che racconta Pippo Baudo. Classe 1936, siciliano nei modi e nel linguaggio forbito, ma accessibile, che lo contraddistingue dai suoi inizi sul piccolo schermo.

Nell’agorà di Les mots Baudo non si risparmia: arriva alle 21 precise, entrando dall’ingresso principale sulle note di La prima cosa bella di Nicola di Bari e sorprendendo i presenti, accompagnato  dagli applausi scroscianti di chi, giovane e meno giovane, riconosce nel presentatore siciliano più di un pezzo della televisione nostrana; si dedica per due ore al pubblico valdostano fra battute, risate e ricordi, talvolta anche dolorosi, ma mai scontati.

A ricordare le intuizioni e i colpi di genio del presentatore durante la serata il padrone di casa Arnaldo Colasanti e lo scrittore casertano Antonio Pascale.

“Nel mio futuro sapevo che ci sarebbe stata la televisione, l’ho sempre saputo – racconta Baudo -; ho dato un forte dispiacere ai miei genitori all’epoca, ma io sentivo dentro di me questo bisogno di televisione. A Militello, dove sono nato, eravamo tagliati fuori dal processo culturale del paese e l’unica cosa che ci teneva in contatto con il resto dell’Italia era la radio, ho imparato così l’italiano, ascoltando la radio, che una volta era sintomo di qualità sia in termini di italiano, sia in termini di contenuti”. La televisione, che negli anni ha accorciato sempre di più l’Italia, andando a ricucire il tessuto sociale lì dove le differenze geografiche creavano una breccia, è stata per Pippo Baudo una ragione di vita, sin da quel 1968 che segnò una svolta nella sua carriera: il suo primo Festival di Sanremo. All’epoca, ancora molto giovane, dovette ricostruire un nuovo format, lontano dalla solita liturgia sanremese, in grado di far dimenticare il drammatico suicidio di Tenco avvenuto solo un anno prima: “Accettai di presentarlo e, qualche giorno prima, in treno, arrivato a Imperia volevo scendere e tornare indietro, per fortuna Paolo Limiti, con me sul convoglio, mi impedì di farlo”.

Limiti, Massimo Troisi, Louis Armstrong, Liza Minnelli, sono solo alcuni dei nomi che ricorrono negli aneddoti di Baudo. Tante anche le donne che il presentatore ha lanciato nel mondo dello spettacolo, come Lorella Cuccarini: “La vidi a una convention romana, sponsorizzava i gelati Algida. C’erano diverse ragazze e io notai lei, nonostante fosse dietro a tutte le altre. La convinsi a fare un provino e le chiesi di cantare: cantava benissimo, non ci pensai due volte e la presi”.

Se è vero che lo showman siciliano è stato un pilastro della televisione italiana, soprattutto quando con Bongiorno, Corrado e Tortora faceva parte del quartetto delle meraviglie della televisione italiana, non bisogna dimenticare quanti talenti giovani e freschi ha fatto scoprire e ha regalato al mondo dello spettacolo del bel paese. In questo credere nelle nuove generazioni e nei nuovi talenti  risiede la vera lungimiranza di Baudo, oltre che nel saper guardare con dolce realismo alla società che cambia e ai codici linguistici e comportamentali di una nazione strana e feroce come l’Italia, che nella televisione trova la sua espressione più popolare e pittoresca: “Non dobbiamo vivere di ricordi, non possiamo continuare a pensare a come si stava bene una volta. Dobbiamo cominciare a pensare a come staremo bene domani, anzi, dobbiamo fare in modo di stare bene domani come stavamo una volta, investendo sulle nuove generazioni e sul futuro”. La lungimiranza di Baudo sembra traghettare il pubblico della manifestazione direttamente alla serata di domenica, quando sarà il futuro della musica italiana a intrattenere il pubblico: Francesco Gabbani.

 

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