Dai lavori al Forte di Bard il coinvolgimento di professionisti e impresari nell’inchiesta

Si tratta della sistemazione della rete idrica dell’“Opera Ferdinando” e della sistemazione della scala di accesso al “Museo delle Alpi”. In entrambi i casi, per gli inquirenti, sarebbero stati concordati importi “sotto soglia”, per assegnare direttamente
Forte di Bard
Cronaca

Riguardano dei lavori nel complesso del Forte di Bard gli altri episodi, oltre al trasferimento del “Caseificio valdostano” nei locali di Pollein e alla fornitura di generi alimentari per la gara di trail “4K”, finiti nell’inchiesta su un giro di corruzione in Valle, per cui oggi sono stati notificati sette avvisi di chiusura delle indagini preliminari.

La sistemazione della rete idrica dell’“Opera Ferdinando”

Il primo intervento finito sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti è il rifacimento delle tubature dell’“Opera Ferdinando” della fortezza. Al riguardo, il pm Luca Ceccanti e il procuratore capo Paolo Fortuna ipotizzano a carico dell’allora consigliere delegato Gabriele Accornero, dell’imprenditore di Saint-Pierre Davide Bochet e dell’artigiano di Saint-Christophe Francesco Maruca il concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Nella tesi accusatoria, Accornero e Bochet si sarebbero accordati per l’affidamento diretto, al secondo, dell’intervento. Ciò sarebbe avvenuto, secondo quanto accertato dai Carabinieri del Reparto operativo, con “l’artificioso frazionamento dei lavori al fine di non superare la soglia dei quarantamila euro”, che avrebbe “imposto il ricorso ad una procedura di evidenza pubblica”.

A tal fine, l’imprenditore poi assegnatario dell’opera, avrebbe redatto due preventivi. Il primo, del 7 ottobre 2015, per un prezzo netto di 38.032 euro. L’altro, del 9 febbraio 2017, da 30.636,82. Così facendo, il “tetto” dei 40mila euro non sarebbe stato superato. Inoltre, Accornero avrebbe giustificato l’affidamento diretto con l’attestazione di una situazione d’urgenza, che per gli inquirenti era “assolutamente insussistente”, considerato “che il guasto veniva individuato nel febbraio 2015 e i lavori eseguiti nel novembre 2016”, cioè quasi due anni dopo.

La tesi accusatoria sull’alterazione del procedimento amministrativo per i lavori è completata dall’accusa per cui il titolare dell’impresa individuale Maruca avrebbe emesso due preventivi, in accordo con il futuro aggiudicatario, di importo superiore a quelli poi risultati “vincenti” (nello specifico, di 41.530,24 e 32.397,55 euro). Per la Procura, il secondo dei due documenti sarebbe stato consegnato al forte di Bard addirittura da Bochet in persona, anziché dal rappresentante dell’azienda da cui era stato elaborato.

Il rifacimento della scala di accesso al museo delle Alpi

Le accuse di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio sono mosse in concorso al libero professionista Simone D’Anello, all’artigiano edile Salvatore D’Anello, entrambi aostani, ed a Gabriele Accornero, relativamente al rifacimento e alla sistemazione della scala in vetro e acciaio di accesso al museo delle Alpi, all’interno del Forte di Bard.

Dall’esito delle indagini, la gara sarebbe stata turbata, anche in questo caso, disponendo un affidamento diretto all’impresa di Salvatore Anello, a seguito dell’accordo – tra i tre – per un importo finale “sotto soglia” (al Forte arrivò un preventivo di 38.870 euro + iva). Nella ricostruzione degli inquirenti, a Simone D’Anello sarebbe stato inoltre consentito, “prima dell’effettuazione di qualsiasi procedura di selezione”, un sopralluogo, “al fine di consentirgli una privilegiata, arbitraria e discriminatoria valutazione dello stato dei luoghi”.

Pure in questa procedura sarebbero stati fatti pervenire “ad arte” preventivi più elevati, di altre ditte (uno da 42.500 euro + iva e l’altro da 47mila euro + iva). L’ipotesi d'accusa è però che li abbiano redatti direttamente i due futuri aggiudicatari, “all’insaputa dei titolari delle due imprese individuali” interessate (coinvolti precedentemente e per i quali è stata avanzata richiesta di archiviazione), procedendo anche a consegnarli personalmente al Forte, sulla base di quanto convenuto con Accornero.

L’imputazione per i tre è anche di corruzione. Secondo quanto emerso, quale “corrispettivo” dell’assegnazione dei lavori, Simone D’Anello avrebbe effettuato una “complessa attività di progettazione e direzione dei lavori” che ha interessato l’abitazione privata di Accornero. Non è stata trovata traccia di una retribuzione per quell’intervento del professionista, elemento che rafforza negli inquirenti la convinzione che si trattasse del suo “sdebitarsi” per “l’utilità illecitamente conseguita” nella gara della scala per il museo delle Alpi.

Analogamente, Salvatore D’Anello avrebbe effettuato dei lavori, sempre nella casa di Busseyaz dell’ex manager, quantificandone l’importo, una prima volta, in 171.296,67 euro e, in seconda battuta, in 108.524,30 euro. Dagli accertamenti dell’Arma, Accornero avrebbe pagato all’imprenditore solo la somma di 56.982 euro. La differenza sarebbe la “quota” del “patto corruttivo” stretto per le opere a Bard.

Il peculato

E’ contestato al solo Accornero ed è relativo alla presunta appropriazione, da parte sua, della somma di 120 euro, che sarebbe avvenuta pagando, in un’agenzia di viaggi, un biglietto aereo da Milano Malpensa a Londra. Il viaggio, stando a pm e Procuratore, sarebbe stato effettuato in compagnia di Gerardo Cuomo, titolare del “Caseificio Valdostano” ed avrebbe avuto carattere “totalmente esulante dai compiti e dalle funzioni del proprio ufficio”, perché relativo ad attività svolta dal già manager Finaosta “ad esclusivo beneficio” dell’imprenditore alimentare.

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