Corruzione e appalti pilotati sotto il Cervino: quindici indagati

Dall’indagine “Do Ut Des” dei Carabinieri, coordinata dal pm Ceccanti, accuse di varia natura per tecnici comunali, professionisti e imprenditori. Quattro arresti, altrettante misure cautelari e sette denunciati a piede libero.
I vertici dell'Arma durante la conferenza stampa.
Cronaca

Undici mesi. Tanti ne sono passati dalla confidenza percepita dal comandante della locale stazione Carabinieri all’emissione, da parte del Gip del Tribunale di Aosta, delle otto misure cautelari (quattro arresti, di cui uno con custodia in carcere e gli altri ai “domiciliari”, ed altrettanti provvedimenti di obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia giudiziaria) richieste dalla Procura ed eseguite, alle prime luci di oggi, martedì 20 novembre, da una sessantina di militari. I destinatari sono indagati, a vario titolo, per corruzione, concussione, abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Un’indagine battezzata emblematicamente “Do ut des”, che per il colonnello Emanuele Caminada, comandante del Gruppo Aosta dell’Arma, ha disvelato e posto fine ad “una rodata attività criminale nella gestione e nell’affidamento di appalti pubblici” nell’amministrazione comunale più vicina al Cervino: Valtournenche. Il “giro”, nella valutazione dei militari, era caratterizzato da aspetti di spregiudicatezza tali da far sottolineare all’ufficiale come il “fenomeno della corruzione sia presente nelle virtù italiche e la Valle d’Aosta non ne è esente”.

La corruzione sotto la “Gran Becca”

Secondo gli inquirenti, coordinati dal pm Luca Ceccanti, il perno del “sistema” era l’ex responsabile (lo è stato fino ai primi mesi di quest’anno) dell’ufficio tecnico municipale, Fabio Chiavazza, 48enne di Cuneo, ma residente a Challand-Saint-Victor, arrestato ed ora in cella a Brissogne. “Forte del proprio incarico e della piena fiducia dell’allora Sindaco”, spiegano i militari, non avrebbe esitato a “porre in essere una serie di condotte illecite al fine di favorire le proprie cerchie di amicizie e gli imprenditori” da cui avrebbe percepito utilità indebite.

Il tecnico si sarebbe infatti spinto ad attuare “pesanti ritorsioni” ai danni di un imprenditore edile che si era rifiutato di versargli una “seconda richiesta concussiva” di 20mila euro (dopo aver pagato una “tranche” precedente di pari importo, perché in difficoltà economiche e timoroso per il futuro della sua azienda). Quel rifiuto, arrivato all’orecchio del maresciallo dei Carabinieri del Breuil, ha scatenato le indagini. In comune, racconta il colonnello Caminada, risultava comunque esistere chi era contrario alle “pratiche” dell’allora capo ufficio, definito animato da “sfacciataggine comunicativa” al punto da utilizzare tranquillamente messaggi e smartphone per le “comunicazioni di servizio” del “sistema”.

I principali beneficiari della disponibilità del tecnico arrestato a “strumentalizzare il proprio ufficio”, aggiudicando loro numerosi lavori, sarebbero stati i titolari della ditta “Edil Vu” di Challand-Saint-Victor: Ivan Vuillermin (44 anni), Loreno Vuillermin (68) e Renza Dondeynaz (64), tutti sottoposti agli arresti domiciliari. Nella ricostruzione dell’Arma, Chiavazza avrebbe percepito oltre 70mila euro, con uno stratagemma tanto sottile quanto giudicato arrogante dagli inquirenti. Tramite una ditta edile a lui riferibile, fatturava prestazioni mai effettuate, che venivano pagate con bonifici ed assegni. Così facendo, per i Carabinieri, le “tangenti” venivano “portate in trasparenza”.

Anche le gare Anas nel mirino degli inquirenti

Per mettere a fuoco l’accaduto, sviluppatosi dal novembre 2017 al maggio di quest’anno, sono stati monitorati oltre trenta appalti, di cui venti pubblici (incluso quello per i “servizi tecnici per l’assistenza alla redazione del progetto esecutivo dei lavori di completamento della variante agli abitati di Etroubles e Saint-Oyen”), per un valore complessivo sui 20 milioni di euro. Da quest’attività sono emerse le ipotesi di reato a carico dei destinatari delle altre quattro misure, rappresentate appunto dall’obbligo di dimora e di firma alla polizia giudiziaria. In particolare, responsabilità di turbativa d’asta sarebbero venute a galla controllando un procedimento bandito dall’Anas di Aosta.

Per gli inquirenti, un ingegnere aostano (Corrado Trasino, 54 anni, di Saint-Christophe), in accordo con altri liberi professionisti (tra i quali il 54enne Stefano Rossi di Piacenza e il 51enne Rosario Andrea Benincasa di Caravacio di Torino), “otteneva appalti per la direzione dei lavori” grazie alla compiacenza di un dipendente dell’Azienda (il 43enne Adriano Rosario Passalenti, di Saint-Nicolas). A quest’ultimo, è l’accusa, venivano indicate dal “capofila” dei professionisti le “ditte da invitare dopo aver concordato con le stesse gli importi da comunicare nell’offerta”.

Gli altri indagati

Nell’operazione dei Carabinieri, conclusasi attorno a mezzogiorno di oggi, sono state compiute anche numerose perquisizioni (una delle quali all’ex sindaco di Valtournenche, Deborah Camaschella, che non risulta tuttavia indagata), grazie alle quali gli inquirenti valutano di aver sequestrato “numeroso materiale probatorio utile per il prosieguo dell’indagine”. Oltre alle otto persone colpite dalle misure cautelari, altre sette risultano indagate in stato di libertà per “condotte di natura minore connesse ai reati contro la pubblica amministrazione”.

Si tratta dell’ingegnere Paolo Carotenuto, 65 anni, già candidato dell’M5S alle scorse elezioni regionali (accusato di tentata corruzione elettorale); del presidente della Cervino Spa, Federico Maquignaz (corruzione); dell’architetto Ezio Alliod di Verrès, dell’addetta all’ufficio tecnico lavori pubblici del comune di Valtournenche, Cristina Camaschella; di Nicolò Bertini, legale rappresentante della ditta “Bertini Aosta srl” di Issogne e dell’ingegnere Giuseppe Zinghinì. Per gli  ultimi quattro, la contestazione è di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

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