Concorso ginecologi Usl, il pm chiede il processo per sei medici

Inviate le richieste di rinvio a giudizio a due componenti della commissione giudicatrice e a quattro concorrenti della selezione bandita nel 2017.
L'ospedale Beauregard di Aosta
Cronaca

La Procura di Aosta ha chiesto di processare sei medici per i reati di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio, attuati in concorso nell’ambito del concorso bandito dall’Usl della Valle d’Aosta, nel 2017, per l’assunzione di quattro ginecologi.

Il pm Luca Ceccanti, titolare del fascicolo aperto a seguito di un esposto dell’allora assessore regionale Emily Rini, ha firmato le richieste di rinvio a giudizio per due componenti della commissione giudicatrice – il primario del reparto di ginecologia-ostetricia del “Beauregard”, Livio Leo ed Enrico Negrone, non in servizio in Valle – nonché per i candidati Veronica Arfuso, Andrea Capuano, Francesca Deambrogio e Riccardo Fiorentino, risultati idonei al termine della selezione.

Dalle indagini, condotte dal Gruppo Aosta della Guardia di Finanza, era emerso che la prova scritta del concorso (poi annullato, con la successiva ripartenza della procedura) avrebbe avuto luogo in modo difforme da quanto previsto dalle norme (tramite “quiz”, anziché con domande “aperte”). Inoltre, nella ricostruzione degli inquirenti, il test sarebbe stato preparato con ampio anticipo sulla data dell’esame e i quattro concorrenti erano a conoscenza del suo contenuto.

Quest’ultima tesi è suffragata, per la Procura, dalla sostanziale identità dei voti riportati dai candidati, che Leo avrebbe inteso favorire anche per la provenienza professionale comune, in aziende sanitarie del novarese. Nell’inchiesta, uno dei quattro indagati erano risultato aver compiuto docenze sulle materie scelte dalla commissione per la prova orale, mentre altri avevano all’attivo pubblicazioni scientifiche sugli stessi organi del primario.

Nei confronti di Leo, la Procura aveva chiesto al Gip anche la sospensione dall’esercizio pubblico rivestito. L’istanza era però stata respinta e il pm Ceccanti aveva impugnato tale decisione al Tribunale del riesame di Torino, che gli aveva dato ragione. L’esecuzione della misura cautelare era stata però sospesa, a seguito del ricorso dell’indagato in Cassazione. Il pronunciamento è arrivato ieri, mercoledì 16 gennaio, e conferma la tesi della Procura, come accolta dai giudici del riesame. Leo, per sei mesi, non potrà quindi prendere parte a commissioni di concorso.

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