Balicco assolto dalla frode in commercio, ma è maxi multa per la violazione delle norme sanitarie

Si è chiuso stamattina il processo nato dall’ispezione di Forestale ed USL, del 2015, in tre diversi locali nel vallone di Saint-Barthélemy riconducibili al presidente dell’association “Amis des Batailles de Reines” e della Coldiretti Valle d’Aosta.
Pino Balicco
Cronaca

Con l’udienza pubblica tenutasi stamane dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, ha preso corpo nella sua interezza il “film” dei fatti che hanno condotto l’allevatore Giuseppe Balicco ad essere, al termine del dibattimento, assolto dall’accusa di tentata frode in commercio (“perché il fatto non sussiste”) e condannato a 6000 euro di multa per la violazione della “Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”, oltre a tre mesi di sospensione dall’esercizio del mestiere di produttore e commerciante di formaggi e alla distruzione delle circa 500 forme di Fontina ancora sotto sequestro.

E’ il 14 settembre 2015 quando i forestali della stazione di Nus, con i funzionari dell’azienda Usl si muovono, sulla base di una segnalazione del “CSQA”, l’organismo di certificazione del rispetto dell’iter del disciplinare del DOP Fontina, secondo la quale alcune forme “erano conservate in locali non autorizzati sanitariamente”. L’operazione si svolge tutta nel vallone di Saint-Barthélemy, in più proprietà riconducibili a Balicco, che oltre a produrre formaggi è anche presidente dell’“Association Amis des Batailles de Reines” e della Coldiretti Valle d’Aosta.

L’ispezione inizia in località Vayoux, alpeggio in cui Balicco è presente e viene messo al corrente delle ragioni del sopralluogo. In quel caso, vene controllato il locale casera. Poi, come ha testimoniato in aula un Sovrintendente forestale intervenuto, le verifiche si sono spostate in altri due magazzini: uno centocinquanta metri più sotto l’alpe (restando sempre a Vayoux), che ospitava 248 forme, e l’altro in località Plaisance, con 251 formaggi. Se i locali di produzione dell’alpeggio erano a norma, i due luoghi di conservazione risultavano “privi di autorizzazione sanitaria, abusivi”. Inoltre, nel primo veniva rinvenuto, sull’ingresso, del topicida, che nel magazzino di Plaisance era invece (in granuli, su dei fogli di cartone, sul pavimento) nella stessa stanza dei formaggi. 

Da tutto ciò è nata l'imputazione per violazione delle norme igieniche sulla produzione degli alimenti. “Rodenticida non lontano da forme e locali non autorizzati: – ha sottolineato con vigore, nella sua requisitoria, il pubblico ministero Carlo Introvigne, titolare del fascicolo – il reato non è in discussione”.

La tentata frode in commercio, invece, è legata ad un ulteriore aspetto emerso dall’ispezione. Le forme recavano il contrassegno numerico “CTF” (Consorzio Tutela Fontina), che viene assegnato ad un produttore non solo individualmente, ma anche con riferimento al luogo di produzione del formaggio. Si tratta del codice che permette la tracciabilità del prodotto, garantendo quindi il rispetto delle norme, non solo del disciplinare, ma anche statali e comunitarie. Per ottenere il CTF, il luogo va, secondo quanto ha riferito nella sua deposizione il Dirigente della struttura complessa Igiene ed alimenti dell’Usl, sottoposto a controlli preventivi. 

Ora, per gli inquirenti l’assenza dell’autorizzazione sanitaria costituiva già sintomo dell’assenza dello svolgimento delle verifiche sui luoghi in cui i formaggi erano conservati, ma ai forestali è saltato all’occhio anche un altro aspetto. Le forme rinvenute in tutti e tre i locali ispezionati recavano “codici CTF rispondenti a posti diversi da quelli dell’effettiva conservazione”. In sostanza, i formaggi non erano laddove l’identificativo impresso su di esse avrebbe voluto. Per il Pm Introvigne, “l’uso di un codice CTF in un luogo diverso da quello registrato per lo stesso, fa sì che quel prodotto non possa diventare Fontina, ponendo problemi sia di salute pubblica, sia di tutela della concorrenza”.

Complessivamente, l’accusa aveva concluso chiedendo l’irrogazione a Balicco di una multa di 1800 euro, unendo “in continuazione” le due ipotesi di reato: 1500 per la tentata frode, con l’aumento di altri 300 per l’infrazione delle norme sanitarie. Il Pubblico ministero aveva quindi richiesto al giudice anche la pena accessoria di due mesi di sospensione dall’attività di commercio dei formaggi e la distruzione delle forme sequestrate.

Secondo l’avvocato Paola Pellissier, difensore del produttore, “l’accusa parla di mancata autorizzazione sanitaria, ma si tratta di un mero illecito sanitario. Per quanto riguarda la frode in commercio, poi, esiste una sentenza precedente: i formaggi erano freschi ed è evidente che non si trattava di un prodotto finito, né esposto al pubblico. Sulla violazione delle norme, l’accusa tenta di confondere le situazioni: i locali di Balicco sono idonei alla stagionatura. Non ci troviamo di fronte a forme infestate da topi. Le condizioni igieniche c’erano”. Il legale ha quindi chiuso l’arringa difensiva chiedendo, per il suo cliente, l’assoluzione, con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Dopo la camera di consiglio, la sentenza, che ha accolto la richiesta assolutoria della difesa relativamente all’ipotesi di frode in commercio, ma ha incrementato la multa auspicata dal Pubblico ministero in ordine alla colpevolezza per la violazione delle norme igieniche, confermando infine confisca e distruzione di quanto sequestrato. Più lungo anche il periodo di interdizione dal mestiere disposto dal giudice monocratico.

Durante il dibattimento, è emersa anche una circostanza non attinente alle contestazioni oggetto dell’udienza, ma che il Pubblico ministero Introvigne ha tenuto a riprendere e sottolineare durante la sua requisitoria. Interrogando il dirigente della struttura Usl intervenuta, il rappresentante dell’accusa ha chiesto se, dalla precedente all’odierna udienza, avesse più visto l’imputato. “E’ venuto nei nostri uffici per una pratica – è stata la risposta – e ha fatto riferimento all’udienza odierna. Mi ha chiesto, parlando ironicamente, se non avevo paura di venire oggi, ma non gli ho dato alcun peso, anche perché era davanti al segretario”. Un comportamento che, secondo il Pubblico ministero, “sarà stato anche per ridere, ma ci rendiamo conto della differenza rispetto ad altri imputati per accuse identiche, che non si sono nemmeno sognati di metterle in discussione?”. 

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