“Trinità”, il cortometraggio autoprodotto di due giovani valdostani alla ricerca del “metarealismo”

Dietro il prodotto ci sono due ragazzi giovanissimi, Lorenzo Antonicelli e Jacopo Mochet, che mettono in scena una quotidianità che mescola la solitudine alla spiritualità religiosa ed i piccoli drammi di ogni giorno.
Trinità - Cortometraggio Metarealista
Cultura

“Mi sono interrogato su come si potesse realizzare un cortometraggio che parlasse dell’umanità in generale senza sforare nel titanismo o nell’allegoria. Dalle discussioni con Lorenzo è nata la volontà di realizzare 'Trinità', un cortometraggio che potesse soddisfare il nostro appetito creativo e darci la possibilità di mettere in scena una storia a noi cara”.

E l'appetito, guardando su YouTube il corto – al limite del mediometraggio, visti si suoi quasi 34 minuti – dev'essere stato soddisfatto. Dietro “Trinità” ci sono due ragazzi giovanissimi, Lorenzo Antonicelli e Jacopo Mochet, che mettono in scena una quotidianità che mescola la solitudine alla spiritualità religiosa – evidente dal largo uso dell'iconografia religiosa, anche se “depotenziata” nell'esaltazione –, rendendo però i protagonisti quasi “diafani”, immersi come sono nella vita di tutti i giorni: “I personaggi sono profondamente soli – spiega Jacopo Mochet – radicati nel loro isolamento e incapaci di uscirne. Abbiamo voluto che Dio fosse molto presente in quest’opera, perché Dio è angosciante, Dio fa paura e Dio guarisce. Riteniamo che la spiritualità sia un aspetto fondamentale nella vita di ognuno e abbiamo rappresentato in 'Trinità' il rapporto che ogni personaggio intrattiene con la spiritualità. Noi proveniamo da esperienze religiose molto diverse, io sono ateo e Lorenzo è cristiano, in questo corto c’è un pezzo di noi”.

Il cortometraggio non è solo un discorso che ruota intorno alla religione, ma anzi si avventura in altri “campi” dell'essere le cui tracce si stampano sui volti e nelle azioni dei protagonisti interpretati dalle attrici Florence Bovet e Giorgia Russo, con un “cameo” di Guillaume Gerbelle. Come spiega ancora Mochet, infatti, “in 'Trinità' non si parla solo di Dio, si parla di arte e di passione, passione che trasforma i personaggi in individui autentici in quanto profondamente dediti a qualcosa. Si parla di delusione, di sconfitta e di rinascita, di distruzione e rinuncia, ma anche di comunanza, amicizia e speranza”.

Con, al centro, l'essere umano, tanto contraddittorio quanto profondo, tanto superficiale quanto semplice: “Il nostro obiettivo – racconta ancora Jacopo – era quello di indurre lo spettatore alla riflessione: i personaggi in effetti sono uomini qualunque, senza doti particolari, la cui storia non merita più di altre di essere raccontata. Ma è proprio questo che ci interessa, l’uomo comune che si ritrova da solo di fronte al dubbio metafisico di Dio e alle tempestose asperità dell’esistenza. Non mancano comunque l’umorismo, la battuta, lo scherzo. I drammi di ogni personaggio non sono eventi soltanto tragici, ma sono in realtà la base per una rinascita che è diversa per ognuno”.

Uno “specchio del reale più autentico”, che hanno portato i due registi a definire “Trinità” un’opera “metarealista”: “Il metarealismo è un linguaggio artistico che sto sviluppando da qualche tempo e che ha incontrato il favore di Lorenzo. Questo corto è metarealista per il suo approccio con la realtà: non tutto ciò che è rappresentato è reale, alcune scene rappresentano allucinazioni, visioni, aspettative, crediamo che il reale non abbia maggiore dignità dell’errore e del sogno, e proprio come nell’esistenza vera non esistono distinzioni marcate fra ciò che è sensibile e ciò che è sovrasensibile. L’essenza del metarealismo è questa: la realtà è incompleta senza la mediazione percettiva e intellettiva dell’individuo”.

L'esordio dei due giovani – Jacopo studia Lettere Moderne all'Università di Bologna mentre Lorenzo frequenta l'ultimo anno del Liceo classico – galleggia agilmente tra sacro e profano, tra il profondo ed il superficiale ma anche nella sottile linea di demarcazione che divide il significato dal “non sense”. Un esordio che ha anche obiettivi futuri: “Ora stiamo inviando il cortometraggio a vari concorsi cinematografici – spiega ancora Mochet – nella speranza che il nostro lavoro possa essere apprezzato anche da un pubblico di esperti, di 'addetti ai lavori' per così dire. Ci teniamo molto a sottolineare che abbiamo fatto tutto da soli, ho creato personalmente le scenografie per questo corto, predisposto autonomamente le stanze e le varie location, la sceneggiatura che ho scritto è originale e tutto è stato autoprodotto limitando al massimo le spese”.

Secondo cortometraggio dei due ragazzi, che però sarà probabilmente anche l'ultimo: “'Trinità' – conclude Jacopo – è la seconda produzione che realizzo con Lorenzo, abbiamo girato il cortometraggio 'Di una Stagione' nell’autunno scorso. Possiamo dire di aver notato la grande differenza qualitativa che intercorre fra un cortometraggio e l’altro, di questo siamo molto soddisfatti e molto orgogliosi. Probabilmente 'Trinità' rappresenta la nostra ultima collaborazione insieme, ma questo non arresta il nostro fermento creativo: io sto sviluppando il concetto di metarealismo e mi sto dedicando alla scrittura di un romanzo, Lorenzo invece sta già pensando a nuove produzioni cinematografiche”.
 

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