Scrutinio centralizzato: cosa si può ancora migliorare

Riceviamo e pubblichiamo.
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Mi chiamo Ambra Arangio ed ho svolto la funzione di Presidente di seggio, di ufficio di scrutinio e di Responsabile di polo alle consultazioni regionali del 20 maggio.

Anche se sono trascorse quasi due settimane dalle elezioni ed ora l'interesse generale della politica è rivolta al gioco delle alleanze, io desidero riportare l'attenzione sulla macchina organizzativa che le ha consentite, alla luce della nuove modalità introdotte per lo spoglio delle schede  con l'istituzione dei quattro cosiddetti “Poli di scrutinio”.

Nelle settimane precedenti al voto ed anche durante le operazioni di scrutinio, ho visto un impegno ed uno sforzo massiccio, unitamente ad un certo stress, in tutti gli operatori coinvolti: dai funzionari dell'Ufficio elettorale regionale e dei Comuni, a quel numero ingente di cittadini che generosamente hanno accettato di prestare la loro opera per i seggi.

Tutti hanno fatto del loro meglio affinché le elezioni si potessero svolgere regolarmente, pur muovendosi tra mille incognite, tante nuove difficoltà organizzative ed una certa approssimazione nella interpretazione della nuova Legge elettorale dovuta ad elementi di ambiguità nella sua formulazione.

Per questo alla luce della mia esperienza fatta in un triplice ruolo e premesso che comprendo e condivido le ragioni dello spoglio centralizzato onde evitare il più possibile lo squallido controllo delle preferenze, desidero condividere alcune riflessioni utili, mi auguro, per possibili aggiustamenti.

– Secondo me occorre ripensare agli spazi perché “polo centralizzato di scrutinio” non significa necessariamente uno stesso ambiente, può anche significare una medesima struttura, per esempio le aule di una scuola dove allestire i vari seggi, invece di usare una palestra per tutti  dove gli spazi  sono inevitabilmente ridotti, il rumore di sottofondo costante, il viavai di gente continuo e le condizioni di lavoro degli operatori rese disagiate pur dovendo essi garantire precisione, trasparenza ed efficienza. Ho visto usare il pavimento come tavolo di lavoro e nello sguardo di tanti stanchezza e frustrazione… non si può chiedere alle persone il meglio, non garantendo loro le condizioni ottimali.

– Occorre ripensare ai trasferimenti delle schede votate verso i poli, la domenica sera. Io per esempio come responsabile di polo a Fénis, una volta terminato il mio lavoro di imbustamento delle  schede votate,  avrei dovuto rapidamente trasferirmi là per svolgere l'accoglienza delle schede provenienti dai 39 seggi lì confluiti. Avrei potuto farlo perché alle 22,45 avevo finito, ma ho dovuto aspettare quasi la mezzanotte in attesa della carovana dei Presidenti di seggio scortata dalle forze dell'ordine provenienti dalle sezioni elettorali dei Comuni di Jovençan, Gressan, Charvensod,  Pollein…  Sarebbe utile mettere i vari Comuni in condizioni di spostarsi autonomamente autorizzandoli ad organizzarsi con le loro forze dell'ordine, per evitare ritardi, perdite di tempo e complicazioni organizzative.

– Occorre ripensare ai compensi che, pur trattandosi di una consultazione sperimentale, dunque con una maggior percentuale di incognite e rischi, sono stati inferiori anche a quelli delle elezioni politiche del 4 marzo.

I responsabili di polo, per esempio, che hanno avuto più responsabilità, hanno cominciato il lavoro prima degli altri e potuto concluderlo solo al termine dello spoglio di tutti gli uffici di scrutinio del loro polo ( a Fénis erano 26) hanno guadagnato ben 5 euro in più di tutti gli altri.

In verità  i compensi di tutti gli operatori devono essere proporzionati alle tante ore di lavoro consecutive, alle responsabilità, ed alle doti di efficienza, precisione e meticolosità necessari  in  questo tipo di impegno. Occorre avere rispetto per la disponibilità di queste persone e  non umiliarle con delle retribuzioni ridicole.

Si dice sempre che la politica deve  avere una “visione” ed io auguro al neo Consiglio regionale eletto di acquisirla e saperla attuare nel rispetto anche del lavoro silenzioso, oscuro, metodico e quotidiano della comunità che manda avanti il Paese anche in assenza dei governi.

Auguro ai nuovi Consiglieri regionali di non isolarsi in un dialogo di casta comprensibile solo agli addetti ai lavori e confinato nelle segrete stanze del Palazzo.

Suggerisco loro anche di  non dimenticare che se sono lì è perché hanno ricevuto la  fiducia di tanti e beneficiato del  lavoro di tutti coloro che hanno mostrato la coscienza civica di dare disponibilità per lo svolgimento delle elezioni.

Ora il nostro impegno civile, quasi gratuito è concluso, il loro, molto remunerato, comincia adesso.

Ambra Arangio

 

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