Rollandin, Cuomo e Accornero: la gestione del potere tra affari e consenso elettorale

Dall’inchiesta, culminata a novembre 2017 con gli arresti di Cuomo e Accornero e durata oltre un anno, per gli inquirenti emerge un quadro di corruzione da cui deriva l’accusa di associazione a delinquere.
Cronaca

Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato stamattina dai Carabinieri del Reparto operativo vi è, in primo piano, il trasferimento del “Caseificio valdostano” nei locali di Pollein, di proprietà della partecipata regionale “Autoporto SpA”. E’ quella vicenda che, per gli inquirenti, concretizza la corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio, da cui deriva l’accusa di associazione a delinquere nei confronti dell’ex presidente della Regione, Augusto Rollandin, del titolare della società alimentare Gerardo Cuomo e dell’allora manager Finaosta e consigliere delegato del Forte di Bard Gabriele Accornero.

L’inchiesta, emersa all’inizio del novembre 2017 con gli arresti di Cuomo e Accornero, è durata in tutto oltre un anno. Coordinati dal pm Luca Ceccanti e dal procuratore capo Paolo Fortuna, i militari dell’Arma hanno scavato la “trattativa” che ha condotto alla risoluzione del contratto d’affitto con Deval, che occupava i locali, nonché alla stipula di quello con l’azienda di Cuomo, con caratteristiche (di tempi e condizioni) decisamente favorevoli per il conduttore. Da quanto emerso ha preso forma la contestazione mossa a Rollandin, allora Capo dell’Esecutivo regionale (ed in quanto tale anche investito di funzioni prefettizie), di plurimi interventi, nell’arco di tre anni, sugli amministratori di diverse società partecipate regionali, affinché l’operazione andasse in porto.

Gli inquirenti ritengono che l’allora Presidente della Regione fosse, di fatto, un “sodale” dell’imprenditore alimentare e che abbia esercitato sulle società controllate interessate (oltre alle già citate “Deval” e “Autoporto”, anche “Structure”, competente in materia del patrimonio immobiliare pubblico, riconducibile alla Regione), in una logica di totale strumentalizzazione del suo ufficio, delle vere e proprie pressioni, definite forti, reiterate e capillari. In un primo tempo, avrebbero riguardato l’assegnazione al Caseificio dei locali già sede dell’azienda elettrica e, una volta arrivati a ciò, la definizione del contratto del nuovo inquilino secondo canoni vantaggiosi per il locatario.

Per la Procura (su questo aspetto, nei giorni dopo gli arresti, vennero sentite negli uffici del secondo piano di via Ollietti anche diverse figure chiave delle società interessate, a quel tempo, come l’allora amministratore delegato di Deval, Giorgio Bongiorno), al fine di vincere le resistenze mosse inizialmente da “Autoporto” nel procedere al rinnovo contrattuale, Rollandin sarebbe arrivato ad organizzare una riunione alla Presidenza della Regione, protraendo l’azione di condizionamento delle partecipate, fino a far andare in porto il disegno. I locali sarebbero stati considerati altamente strategici da Cuomo, in vista dello sviluppo della sua attività. In questa attività continuata, l’ex Capo del governo regionale sarebbe stato “supportato” da Accornero, che avrebbe anche avuto funzione di “trait d’union” tra il politico e l’imprenditore alimentare.

In “compenso”, secondo gli inquirenti, Cuomo avrebbe messo a disposizione del già Presidente il Caseificio a fini elettorali. Nell’avviso di chiusura indagini è citato, al riguardo, un incontro elettorale privato – convocato, nei locali dell’azienda, poco prima delle elezioni regionali del 2013 – tra Rollandin ed una trentina di dipendenti della ditta, in presenza anche di Accornero, conclusosi con l’invito a votare per l’esponente dell’Union Valdôtaine, che a quella tornata elettorale avrebbe raggiunto quota 10.872 preferenze. Inoltre, Rollandin avrebbe beneficiato di una serie di “favori”, tra i quali il mancato pagamento di pneumatici per la sua auto personale.

Gli altri filoni dell’inchiesta coinvolgono, assieme a Rollandin, Cuomo e Accornero, altre quattro figure. Si tratta del libero professionista Simone D’Anello (31 anni, Aosta), dell’artigiano edile Salvatore D’Anello (45, Aosta), dell’imprenditore Davide Bochet (50, Saint-Pierre), e dell’artigiano Francesco Maruca (43, Saint-Christophe). Nei loro confronti, gli inquirenti ipotizzano, a vario titolo, i reati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, concorso in corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio e peculato. Rispetto alla fase novembrina delle indagini, sono usciti da questo procedimento il consulente del lavoro Matteo Fratini (45, Aosta) e gli artigiani edili Patrick Menta (42) di Villeneuve e Salvatore Timpano (61) di Quart.

Gli episodi attorno ai quali si sviluppano queste accuse sono l’assegnazione al “Caseificio valdostano” delle forniture per il trail 4K da parte del Forte di Bard, nonché l’assegnazione dei lavori per il rifacimento del sistema idraulico dell’“Opera Ferdinando” e della scala che, nella fortezza, conduce al Museo delle Alpi. In entrambi i casi, gli inquirenti stimano che il “giro di corruzione” sia valso ad Accornero degli interventi edili gratuiti nella propria abitazione sulla collina di Aosta. Gli indagati hanno ora una ventina di giorni per chiedere di essere sentiti, o per richiedere nuovi atti d’indagine, nonché per produrre eventuali memorie. Dopodiché, la Procura deciderà se richiedere il rinvio a giudizio, o l’archiviazione. A quel punto, la palla passerà al Giudice per l’udienza preliminare.

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