“Rivedere lo Statuto? La Commissione speciale è un conclave per elaborare soluzioni di parte”

A sostenerlo sono i portavoce de l'Altra Valle d'Aosta, Andrea Padovani e Carola Carpinello, in una nota. La proposta, quindi è di aprire “un serio e ampio dibattito pubblico sul futuro delle autonomie (tutte), che questa riforma mette in discussione".
I portavoce de 'L'Altra Valle d'Aosta Andrea Padovani e Carola Carpinello
Politica

Anche l'Altra Valle d'Aosta, oltre ad Alpe e al Movimento 5 Stelle,  si schiera contro l’istituzione della Commissione speciale per le riforme istituzionali in Consiglio regionale.

“In piena propaganda referendaria – spiegano i portavoce Andrea Padovani e Carola Carpinello, in una nota – si decide di istituire in Regione, una Commissione speciale per la revisione dello Statuto e lo si fa a maggioranza e con la nomina di soli rappresentanti della maggioranza”.

Secondo L’Altra Valle d’Aosta, il “metodo è noto. Il Governo lo ha usato per fare la "sua" riforma della Costituzione. Vogliamo fare così anche per la revisione dello Statuto? E ora, che si fa? Ci si chiude in conclave per elaborare soluzioni di parte? E quali soluzioni, se è permesso chiederlo? La revisione dello Statuto a Costituzione invariata? O a Costituzione variata, per effetto del sì al referendum (cosa che naturalmente noi non ci auguriamo)?”.

A questa serie di domande, Padovani e Carpinello fanno seguire anche delle possibili risposte. “Siamo più propensi a credere che ci sarà una preferenza per questa seconda opzione – spiegano ancora – perché, abbiamo il sospetto che dal camino del conclave usciranno solo, da qui al referendum, ambigui segnali sulla riforma costituzionale "brutta, centralista, ma necessaria. Necessaria, perché consentirebbe a chi è oggi al potere di continuare a stare lì, a 'scrivere' il futuro della Valle d'Aosta all'insaputa e sulla testa dei valdostani. Piccolo e vile tornaconto, questo, in cambio dell'omertoso sostegno alla riforma costituzionale più centralista che si sia mai vista nel dopoguerra”.

La proposta, quindi è di aprire “un serio e ampio dibattito pubblico sul futuro delle autonomie (tutte), che questa riforma mette in discussione. Per farlo, bisognerebbe però uscire dalle stanze chiuse, e iniziate a raccontare alla gente a quale prezzo è stato in questi anni (s)venduto un ideale. Sarebbe, per chi ha fatto di questo mercimonio la propria fortuna politica, la fine”.

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