Povertà, cresce il numero di valdostani che non riescono ad affrontare spese improvvise

Dallo 0,6 per cento delle famiglie in "severa deprivazione materiale" nel 2007, il dato è arrivato all'8,1 per cento nel 2013. Negli ultimi quattro anni sono stati 49 mila i contatti degli sportelli sociali. La causa principale: chiedere lavoro.
Andrea Gatto, Katia Zanello, Ronny Borbey, Franco Manes
Società

“Potete permettervi un telefono nuovo? Un automobile? Una lavatrice? Potete permettervi di andare in vacanza almeno una settimana fuori dal vostro paese? Potete affrontare spese improvvise?”. Queste sono alcune delle domande rivolte ad un campione di valdostani per misurare la “severa deprivazione materiale” tra gli abitanti del territorio.

Il docente di scienze politiche dell'Università della Valle d'Aosta Patrik Vesan ha presentato oggi al Celva uno studio biennale sulla “povertà in Valle d'Aosta e strumenti di contrasto all'esclusione sociale”. “Si tratta di una ricerca strutturata in tre parti – spiega – che quantifica il fenomeno della povertà in Valle, ne fa una analisi qualitativa e si interroga sugli strumenti a disposizione per contrastare questi fenomeni a livello regionale”.

Il lavoro, circa 230 pagine, che sarà presentato al completo a inizio del mese prossimo, cerca di andare a fondo ai dati forniti dall'Istat: “Sono emerse negli anni scorsi una serie di indicazioni che segnalano dati estremamente preoccupanti rispetto alla situazione di sofferenza sociale – racconta Vesan – possiamo dire che sono dati importanti, ma che bisogna maneggiare con cura perché spesso, riguardo all'Istat, ci sono problemi relativi al piccolo campione della nostra regione e non sono così attendibili e affidabili: ci si trova perciò di fronte ad un errore di campionamento molto alto”.

Uno degli strumenti utilizzati per ovviare al difetto dei piccoli numeri è appunto la serie di domande che permette di calcolare la severa deprivazione materiale. “Quando le persone rispondono in senso negativo ad almeno quattro di questi indicatori vengono considerate famiglie in una situazione di severa deprivazione materiale, un fattore di grave disagio sociale”, spiega Vesan.

“In Valle d'Aosta notiamo un incremento significativo di questo tasso – continua – risposte che danno indizzi rispetto alla crescita di stress finanziario da parte delle famiglie: un'incapacità non tanto di fare acquisti sui consumi come carne o beni durevoli, ma di far fronte a spese impreviste, come pagare bollette, presititi, mutui”. “Per quel che riguarda i consumi – conclude sul tema il professore – c'è un netto incremento del contenimento della spesa, tendendo soprattutto a limitare la quantità senza incidere troppo sulla qualità del prodotto acquistato”.

I numeri a disposizione non sono recentissimi e “pur presentando valori sensibilmente più bassi che nel resto del Paese”, vedono in Valle una tendenza in crescita dal 2007 al 2013, passando dallo 0,6 per cento di famiglie in severa deprivazione materiale del primo anno, all'importante 8,1 per cento di sei anni dopo.

Tra le tante analisi presentate dallo studio, quella sulle misure politiche messe in campo per contrastare la povertà consiglia di cercare di realizzare un testo unico di legge che riunisca le iniziative sparse. Inoltre è stata redatta anche un'analisi dei contatti degli sportelli sociali sul territorio: “Dal 2012 al 2016 – fa sapere Vesan – sono stati 49 mila i contatti avvenuti negli sportelli”. Il principale motivo per cui ci si rivolge ai fronto office del welfare? La difficoltà di inserimento lavorativo.

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