E la natura creò il tarassaco

La naturopata Silvana Piotti ci spiega le proprietà di una pianta molto diffusa in Valle d’Aosta e conosciuta da tutti come cicoria dei prati.
Il tarassaco
Naturanews

Con l’arrivo della primavera, il Tarassaco (Taraxacum officinalis), padroneggia nei prati. E’ una pianta della famiglia delle Compositae, caratterizzata da un’infiorescenza gialla, di solito però è conosciuta come cicoria dei prati o galletti. Le sue giovani foglie vengono utilizzate in cucina, con l’aggiunta di uova sode e condite con l’olio di noce sono mangiate crude in insalata; un piatto ben conosciuto ed amato dalle popolazioni di montagna.

Il suo nome deriva da “taraxakos” cioè “il guaritore” ma nella tradizione è conosciuta anche come “dente di leone” e “piscialetto” per le sue proprietà diuretiche. Il suo utilizzo è molto diffuso tra le popolazioni di diverse culture. Gli Irochesi, tribù dei nativi del Nord America, erano soliti utilizzare infusi e decotti ottenuti da foglie e radici di tarassaco per il trattamento delle malattie renali, dell’idropisia (ritenzione liquidi nei tessuti interni) e dei problemi dermatologici. Nel Medioevo, avendo il tarassaco un fiore giallo come la bile, si iniziò a usarlo come rimedio per il fegato. Ancora oggi, i cinesi utilizzano, gli impacchi di tarassaco contro i morsi dei serpenti.
La radice del tarassaco possiede proprietà depurative, in quanto stimola la funzionalità biliare, epatica e renale, cioè attiva gli organi emuntori (fegato, reni, pelle) adibiti alla trasformazione delle tossine nella forma più adatta alla loro eliminazione (feci, urina, sudore). I principali componenti del suo fitocomplesso sono gli alcoli triterpenici (tarasserolo), gli steroli, le vitamine (A e C), l’inulina, i principi amari (tarassacina) e i sali minerali. Queste sostanze hanno proprietà purificanti, antinfiammatorie e disintossicanti nei confronti del fegato: favoriscono l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici), rendendo il tarassaco una pianta epatoprotettiva. Il tarassaco vanta anche un’azione “colagoga”, capace cioè di favorire la contrazione e lo svuotamento della cistifellea, per questo motivo i preparati concentrati sono sconsigliati a chi ha i calcoli biliari. Il tarassaco stimola, inoltre, le secrezioni di tutte le ghiandole dell’apparato gastroenterico (saliva, succhi gastrici, pancreatici e intestinali). Per il suo elevato contenuto in inulina, una fibra prebiotica molto complessa, il tarassaco contribuisce alla salute del microbioma intestinale.

 La linfa lattea, poi,  prodotta dagli steli fioriti può essere applicata giornalmente sulle verruche.

In una lista redatta dal dott. Norman Farnsworth, professore di farmacologia all’Università dell’Illinois a Chicago, il tarassaco figura come farmaco che contiene dei sostituti dell’insulina, necessaria ai diabetici. Inoltre, per l’alto contenuto di minerali e vitamine, il tarassaco è un potente antiossidante che contribuisce alla protezione cellulare dallo stress ossidativo e quindi dall’invecchiamento.

E dunque in primavera via libera a gustose insalate di tarassaco sulle nostre tavole, la natura ci offre in questa stagione le piante dalle proprietà depurative per liberare il corpo dalle tossine accumulate durante l’inverno; attenzione però, l’uso di preparati come tinture madri, macerati ed estratti secchi sono sconsigliati senza il parere di operatori qualificati.

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