Caso Morandini: tracce di sangue decisive per risolvere il caso

E’ questo il tassello mancante, il pezzo del puzzle che la procura di Aosta attendeva da tempo per notificare il fermo ai tre romeni sospettati del delitto. Dopo l’udienza di convalida da parte del GIP di Roma saranno trasferiti ad Aosta.
La squadra dei Carabinieri insieme al procuratore capo Marilinda Mineccia
Cronaca

Una scatola, rovesciata forse per sbaglio dai vigili del fuoco sul pavimento, ha fatto da scudo alle tracce di sangue lasciate da uno degli aggressori di Paolo Morandini, riparandole dalle fiamme e soprattutto dall’acqua utilizzata per spegnere l’incendio, divampato nel monolocale.

E’ questo il tassello mancante, il pezzo del puzzle che la procura di Aosta attendeva da tempo per chiudere il cerchio e notificare il fermo ai tre romeni sospettati del delitto.

Da quanto si è appreso questo pomeriggio, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’operazione, i Carabinieri del capoluogo si erano subito messi sulle tracce di Sascau Eugen, 20 anni, Gal Radu, 25 anni e Pitica Puiu, 45 anni, ben prima che fossero arrestati per un’aggressione commessa a Ostia l’11 maggio scorso e rinchiusi nel carcere di Regina Coeli a Roma.

Le indagini
Le immagini catturate dall’impianto di videosorveglianza del bar “Buongustaio”, a poche decine di metri dal luogo del delitto, individuavano infatti la loro presenza nel dehors del pubblico esercizio, poco prima di rubare formaggi e salumi dal frigo esterno del locale e di fuggire senza pagare il conto.

Inoltre, diversi testimoni avevano raccontato agli inquirenti di aver visto i tre di fronte all’abitazione dello scultore, proprio tra le 21.45 e le 22.05 di quel tragico 29 aprile. Anche i tabulati telefonici hanno giocato un ruolo fondamentale nelle indagini:“Ci hanno permesso di ricostruire minuto per minuto gli spostamenti degli aggressori”, ha spiegato il colonnello Guido Di Vita.

La fuga
Dopo aver commesso l’omicidio, i tre romeni sono rimasti ancora qualche giorno in Valle, dove vivevano senza fissa dimora già da un mese, utilizzando come punto di appoggio un’abitazione di un conoscente a Saint-Vincent, all’insaputa del proprietario, per poi fuggire a Roma in treno. ”L’alloggio ora è sotto sequestro”, ha sottolineato il maggiore Cesare Lenti.

Una fuga che però è durata poco, perché la banda si è fatta arrestare della guardia di finanza di Ostia, l’11 maggio scorso, dopo per aver picchiato e derubato un connazionale e un tunisino all’interno di una roulotte, nei pressi del litorale.

L’intervento del RIS
“Attendevamo un riscontro da parte dei RIS per collegare in maniera sicura e definitiva il furto all’omicidio – ha aggiunto Procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia – conferma che è arrivata grazie al confronto tra l’esame del Dna trovato sulla scena del crimine e quello di uno dei sospettati”.

“Sono state utilizzate più armi per compiere il delitto – ha aggiunto il maggiore del RIS, Matteo Donghi – tra le quali la pala di un vecchio ventilatore e una cassetta di legno. Non è poi da escludere che l’aggressione sia stata commessa anche a mani nude”.

In ogni caso, il RIS sta continuando con l’analisi di altri reperti raccolti nel monolocale. “E’ stato un intervento molto difficile – ha continuato Donghi – perché ci siamo trovati di fronte una scena del crimine compromessa e il problema grosso era proprio quello d’individuare e isolare tracce di sangue che non fossero della vittima”. Rimangono invece ancora diversi dubbi sulla natura dell’incendio.

L’accusa di omicidio
Per i tre romeni, l’accusa è di omicidio. Si attende in queste ore la convalida del fermo da parte del GIP di Roma: dopo l’udienza saranno trasferiti ad Aosta, dove continuerà l’iter giudiziario.

Secondo gli inquirenti, l’ipotesi più plausibile è che la vittima abbia sorpreso i tre che tentavano un furto all’interno del Bar Buongustaio, intorno all’orario di chiusura: colti sul fatto, gli stranieri avrebbero trascinato Morandini in casa e lo avrebbero picchiato con violenza, con diversi oggetti, fino a provocargli le lesioni fatali.

In attesa delle ultime conferme, la salma dello scultore rimane ancora a disposizione degli inquirenti e così il figlio Massimiliano deve ancora aspettare per poter finalmente seppellire il padre. Anche se dopo gli ultimi sviluppi, il nullaosta non dovrebbe tardare ad arrivare.

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