Vento, pioggia e fatica iniziano a pesare sul 4K

Già circa 180 i ritirati, quasi un terzo degli iscritti. Nel primo pomeriggio di lunedì a Ollomont i “reduci” di Malatrà e Champillon con il buio ed il maltempo
Antonio Calabrese
Speciale Trail, Sport

Le condizioni meteorologiche che, nel primo pomeriggio di lunedì 5 settembre, accolgono i runners alla base vita di Ollomont rispecchiano il clima che li ha accompagnati nelle ultime ore e che, probabilmente, continueranno a trovare nei settori nord ed est almeno fino a domattina: nel comune della Coumba Freida pioggia e sole si alternano e, talvolta, convivono.

Tutti gli atleti che si stanno riprendendo dalle fatiche dei primi due giorni hanno avuto a che fare, nella notte, con pioggia e vento forte, per di più in zone già particolarmente impegnative. Chi è qui a quest’ora, infatti, ha dovuto affrontare due scogli difficili come il Col de Malatrà ed il Col Champillon con il buio ed il maltempo. Il numero dei ritirati inizia ad essere significativo: circa 180, ossia quasi un terzo degli iscritti.

Nikolaos Georgoulopoulos, dalla Grecia, è alla sua prima esperienza negli ultra trail valdostani; stanotte ha trovato la pioggia sul Malatrà, ma tutto sommato è andata bene, anche perché, per prudenza, scende pianissimo. Per lui il 4K è bello ma durissimo, e vede un 50% di possibilità di arrivare al termine.

“Per ora questo trail lo trovo più difficile del Tor”, dice Antonio Calabrese. “Il tempo sta dando del filo da torcere. Ho trovato pioggia dal Bonatti a Saint-Rhémy-en-Bosses, e spesso raffiche di vento. Il pezzo peggiore è stato il Col Champillon, dove il vento era fortissimo e faceva molto freddo. È importante essere ben forniti, non solo con l’equipaggiamento obbligatorio. Per fortuna le basi vita sono fatte benissimo, cercherò di dormire al Bivacco Clermont”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il francese Cyrille Leonet: “Sono partito verso mezzanotte da Courmayeur, non pioveva né faceva freddo. Sul Col Champillon il cielo si è coperto di colpo e ho trovato pioggia e vento forte. Non si capisce come vestirsi”. Concorde anche l’opinione sulle basi vita: “Il paesaggio è stupendo, e le soste a Bosses e Ponteille Desot sono state favolose: tutti molto gentili, sembrava di essere a casa propria”.

Anche Pier Francesco Fiocchi si è imbattuto nel Malatrà in condizioni avverse, ma il fatto di averlo superato rappresenta per lui un grosso ostacolo in meno, anche se sottolinea che uno dei rischi principali sono i sassi che possono colpire le persone di sotto.

Pierluigi Lovera ci tiene ad evidenziare come, dal punto di vista della sicurezza, tutto stia andando bene: “Sabato faceva troppo caldo, sul Malatrà ho trovato freddo e vento. I punti più impervi sono sempre sorvegliati dai responsabili del soccorso, e in ogni caso, quando si è in gruppo, ci si tiene d’occhio l’un l’altro. Alcuni colli sono illuminati e segnalati: da un lato è un bene, per la sicurezza, dall’altro è peggio, perché sembra lontanissimo!”.

Qualche appunto lo fa Tony Andrades Chacon, spagnolo. “Ho provato a fare il Tor des Géants ma non sono mai stato sorteggiato. Fa freddo, sì, ma io ho fatto dei trail in Lapponia a meno 30°. Nelle basi vita andrebbero messe delle grosse cartine con l’indicazione di dove si è, per capire meglio la situazione. Inoltre l’acqua e le bibite sono calde, il corpo di uno sportivo ha bisogno di bevande fresche. L’unica fresca è la birra”, dice sollevando il bicchiere. In effetti, la birra è molto gettonata durante questa sosta, sia per la sua freschezza che per le sue proprietà, che aiutano a recuperare sali minerali, scongiurando il rischio di crampi.

Marina Nikolić, dalla Serbia, è intenta a studiare una cartina con le altimetrie, concentrata: “Ho avuto un po’ paura a scendere dal Malatrà, sia per la pioggia sia perché ho qualche problema alle ginocchia. Ho fatto il Tor l’anno scorso, ed ho avuto gli stessi problemi, anche se sono riuscita ad arrivare a Gressoney prima dello stop alla corsa. Sto cercando di prepararmi mentalmente, cosa che non avevo fatto l’anno passato”. La pioggia le ha anche guastato il telefono, ma non sarà questo a fermarla. “Non ho dormito per niente. Ci ho provato in un rifugio ma faceva troppo freddo e non ho chiuso occhio. Non dormirò neanche qui. Ora devo scappare: sono sesta, devo andare a prendere quelle davanti a me. Appena arriverò leggerò l’articolo con Google Translate”.

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