“Un’odissea per nostra mamma alla micro di Arvier”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che racconta il caso di un’anziana di 94 anni ospitata nella struttura dell’Alta Valle.
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Approfittando della cortese disponibilità di pubblicare quanto ci accingiamo a scrivere, vorremmo portare a conoscenza di tutti alcuni episodi dell’odissea che ci troviamo ad affrontare da dieci mesi a questa parte.

Nostra madre ha quasi 94 anni, ha subito vari interventi chirurgici, tra cui la sostituzione di una valvola cardiaca e un intervento alle coronarie; oltre a questo soffre spesso di labirintite. All’aggravarsi delle sue condizioni di salute, decidiamo di procedere al ricovero in strutture sanitarie che possano garantirle una assistenza continua, ricovero che avviene il 16 agosto 2016 presso la micro comunità di Arvier. Appena arrivata viene sistemata su un divano a due posti, con braccioli di legno molto scomodi; essendo cardiopatica nostra madre ha bisogno di riposarsi alzando le gambe, operazione impossibile su un divano come quello. Alla nostra richiesta di provvedere a una sistemazione più confortevole attraverso una poltrona elettrica, ci viene risposto di no. Dopo qualche insistenza, riusciamo a provvedere a tale necessità

Ci viene comunicato che il reperimento dei medicinali presso farmacia e medico di base è a carico nostro e, nel caso nostra madre si sentisse poco bene e fosse impossibilitata ad alzarsi dal letto l’assistenza la dobbiamo fornire noi, perché, a detta dei dipendenti della micro comunità, il personale non può farlo.

Purtroppo, dopo qualche tempo le sue condizioni di salute di aggravano ulteriormente a seguito di una caduta nel bagno della struttura sanitaria e smette quasi completamente di camminare. Dopo qualche tempo richiediamo il trasferimento presso una struttura sanitaria più attrezzata, ma a questa richiesta viene detto di no perché si prevede già l’imminente chiusura della micro comunità.

Mercoledì 21 giugno 2017 nostra madre non si sente bene e chiede di poter salire in camera per distendersi sul letto, richiesta che non viene esaudita perché, a detta del personale, al piano di sopra è tutto aperto e ci sarebbe il rischio di prendere freddo (all’esterno la temperatura è prossima ai 30° C), vi sarebbe puzza di detersivo e il pavimento sarebbe bagnato. Dopo qualche insistenza riusciamo comunque a portarla a riposare. Lunedi 28 giugno 2017 nostra madre, a causa dei suoi problemi di labirintite, non può scendere dal letto, non mangia colazione e chiede di avere un po’ di minestrina per pranzo. Veniamo a sapere dalle OSS che a pranzo non c’è l’uso della cucina ma che la minestrina “gliela facciamo lo stesso, sperando che non venga nessuno a controllare”. In questa minestrina non viene aggiunto né sale né brodo, nemmeno in minime quantità. Ci offriamo allora di andare a comprare un po’ di sale e brodo liofilizzato, ma ci viene risposto che non è possibile. La minestrina viene comunque preparata e servita. Una di noi, insieme al marito piuttosto scioccato, chiede spiegazioni all’infermiera circa la difficoltà di preparare una minestrina, e la risposta è secca: “Noi non l’abbiamo mai lasciata senza niente!”

A questo punto ci pare chiaro che le cose funzionano benissimo, siamo noi che pretendiamo troppo!

Le sorelle Lucia e Lidia Carturier

0 risposte

  1. Io consiglio alle due sorelle di riportare la mamma a casa e assumere una badante che le aiuti ad assisterla. Certo è più impegnativo per voi, ma non è più importante il benessere di vostra madre? Non possiamo pensare che in una microcomunità in cui ci sono tante persone da accudire il personale possa stare dietro alle esigenze di ognuno, come invece potreste fare voi dedicando un po’ del vostro tempo alla mamma.

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