Rigopiano, il racconto del soccorritore valdostano: “C’è ancora speranza di trovare superstiti”

Il maresciallo Delfino Viglione, comandante del SAGF di Entrèves (Courmayeur), racconta le operazioni dall’arrivo nel pescarese. Il sottufficiale ha lavorato come “Direttore di valanga”, ruolo peculiare nelle procedure di ricerca di questo tipo.
Una delle immagini dall'interno dell'hotel Rigopiano.
Cronaca

E’ finita alle 2 della notte scorsa, la giornata delle quattro guide del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza partite nella mattinata di ieri, giovedì 19 gennaio, dalla stazione di Entrèves per unirsi ai colleghi del resto d’Italia, e di altri corpi, nelle operazioni di ricerca sulla valanga che ha investito, ormai due giorni fa, l’hotel Rigopiano a Farindola, nel pescarese. Nel resort immerso nella natura degli Abruzzi, letteralmente spostato dall’abbattersi dell’immane massa di neve, erano presenti trentacinque persone, in attesa di abbandonare la struttura dopo le violente scosse di terremoto che avevano colpito la zona nelle ore precedenti. 

Giunti, nel pomeriggio, nella zona delle operazioni, i finanzieri guidati dal maresciallo Delfino Viglione, comandante della stazione SAGF di Courmayeur, hanno subito iniziato a lavorare assieme alle unità cinofile, “dividendo la slavina in settori, a seconda delle segnalazioni ricevute e, quindi, delle possibilità di trovare persone sotto la neve”. Al sottufficiale valdostano, in quelle ore, è stata attribuita la funzione di “direttore di valanga”, vale a dire di coordinatore delle squadre coinvolte nell’intervento e di responsabile della messa in sicurezza: una delle figure chiave nelle procedure d’emergenza conseguenti ai distacchi nevosi.

Dopo lo stop a notte inoltrata, dovuto al ripresentarsi del maltempo, le attività sono riprese alle prime luci dell’alba, organizzando cinque squadre di ricerca e cinofile. “Sono stati trovati – racconta Viglione – materassi anche a 400 metri di distanza. La neve che ha investito la struttura è molto compatta e pesantemente ‘inquinata’ da tutti gli elementi legati alla presenza dell’uomo, fattore che ha reso molto difficile per i cani lavorare. Nonostante ciò, esiste ancora la speranza di trovare vive delle persone”.

Una prima serie di ritrovamenti di superstiti è avvenuta oggi, a fine mattinata, squarciando in parte la cappa di difficoltà e pessimismo che circondava la calamità, fin dal momento in cui si è verificata, a partire dalle difficoltà incontrate dai servizi d’emergenza a raggiungere il resort (i primi ad arrivare sono stati dei finanzieri con gli sci, vista l’interruzione di qualsiasi collegamento stradale). In considerazione del ruolo assegnatogli, in quel momento il maresciallo Viglione era nella zona “di presa in carico dei soccorritori, allestita circa duecento metri più a valle dell’hotel, dove vengono organizzate le squadre composte da coloro che intervengono e gestiti i materiali in uso”.

Con una lunga carriera nel Soccorso Alpino delle Fiamme gialle, spesa per buona parte in Valle d’Aosta, il comandante del SAGF di Entrèves non è certo nuovo alle valanghe, ma questa ha presentato un aspetto inedito, anche per un soccorritore d’esperienza come lui. “In Valle d’Aosta, anni fa, avevamo avuto un caso a Cervinia, – racconta al telefono – e può succedere, specie nelle vallate laterali, che una massa di neve investa magari una baita, ma non avevo mai visto un distacco su una struttura con tanti ospiti assieme presenti all’interno”. 

La corsa contro il tempo dei Vigili del fuoco, del Soccorso Alpino, della Guardia di finanza e di tutti coloro che stanno scavando nella neve di Farindola, tra i quali le Fiamme gialle venute dalla Valle d’Aosta, continua: un Paese intero è incollato al televisore e agli streaming in rete, e cerca, nel lavoro di quelle donne e quegli uomini, nel loro resistere a un maltempo che non dà tregua alle terre del Centro Italia, il riscatto per una tragedia dagli interrogativi che si allungano inquietanti, proprio come la neve che ha sventrato l'hotel sul Gran Sasso.

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