Un arresto per il rogo al campeggio-pizzeria di Quart: in manette il 67enne Carmine Amato

All’uomo vengono contestati tentata estorsione, incendio doloso e danneggiamento. Avrebbe agito per condurre l’imprenditore Monteleone, uno dei soci del locale, a rinunciare ad un credito di 42mila euro nei confronti di un’altra persona.
Le auto in fiamme a Quart (fotogramma da Facebook).
Cronaca

Tentata estorsione, incendio doloso e danneggiamento. Sono le accuse – frutto delle indagini sul rogo di auto verificatosi nel parcheggio del camping village “Lazy Bee” a Teppe di Quart, lo scorso 12 maggio – contestate a Carmine Amato, pensionato 67enne. L’uomo è stato arrestato a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari Davide Paladino, su richiesta del pubblico ministero Carlo Introvigne. 

Del caso si sono occupati i Carabinieri della compagnia di Châtillon/Saint-Vincent, assieme ai colleghi del Reparto operativo di Aosta. Dalle risultanze delle attività investigative svolte dai militari, alla base del gesto ci sarebbe stata la volontà di fare pressione sull’imprenditore Luigi Monteleone (titolare, assieme ad altri soci, del campeggio e della pizzeria al suo interno), affinché non esigesse un credito vantato nei confronti di un’altra persona. A quanto si apprende, l’ammontare sarebbe di circa 42mila euro e Amato avrebbe agito di sua iniziativa, incendiando i veicoli dei clienti del locale.

Le indagini dei militari hanno visto, oltre a vari sopralluoghi tecnici sul luogo dell’accaduto, l’analisi delle immagini registrate da alcuni impianti di videosorveglianza della zona. Un tratto della rete del parcheggio in cui si trovavano le quattro vetture distrutte dalle fiamme era stato rinvenuto tagliato, fatto che faceva pensare alla volontà di scappare usando una vicina strada poderale, per dare meno nell’occhio.

L’incendio era scoppiato un venerdì sera, attorno alle 21.40, mentre il locale era al completo, con un’ottantina di clienti ai tavoli. Da subito, i Vigili del fuoco, intervenuti in forze per domare le fiamme, avevano ipotizzato l’origine dolosa del gesto, in particolare per la pluralità dei punti di innesco, anche se non erano state trovate tracce di liquidi acceleranti.

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