Tensostrutture per Sant’Orso: la Regione non doveva revocare la fornitura alla C.S.C. Allestimenti

Pubblicata la sentenza con cui il Tribunale Amministrativo Regionale dà ragione alla società di Milano che si era vista annullare dall’Amministrazione un affidamento da 336mila euro, relativo alle edizioni 2018 e 2019 della "Foire", e aveva fatto ricorso.
I giudici del Tribunale Amministrativo
Cronaca

Se lo scorso 10 gennaio il “primo round” del ricorso presentato al Tar dalla “C.S.C Allestimenti” di Milano contro la decisione dell’Amministrazione regionale di revocarle il servizio di noleggio, montaggio e smontaggio di tensostrutture (e relativi allestimenti interni) per le edizioni 2018 e 2019 della Fiera di Sant’Orso, era andato a Piazza Deffeyes (i giudici amministrativi avevano negato la sospensiva chiesta dall’azienda milanese), la sentenza di merito pubblicata ieri, mercoledì 14 marzo, ribalta il verdetto a favore della società lombarda.

La Regione aveva annullato, con un provvedimento dirigenziale, la fornitura (del valore di 336.720 euro, per due “Saint-Ours” consecutive), a seguito di “violazioni riscontrate dall’Agenzia delle Entrate” a carico della ditta affidataria, “che risultano essere sia gravi – perché superiori al limite di legge di euro 10.000,00 – che definitivamente accertate”. Nello specifico, il totale evidenziato dall’Amministrazione (derivante da sei cartelle di mancato pagamento di imposte e tasse) era di 17.494,31 euro.

Nella precedente udienza al Tribunale Amministrativo Regionale, i legali della “C.S.C. Allestimenti”, gli avvocati Paola Alessandria e Alessandro Lazzaroni, avevano sostenuto che la stessa non fosse stata notificata riguardo a tutte quelle spettanze. Nell’ordinanza relativa alla richiesta di sospensiva, i giudici avevano quindi avanzato all’Agenzia la richiesta di fornire la relativa documentazione.

Per due di quelle cartelle, pari ad un valore superiore ad 8.300 euro – si legge nella sentenza pubblicata ieri – “l’Agenzia delle entrate non ha fornito alcuna prova della loro notifica”. Pertanto, tali violazioni “non possono, quindi, dirsi definitivamente accertate” e l’importo delle rimanenti cartelle è pari a 9.097 euro, quindi “inferiore a quello, considerato grave” dalle normative, “pari a diecimila euro”.

Il provvedimento dirigenziale della Regione è “pertanto illegittimo”, anche se dell’“insussistente violazione grave e definitivamente accertata” gli uffici di piazza Deffeyes non potevano avere contezza, essendosi attenuti “a quanto dichiarato dall’Agenzia delle entrate”. Alla luce di ciò, a sostenere le spese di giudizio a favore della ricorrente, liquidate in 3.000 euro, è stato condannato il Ministero dell’economia e delle finanze.

I giudici amministrativi rilevano altresì in sentenza il comportamento “non lineare” della “C.S.C. Allestimenti”, per non aver “rappresentato in sede procedimentale” (quindi nella dialettica con l’Amministrazione regionale, nell’imminenza degli atti), quanto “successivamente affermato con il ricorso, circa la mancata conoscenza delle due cartelle sopra richiamate”.

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