Sul set con il vice questore Rocco Schiavone, tra Montan e Pont D’Avisod/Video

Dopo aver interessato soprattutto Pila, ieri le riprese della fiction dedicata al poliziotto nato dalla penna di Antonio Manzini si sono spostate a Sarre, dove la troupe ha girato alcune scene riconducibili al libro "La costola di Adamo".
Cultura

Letti i romanzi di Antonio Manzini, la sensazione era che nella trasposizione televisiva delle avventure del vice questore Rocco Schiavone avrebbero trovato posto diversi angoli di Valle d'Aosta raramente finiti sotto i riflettori. Ieri, il sospetto è diventato realtà, quando dopo diversi giorni a Pila le riprese della fiction diretta da Michele Soavi (già regista di “Uno bianca”, “Nassiryia” e “Adriano Olivetti”) si sono spostate a Sarre.

Qualcuno, nella zona di via Gilles de Chevrères, si è reso conto verso l'ora di pranzo che la giornata non sarebbe stata come le altre. E' infatti spuntata sul guard-rail lungo il Clou-Neuf della segnaletica che indicava il “campo base” e la “location”. Il primo, consistente in vari mezzi della produzione (guardaroba e trucco, in particolare), era allestito nella strada che conduce alla cappella di San Giocondo.

La seconda è stata, in prevalenza, una casa a Pont D'Avisod, teatro di più scene esterne ed interne. I preparativi sono iniziati poco prima delle 16, “innevando” artificialmente dintorni e ringhiere dell'abitazione. Alle 17, il primo “ciak”, ancora in piena luce del giorno. A quanto si è visto, e sentito, ad essere girate sono state alcune sequenze riconducibili al secondo dei quattro romanzi dedicati a Schiavone: “La costola di Adamo”.

La villetta proprio a fianco della fermata del bus n. 3 è sembrata infatti rispondere all'identikit della residenza di Gregorio Chevax, (ex) ricettatore di opere d'arte, che il vicequestore romano va a “trovare” un sabato sera, per dirgli, a seguito della sua riluttanza a collaborare con la legge, “che ti sei fatto un nemico. E peggiore non lo potevi trovare”.

Nelle prime scene realizzate sotto gli occhi di numerosi abitanti della zona straniti dalla popolarità guadagnata per un giorno, l'agente Antonio Scipioni, a bordo di un'auto civetta verde – proprio come accade nelle pagine che precedono l'incontro tra Schiavone e Chevax – segue il giovane Helmi Bastiany. Costui, sul suo scooter giallo, si ferma ed entra nella casa del trafficante d'arte.

Dopodiché, il sole tramonta e in presenza di una luce partiolarmente apprezzata dalla troupe (“sbrighiamoci a girare, ché quelle montagne di sfondo son bellissime”) sul set spunta la “Volvo” del vice questore con il Loden e le Clarks. Pochi minuti ed ecco materializzarsi anche Marco Giallini, l'attore scelto per impersonare Rocco Schiavone in tv.

Se chiedi a qualcuno che lavora con lui “ma com'è, dal vero, Marco?”, ti senti rispondere: “hai presente Rocco Schiavone?”. Lo segui con lo sguardo per un momento e, quando lo sorprendi calciare un grumo di neve con quell'indolenza leggera che solo chi conosce Roma e la sua gente ha presente, ti convinci che è così. Come mai quel volto e quelle movenze non ti sono venute in mente mentre leggevi i libri? Chissà. Però, anche se non ci hai pensato prima, lo sai da sempre: Marco è Rocco. Punto.

La scena successiva è, appunto, l'arrivo di Schiavone a casa di Chevax. Sigaretta impiccata tra le labbra, il poliziotto scende dalla familiare, piantatasi nel bel mezzo del Pont D'Avisod inchiodando. Citofona. Al “chi è?” scatta un sonoro “Vice questore Schiavone”. L'atmosfera è scevra delle fastidiose nevrosi da maxi-produzione americana, anche se la temperatura inizia a pungere un po' tutti. Non c'è bisogno di ripetere la sequenza più di tre volte: “buona!”.

La troupe si sposta all'interno della casa. Chi ha letto il libro sa quanto sia immaginifico il dialogo tra l'inquirente e il già detenuto. A seguire, in un altro set, non troppo distante, si realizzano le immagini dell'appostamento dei poliziotti Italo e Cristina, che conduce al ritrovamento di refurtiva in un furgone di Chevax. Nel romanzo accade tra l'una e quarantacinque e le tre del mattino, qui oltre quattro ore prima, ma è comunque buio pesto.

E' tutto. Pont D'Avisod e Montan hanno avuto quelli che Andy Warhol avrebbe definito “i loro quindici minuti”. Appuntamento sul piccolo schermo, verso la fine dell'anno, su Rai 2. Come raccontato ad Aostasera.it da Antonio Manzini, le puntate della fiction saranno sei: una per ognuno dei libri usciti (con l'ultimo, “Era di maggio”, su due episodi) e una fatta di due racconti ambientati ad Aosta ed usciti nelle raccolte “Sellerio” (editore anche dei romanzi). Oggi si gira a Saint-Nicolas, poi le riprese interesseranno la città, apice della parabola punitiva di un poliziotto antipatico come pochi, ma che – c'è da scommetterci – in tv raccoglierà la simpatia di tanti, come sta accadendo sui set in giro per la Valle.

 

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