Quando Rollandin ragionava sul Casinò: “Allora questi 28 milioni… li butto nel cesso”

Cosa c’è nell’intercettazione della Polizia emersa durante l’udienza di ieri, alla Corte dei Conti, sui finanziamenti della Regione al Casinò? Aostasera l’ha letta: un dialogo ad alta tensione da oltre 26 minuti, risalente al 16 novembre 2016.
intercettazioni telefoniche
Cronaca

Il Casinò “bollito”? Ne era convinto lo stesso Augusto Rollandin, nella veste di Presidente della Regione. Lo ha riferito il procuratore della Corte dei Conti Roberto Rizzi, nell’udienza di ieri, mercoledì 11 luglio, sui finanziamenti della Regione alla casa da gioco, citando alcuni passi di un’intercettazione della Polizia, effettuata durante un’indagine su un’ipotesi di riciclaggio a Saint-Vincent.  

Aostasera.it ha avuto modo di leggerne la trascrizione, curata dalla Squadra Mobile. Un dialogo ad alta tensione da oltre 26 minuti, risalente al 16 novembre 2016, inizialmente tra Jean-Paul Zanini, membro del collegio sindacale della Casinò de la Vallée, ed Ego Perron, in quel periodo Assessore regionale alle finanze. Il secondo quasi immediatamente passa in “viva voce”, rendendo fruibile la conversazione ad altre persone, con cui era in riunione. Tra queste, il presidente Rollandin, che diventa presto il protagonista della conversazione.  

In quel momento, la Regione ha già erogato – tra 2012 e 2015 – i finanziamenti per cui Procura della Repubblica e Corte dei conti hanno oggi attivi procedimenti per false comunicazioni sociali e truffa, a livello penale, e presunto danno erariale da 140 milioni di euro, sul piano contabile. Malgrado ciò, le prospettive per Saint-Vincent non sono rosee e Zanini suona l’allarme: “le perdite accumulate, senza lo stanziamento di imposte anticipate alla data del 30 settembre, fanno scendere il capitale sotto il terzo…”.

Le imposte anticipate

Il primo nodo affrontato è proprio l’iscrizione, nel bilancio del Casinò, di imposte anticipate, censurata ieri da Rizzi e alla base delle accuse mosse dal pm Eugenia Menichetti (sarebbe avvenuta in assenza dei presupposti corretti, ndr.). Il revisore dei conti spiega: “l’anno scorso lo abbiamo attivato come miglioramento dei risultati di esercizio, degli introiti… ma ovviamente adesso… è evidente che non possiamo usare questa motivazione…”. Lo scenario, secondo lui, è nitido: “mettendo le imposte anticipate possiamo arrivare sino al bilancio di esercizio… quindi aprile 2017… senza lo stanziamento di quelle imposte… l’azionista deve prendere delle decisioni”.

Una possibile nuova “iniezione”

Il ragionamento si sposta quindi sull’ipotesi di una nuova “iniezione” di liquidità da parte della Regione. L’allora Capo del governo regionale è perplesso: “Ma anche questo intervento… rischia con quello che sono i chiari di luna che tu sai… rischia di essere un buttare altri soldi nel catino”. La soluzione suggerita dal tecnico è: “si riduce il capitale e boh… andremo a 50 milioni e voilà… il Casinò è stato per una vita a 5, voglio dire andare a 50 milioni non fa né caldo né freddo”.

Parole che fanno perdere le staffe al Presidente: “è come se avessi svenduto il mio patrimonio… non è che non fa né caldo né freddo… vallo a dire ai Consiglieri questo…”. Non solo a loro, perché il rischio di un valore patrimoniale (a seguito della svalutazione) più basso di quello degli immobili dell’azienda spinge il presidente a dire, senza mezzi termini: “qui se vai a raccontare questo alla Guardia di finanza lo sai come ti guardano…”.

“Il problema vero”

Con lo stile che i più vicini a lui conoscono bene, Rollandin riporta tutti alla realtà: “il problema vero che abbiamo noi oggi è che la domanda che ci faranno e ci fanno è… come pensate di mettere dei soldi in una società che è bollita”?. Peraltro, Zanini ad un certo punto sottolinea che un nuovo trasferimento, immaginato in 28 milioni, “ci fa slittare più avanti il problema… ma non risolve”. Il Presidente è lapidario: “allora questi 28… allora li butto nel cesso… scusa… eh”.

Il convincimento del Presidente era che, adottando quella soluzione, il Casinò “forse potesse gestirsi in modo tale non solo da arrivare ad aprile”, perché “adesso tra un po’ le banche non ti danno più i soldi… non paghi più gli stipendi” e gli introiti “non c’è bisogno di essere un profeta per capire che non vanno bene”. Per il revisore “è un’iniezione di liquidità fondamentale ma non andiamo oltre l’anno”. Al Presidente non pare una gran cura: “è inutile che ti faccia un’iniezione… se tra due mesi sei morto… vai dal becchino”.

La “Fornero” e i suoi costi

La lunga telefonata si chiude sui costi del ricorso agli strumenti della legge Fornero, per l’accordo raggiunto con il personale: 7 milioni di euro annui. “Sta roba qui è una follia per noi” esclama Rollandin. Poi, ragionando sulle possibili soluzioni legate ai dipendenti, sbotta: “li avevamo già messi una volta… mettiamoli in cassa integrazione… lasciamoli a casa…”. Insomma, “diventiamo una azienda come tutte”. E ancora: “se risparmiamo i soldi che noi adesso… li paghiamo a casa per niente…”. In due parole, ricordate anche ieri dal procuratore Rizzi, “…cassa integrazione e poi a casa”. Il finale del film, però, è stato diverso.

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