Palloncini colorati in cielo e foto dei momenti gioiosi per l’addio a Davide Martorana

Molta gente oggi pomeriggio, nella chiesa di Sant’Orso, per i funerali del giovane morto in sella alla sua moto, nell’incidente di sabato scorso a Gignod. Don Aldo Armellin: “La morte non può cancellare la vita e i ricordi”.
Il volo dei palloncini in cielo al funerale di Davide Martorana.
Cronaca

Non era “social”, Davide Martorana. Nel senso che cedere scampoli della sua vita al mare magno di Internet non incontrava il suo carattere. Eppure, malgrado ciò, nel pomeriggio di oggi, martedì 19 settembre, in una chiesa di Sant’Orso colma di quanti lo conoscevano, le istantanee dei momenti gioiosi di un’esistenza finita troppo presto si sono viste comunque, in un omaggio voluto dai suoi amici.

Tappezzavano un cartellone bianco, come i fiori sulla bara di legno chiaro, sul quale grande appariva la scritta: “Se un giorno la velocità mi ucciderà non piangete. Io in quel momento sorridevo”. In ognuno di quegli scatti, il ragazzo traspare la leggerezza che ti aspetti da un 24enne e quell’espressione semplice, grazie alla quale tutti coloro che lo ricordano in queste ore lo chiamavano “Davidino”, o “volto d’angelo”. 

La stessa leggerezza, racchiusa in un sorriso talmente naturale da sembrare disegnato a matita, del primo piano poggiato sul feretro, vicino al cuscino floreale, l’immagine scelta per perpetuare il ricordo di Davide in parenti, amici della vita e dello sport (su tutti, il calcio, ma anche la palestra) e colleghi della Cogne Acciai Speciali, ove il giovane lavorava da tempo al reparto qualità.

Quella leggerezza che oggi, nel giorno dell’ultimo saluto all’aostano morto in sella alla sua Bmw, tra le grandi passioni di una stagione della vita fatta di amori sconfinati e proprio in quanto tali a volte inspiegabili all’esterno, fa risultare ancora meno comprensibile l’accaduto e rende schiacciante il dolore della madre Maddalena e del padre Umberto, cui da sabato pomeriggio tocca il destino che nessun genitore immagina per sé: sopravvivere ad un figlio.

Don Aldo Armellin, parroco di Sant’Orso che ha celebrato la funzione, ha provato a riempire di senso il silenzio che, dentro la chiesa, copriva tutto, financo i pensieri, quasi come un rombo assordante. “La morte – ha detto nell’omelia – non può cancellare tutta la vita, tutti i ricordi, i pensieri, i momenti belli vissuti. La morte non può distruggere tutto questo”. 

“E’ vero, – ha aggiunto – per il nostro fratello Davide ci sembra che tutto sia finito, come interrotto, il lavoro, lo sport, la famiglia, ma anche i progetti per il futuro. La sua famiglia che poteva costruire, il lavoro che poteva realizzare e tutto l’avvenire. La vita che appariva così promettente, ci sembra interrotta, finita”. Da qui, il legame con la lettura di San Paolo sentita poco prima, nella quale “Dio prepara un’abitazione per noi, nel suo regno. Un luogo ove poter realizzare ciò non non abbiamo realizzato qui”.

Parole intrise di fede, che hanno spinto lacrime lungo i volti di coloro che, come le sorelle Maela e Giada, quel futuro promesso e promettente, cancellato in pochi secondi dal violento schianto sulla Statale 27, contavano di vederlo con i loro occhi, immaginandolo fatto dell’affabile compostezza che aveva accompagnato i primi ventiquattro anni di Davide, evocato da tanti dei giovani presenti come semplice e genuino.

Così come semplice è stato l’applauso che, una volta concluse le esequie, con la bara sul sagrato della chiesa, ha spontaneamente accompagnato l’alzarsi in cielo di alcuni palloncini colorati, liberati dagli amici. Un gesto compiuto dinanzi al primo piano di Davide Martorana sorridente, in occasione del suo viaggio più lungo, purtroppo non in sella al cavallo d’acciaio sul quale, mille volte prima di sabato scorso, aveva fatto rotta verso quella libertà che in moto trovava un secondo dopo aver allacciato il casco.

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