“New Dream”: un lavoro da contadino come sogno “da coltivare”

Fredrick, Kelly, Oghenero e Daniel sono quattro giovani contadini che provengono dall’Africa e che in Italia inseguono il sogno di vivere coltivando la terra.
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Società, Straordinaria quotidianità

Un’oasi verde, dietro la Collegiata di Sant’Orso: in questo angolo di città in pieno centro, anche se poco conosciuto perché fuori dal grande passaggio turistico, sorge l’Orto Sant’Orso, uno spazio coltivato sociale, collettivo e didattico realizzato da agricoltori volontari, nato dalla collaborazione tra l’Associazione per l’agricoltura biodinamica e altre dieci realtà ambientaliste e culturali valdostane.

Tutti i venerdì d’estate, dalle 16 alle 19, si danno appuntamento con i loro gazebo per il mercatino “La Terra che ride” e per portare avanti iniziative di valorizzazione dei prodotti locali.

Tra di loro ci sono quattro giovani contadini che provengono dall’Africa. Fredrick, Kelly, Oghenero e Daniel sono in Italia in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato. Sono tutti soci della piccola azienda agricola che hanno messo in piedi alcuni mesi or sono. New Dream l’hanno chiamata perché da questa attività, da questa terra e dal loro lavoro, sognano di ripartire e di costruire il loro nuovo futuro.

L’avventura ha preso il via dopo un periodo di impegno, come volontari, negli orti coltivati dall’associazione Agricoltura Biodinamica. “Ad un certo punto si sono detti perché non buttarsi in una cosa loro, provando a farla diventare una attività loro” ci racconta Silvia Squarzino, della cooperativa sociale Enaip che li accoglie, li supporta e li consiglia. E così sono partiti: destinazione Orio Canavese dove hanno conosciuto e incontrato una realtà simile, una società nata da un gruppo di richiedenti asilo.

Il sogno è quindi diventato realtà: da diversi mesi coltivano ortaggi di ogni genere: zucchine, insalate, pomodori, peperoni, fagiolini, cipollotti, mais, erbe aromatiche che mi mostrano con orgoglio accompagnandomi nell’orto.

L’italiano dei quattro, tutti poco sopra la ventina, è ancora un po’ stentato, ma con prestiti dall’inglese raccontano con fierezza che lavorano tutti i giorni nel campo, dalla mattina presto alla sera, con una pausa nelle ore più calde. Al mattino si dedicano anche alla vendita, nel pomeriggio c’è la terra da pulire e le piante da innaffiare.

E da oltre un mese raccolgono i frutti del loro lavoro e li vendono ai tanti che vogliono portare in tavola verdura fresca, biologica e acquistata direttamente dal produttore. “Hanno dovuto imparare tanto perché per coltivare bisogna conoscere le caratteristiche delle piante e del terreno, mentre per vendere bisogna sapere come va il mercato, avere confidenza con il sistema dei prezzi” ci spiega ancora Silvia Squarzino. “Al loro fianco c’è stata l’Associazione Agricoltura Biodinamica che li ha accompagnati e seguiti nella preparazione del terreno e nella semina”

Tutte cose non facili, non scontate, ma che giorno dopo giorno affrontano con il sorriso e l’entusiasmo tipico della loro età. Nonostante la timidezza lo sguardo fiero di chi si sta costruendo un pezzo di futuro “La speranza è che questa attività possa diventare con il tempo un lavoro vero e proprio per almeno alcuni di loro” ci spiega ancora Squarzino.

La strada è ancora lunga, ma le premesse sono buone. E soprattutto Fredrick, Kelly, Oghenero e Daniel ci credono e si stanno muovendo per avere altra terra da coltivare.

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