Impero Rollandin: per gli inquirenti il politico aveva “nel mirino” il presidente CVA

Nel quarto articolo della nostra serie, uno degli episodi che, secondo la Procura, erano da approfondire e per cui era necessario che l’ex Presidente della Regione non restasse libero, per non "inquinare" le indagini.
La sede CVA di Châtillon
Cronaca

Tra gli episodi che la Procura cita al Gip quali meritevoli di approfondimento e indicativi della necessità di arrestare Augusto Rollandin, rientra la volontà del politico – che gli inquirenti evidenziano attraverso una intercettazione ottenuta con il “trojan” introdotto nel suo telefono – di “sbarazzarsi” del presidente della “Compagnia Valdostana delle Acque”, il docente universitario Marco Cantamessa, nominato dalla giunta Marquis, nata dal “ribaltone” che ha detronizzato l’unionista.

Il problema per l’ex Capo dell’Esecutivo, secondo quanto emerge dalle carte, era nella “scarsa addomesticabilità” del nuovo amministratore della partecipata, “fondamentalmente estraneo all’assetto di potere costruito” dal politico di Brusson. La questione viene affrontata in un incontro del novembre 2017, avvenuto in un bar aostano, tra Rollandin e Paolo Giachino, direttore Commerciale Strategia e Sviluppo di CVA.

Per il Pubblico ministero, i due “preso atto dell’autonomia dimostrata da Cantamessa”, concordano “una strategia per rimuoverlo dalla carica e riprendere così il totale controllo" dell'azienda. “Io sto guardando devo capire come fare a buttarlo giù…” sono le parole di Rollandin, ascoltate (anche) dai Carabinieri del Reparto operativo. Nel dialogo, il tecnico che negli atti viene definito “fedelissimo” dell’“Imperatore” (è il pm Ceccanti a ricordare il soprannome, in un passaggio precedente della richiesta di arresto) afferma, tra l’altro: “Augusto io la mia disponibilità come te lo ho sempre detto te la dò di nuovo… fate voi… fate voi… poi io… cioè se io devo stare da parte nel mio angolino ci sto… ma con niente no… perché…”.

Rollandin ribatte: “solo che dobbiamo fare in modo di toglierlo senza farci del male” e, successivamente, “o convincerlo… andando a un’altra parte… che non faccia danni… perché adesso lui fa, fa e disfa!”. In sostanza, sintetizzano gli inquirenti, secondo i due “l’obiettivo può essere raggiunto in due modi: imponendo alla proprietà di dare il benservito al presidente sgradito o proponendo una mozione di sfiducia dell’azionista di maggioranza”, la Regione.

Tuttavia, annota il Pm, “entrambi i metodi presentano controindicazioni, anche legate a possibili azioni di responsabilità contabile”. La soluzione più praticabile viene “individuata da Rollandin” che “chiede a Giachino di proporsi come nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione, senza percepire stipendio”. Questi – è la conclusione dell’annotazione al Gip – “si mette prontamente a disposizione del presidente, manifestando la sua disponibilità”.

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