“E’ sbagliato fare l’equazione calabresi uguale `ndranghetisti”

Un nostro lettore ci scrive in merito alle dichiarazioni rilasciate in settimana da Rosy Bindi
Rosy Bindi
I lettori di Aostasera, Società

Sono state riportate parecchie dichiarazioni ultimamente sui giornali e sui social riguardanti presunte infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta, e sul fatto che, visto la copiscua presenza di calabresi, ci si interrogava sul fatto che nessun capo mafioso del Piemonte, della Svizzera o della Liguria abbia tentato di gettare le basi in loco per una pseudo cosca o associazione ndranghetista.

Non scrivo questa lettera per smentire o avvalorare questa tesi, ma in qualità di figlio di immigrati calabresi sono amareggiato da certe dichiarazioni, anche perché credo che le parole creino la realtà, e tutti noi dovremmo imparare a verificarle prima di pronunciarle, o scriverle, in quanto, in questo caso, facilmente possono dare forza all'equazione calabresi (o meridionali in genere) uguale a `ndrangheta (o organizzazione mafiosa in genere).

In tal senso il mio pensiero corre inevitabilmente a ricordare i miei genitori che sono stati sradicati dalla loro terra e dai loro affetti, e che con dolore, ma carichi di speranza, orgoglio e umiltà, sono emigrati in questa regione, ripagando con la propria onestà e il proprio lavoro l'accoglienza che questa bellissima terra e le sue genti hanno donato loro, e come miei genitori, centinaia e centinaia di calabresi si sono comportati allo stesso modo, contribuendo alla crescita e allo sviluppo della Valle d'Aosta, dove hanno avuto la possibilità di far crescere le proprie famiglie, i propri figli, facendoli studiare e lavorare.

Ecco volevo solo scrivere questo, per ricordare che i calabresi non sono tutti uguali, e che la quasi totalità sono persone oneste e laboriose, che non "bisogna fare di tutta un'erba un fascio", anche perché le mele marce esistono dappertutto, anche se cambiano usi e costumi.

Ecco, volevo scrivere solo questo per ricordare mio padre e mia madre e tutti i sacrifici fatti da loro come da altre centinaia di famiglie calabresi.

 

 

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