Bufera sul post razzista di Manfrin, la famiglia si rivolge ai Carabinieri

Nel suo post, in seguito rimosso, Manfrin commentava la foto di un ragazzo di colore, di schiena, su uno skate elettrico definendolo "risorsa boldriniana". Il ragazzo in questione, però, non è un rifugiato ed è sposato dal 2009 con un'italiana.
Il Consigliere della Lega Nord Andrea Manfrin
Politica

È bufera sul consigliere comunale leghista di Aosta Andrea Manfrin. 'Pietra dello scandalo' una foto di ieri postata sulla sua pagina pubblica su Facebook che ritraeva un uomo di colore, di spalle, mentre attraversava via Primo Maggio con un 'hoverboard' lo skate elettrico a due ruote.

Nel suo post, Manfrin attaccava: “Sapete quanto costa un hoverboard? Quello che questa risorsa boldriniana usa per andare a spasso vicino alla Cogne (o per scappare dalla guerra)? Anche usato viene fra i 200 ed i 500 €. Quanti cittadini valdostani se lo possono permettere?”. Post che ha ottenuto quasi 180 reazioni, prima di venire cancellato – stamattina – dall'autore stesso.

Tra i vari commenti, però, c'era chi faceva notare che il ragazzo in questione era tutto fuorché un rifugiato, commenti poi cancellati dalla pagina. Uno in particolare, tra questi, gettava un'ombra sull'identità di 'rifugiato' del ragazzo: “Comunque è mio cognato È sposato legalmente ed ha un bellissimo bambino a cui non fa certo piacere leggere certi commenti”.

Parte in causa, si è esposta quindi in prima persona la moglie del ragazzo in questione, di origine senegalese, Alessia Bianquin, prima pubblicamente commentando la foto su Facebook poi al telefono, raccontando la sua storia: “Io e lui – spiega – siamo sposati dal 2009, lui lavora con un contratto stagionale in una stazione sciistica ed abbiamo bambino di 5 anni che va alla scuola dell'infanzia. Mio marito è fotografato mentre andava semplicemente a fare commissioni, e quell'hoverboard era un regalo per nostro figlio”.

Querelle che ha portato la famiglia, questa mattina, dai Carabinieri: “Siccome la foto è stata fatta di spalle – racconta ancora Bianquin – ci è stato detto che non ci sono gli estremi per muovere un'accusa di diffamazione. Il Maresciallo però ha chiamato Manfrin al cellulare chiedendogli di cancellare il post di Facebook”. Cancellazione prontamente avvenuta.

Il 'fattaccio' ha comunque smosso gli animi anche in politica, con la foto incriminata finita anche nel mirino del Sindaco di Aosta Fulvio Centoz, che su Facebook l'ha condivisa con un eloquente scritta 'post muto', o come il capogruppo Epav in Capoluogo Luca Girasole che – sul post di Manfrin – si chiedeva come fosse possibile che “Nel 2017 non si riesce ancora ad associare una persona di colore alla nazionalità italiana”.

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