Bambini lasciati a digiuno in mensa, il gioco allo scaricabarile del sindaco di Gignod

Accuse vengono lanciate ai genitori, al Comune di Aosta, al personale della Cooperativa e alla società civile. Nessuno ha agito in "malafede"  e l'accaduto "spiacevole dovrà servire da stimolo, affinché nel futuro regni il buon senso da parte di tutti". 
mensa scolastica (foto di archivio)
Società

I genitori "che non hanno percepito il messaggio" e "rispettato le scadenze", il Comune di Aosta poco "perentorio" nelle comunicazioni, il personale della Cooperativa "che ha deciso di accettare i bambini al servizio", "le voci e i mormorii", le persone che "giudicano senza conoscere i fatti" e infine la società odierna dove "sono all’ordine del giorno le denunce per gli eventi più svariati". Sui quattro bambini lasciati a digiuno alla primaria di Gignod, l'Amministrazione comunale decide di dire la sua scegliendo, però, il gioco dello scaricabarile, in perfetto stile italico. In una nota il primo cittadino Gabriella Farcoz ricostruisce l'accaduto –  "un riprovevole e increscioso incidente" –  di cui la stessa è stata informata soltanto nel pomeriggio di quel giorno. 

"Nella mattinata di lunedì 12 settembre, come da consolidata prassi procedurale, giunge a Gignod l’elenco degli alunni  residenti nel Comune di Aosta , ove risultano erroneamente non iscritti al servizio mensa alcuni bambini (l’elenco rettificato e completo è pervenuto nei nostri uffici solo nel pomeriggio). La perentorietà con cui l’Amministrazione di Gignod comunica con i genitori non è probabilmente corrispondente a quella del Comune di Aosta, che ha altri canali informativi, pertanto il messaggio del saldo delle rette arretrate e dell’iscrizione al servizio entro e non oltre i termini di scadenza, non è stato sufficientemente percepito dai genitori dei bambini di Aosta". Una prima accusa, quindi al Comune di Aosta, in parte solo attenuata dalla successiva affermazione: "E’ anche importante sottolineare che l’Ufficio Istruzione del Comune di Aosta ha da gestire migliaia di utenti ai servizi della mensa scolastica, a differenza degli uffici di Gignod, che ne hanno circa 120". 

Sotto il tiro dell'Amministrazione comunale di Gignod finisce poi la società "odierna" che ha il vizio di denunciare per "gli eventi più svariati", quindi, "il Comune ha il dovere di tutelarsi dalla responsabilità per presunti danni cagionati a minori durante l’erogazione di un servizio, per di più gestito da un soggetto esterno all’Amministrazione, per il quale le famiglie non hanno sottoscritto il relativo modulo di iscrizione."

Bene ha fatto il dirigente comunale, quindi, il "responsabile del servizio che ha il dovere di tutelare gli interessi dell'amministrazione comunale" ad aver "diligentemente e scrupolosamente comunicato al personale della cooperativa che gestisce il servizio, che i bambini non iscritti non avrebbero potuto accedere al servizio e che qualora fossero stati ammessi, di tutte le conseguenti responsabilità se ne sarebbe dovuta far carico la cooperativa". A questo punto l'Amministrazione comunale di Gignod mette in campo una serie di interrogativi – "Errore da parte del dirigente dell’aver informato il personale e non i responsabili? Errore da parte del personale della mensa che non provvede ad avvisare i propri diretti vertici per concordare le modalità operative? – a cui non offre però una risposta: "non entriamo nel merito delle successive decisioni assunte dal personale nel momento in cui i bambini sono stati accettati al servizio, perché non compete all'Amministrazione comunale". Nessuno, scrive ancora il sindaco, ha agito in "malafede"  e l'accaduto "spiacevole dovrà servire da stimolo, affinché nel futuro regni il buon senso da parte di tutti". 

Infine l'Amministrazione comunale –  che in oltre 3000 caratteri non ha speso una sola parola di scuse per i bambini, i protagonisti di questa vicenda –  torna a puntare il dito contro i genitori. "Se da parte di alcuni genitori, si fossero rispettate le scadenze, non saremmo qui a chiedere la testa di nessuno, le regole non vanno considerate come una costrizione, ma come una dimensione che ci contiene permettendoci di esercitare la nostra libertà".

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