Aosta nel caos, il governo resta in piedi ma si svela la “Désunion Valdôtaine”

La "mina vagante", l'ordine del giorno sul ritiro delle deleghe allo Sport a Marzi si trasforma in una faida di maggioranza, con il "Mouvement" spaccato in due parti ed un governo appeso ad un filo. Alpe, astenendosi, salva di fatto Marzi.
Carlo Marzi
Politica

Almeno, il 'Velo di Maya' si è tolto. Dopo 4 mesi e mezzo di 'pour parler', voci sibilline all'interno dei partiti politici a seguito del 'ribaltone' in Regione, in Consiglio comunale di Aosta arriva la verità rivelata.

A occhio, l'ordine del giorno della Lega Nord, che chiedeva al Sindaco Centoz il ritiro delle deleghe assessorili allo Sport a Carlo Marzi, aveva un aspetto tecnico/critico tipico di un atto di minoranza. Hai lavorato male sugli impianti sportivi, chiediamo la tua testa. Dietro però si celava il grimaldello di una maggioranza a pezzi, con da una parte il Marzi Segretario della Stella Alpina 'ribaltonista', il Sindaco messosi di traverso al suo partito (il Pd) e dall'altra le forze che hanno siglato l'accordo per le prossime elezioni: Epav (gli esuli di Stella Alpina guidati da Baccega e, in Consiglio comunale da Girasole, Dosio e l'assessore Delio Donzel), il Pd stesso, Crea (Psi) e l'Union Valdôtaine.

Ed è proprio l'Union, il 'monolite' politico appena disarcionato in Regione, a scoprire le sue carte, le sue anime, i suoi malumori. E, di fatto, a 'disintegrarsi' a favore di telecamera, pubblicamente, a microfono aperto. Fatto, per il Mouvement, assai insolito.

Il discorso diventa presto politicissimo, specchio regionale. A partire dalla consigliera – ma soprattutto Vicepresidente Uv – Cristina Galassi, che toglie gli indugi: “Ci chiediamo da un po' per chi Marzi stia lavorando, e non ci dica per la città. Assessore sicuramente competente e preparato ma non crediamo faccia ancora parte attiva e propositiva del progetto del 2015, novello Penelope che di giorno tesse la tela e di notte la scioglie, il 'mega assessore' al Bilancio e Segretario della Stella Alpina della 'svolta', con motivazioni e metodi infamanti”. Punto.

A ruota l'assessore Andrea Edoardo Paron, più accorato ma non meno duro col compagno di giunta: “Una serie di considerazioni ci porteranno ad essere sempre più distanti. E chiaro che si è creato un solco profondo, e ritrovare motivi per una collaborazione è molto difficile”.

Quando la linea Uv sembra chiara, arrivano i dissidenti, a difesa di Marzi. E sono maggioritari: Zuccolotto, Caminiti, Favre. Ed il carico pesante che arriva dalla giunta: la Vicesindaca Marcoz e gli assessori Sorbara e Lancerotto. Il monolite rossonero si sgretola. L'area Epav insorge, con l'assessore Donzel che chiede ci sia un chiarimento la settimana prossima sul documento Epav, Pd, Uv e Psi mentre Girasole commenta: “La stabilità amministrativa non può esistere senza quella politica, è evidente sia venuta a mancare”.

In tutto questo Fulvio Centoz alza l'asticella, e perde la pazienza: “Gli interventi di oggi certificano che i numeri non ci sono, scaricare sul Sindaco è troppo comodo. Allora facciamo mozione di sfiducia ora e ci sto anch'io. Questo accordo tra forze politiche non può essere il documento del Sindaco se non ci sono le 18 firme. Vogliamo che tutta maggioranza ridefinisca priorità? Lo faccio subito. Vogliamo cambiare maggioranza? Io devo avere i numeri oppure andiamo a casa e facciamo una mozione di sfiducia ora”.

Dal voto il governo resta in piedi – l'ordine del giorno viene respinto con 13 favorevoli (Epav, Andrione, Altra VdA, Lega Nord, M5s, Crea e gli unionisti Galassi, Paron e Prettico) 12 astenuti (Alpe, Centoz e Marcoz con i pidini Malacrinò e Verducci e più gli unionisti Borre, Caminiti, Favre, Lancerotto e Sorbara) e 4 contrari (Monteleone, Marzi stesso, peraltro silente per tutto il dibattito, Migliorin e Zuccolotto) – anche se più dei numeri fanno i nomi. Perché questa maggioranza i numeri non ce li ha avuti, e non sarebbe uscita da questa votazione senza le tre astensioni che arrivano dai banchi di Alpe con Loris Sartore che spiega: “Che sia la maggioranza stessa ad esprimersi se vuole togliere le deleghe ad un suo assessore, perché questa operazione serve solo a regolare dei conti in sospeso. Esiste solo una soluzione, la mozione di sfiducia, e noi saremo coerenti”.

I prossimi giorni saranno, di nuovo, giorni di riunioni, direttivi, tirate di giacchetta e tensione politica. Oggi ci rimane una certezza: una maggioranza al Comune di Aosta non c'è. Ma c'è in compenso, la 'Désunion Valdôtaine'.

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