Abolizione dei vitalizi, manovre a Palazzo per riscuoterli prima dei tagli

L'approvazione da parte della camera della proposta di legge Richetti per l'abolizione dei vitalizi ha scatenato il panico fra gli ex consiglieri che ogni mese percepiscono la "pensione d'oro" e alcuni degli attuali. Pronta una bozza di proposta di legge.
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Mentre a Roma M5S e Pd facevano a gara ad attribuirsi i meriti dell’approvazione alla Camera della proposta di legge Richetti per abolire i vitalizi, ad Aosta la notizia scatenava il panico nei corridoi di palazzo regionale, costringendo i consiglieri a fare gli straordinari per confezionare in tutta fretta un blitz per evitare i temuti tagli.

Con l’ultima finanziaria del 2016 il Governo regionale aveva dato la possibilità agli 87 ex consiglieri o loro congiunti che ogni mese incassano un assegno vitalizio di riscattare subito la "pensione" in forma di capitale, seppur con alcune decurtazioni. A cogliere questa opportunità, presentando domanda entro il 31 marzo scorso, sono stati 55 ex consiglieri per un totale di 22 milioni e 200mila euro liquidati.

A questi si aggiungono altri cinque ex consiglieri regionali e due attuali che hanno deciso di optare per la capitalizzazione ma che potranno riscuotere solo al compimento dell’età “pensionabile”, ovvero 65 anni che diventano 60 per chi ha fatto almeno due legislature.
Peccato che sul loro vitalizio e su quello degli altri 32 ex consiglieri e congiunti incomba ora la scure della “Richetti”. La proposta di legge, che dovrebbe ritornare in discussione al Senato a settembre, prevede l’abolizione dei vitalizi dei parlamentari, con l’introduzione anche per deputati e senatori del sistema previdenziale contributivo.

La norma si estende anche agli ex parlamentari che attualmente beneficiano dell'assegno vitalizio e ai consiglieri regionali, compresi quelli delle regioni a statuto speciale, pena la decurtazione dei trasferimenti statali. Per gli “ex” i trattamenti previdenziali in essere saranno ricalcolati secondo il nuovo sistema contributivo.

Se le casse regionali potrebbero gioire per l’approvazione della legge altrettanto non si può dire per gli ex consiglieri regionali e per alcuni fra gli attuali. Sui vitalizi valdostani ci sono due spartiacque: il 2003 con il passaggio dalla prestazione definita ad un sistema contributivo, comunque molto agevolato, e il 1° gennaio 2013 quando la trattenuta al consigliere è passata dal 21 all’8,80% dell’indennità di carica ma soprattutto la contribuzione a carico del bilancio del Consiglio regionale è scesa dal 42% al 24,2.0%. L’approvazione della proposta di legge “Richetti” non ha ripercussioni, quindi, per quei consiglieri eletti per la prima volta nel 2013 che hanno un sistema pensionistico simile a quello dei lavoratori dipendenti ma rischia di essere un salasso per chi di legislature ne ha diverse alle spalle.

Per questo mentre a Roma si votava fra insulti e urla di giubilo nei corridoi del Consiglio Valle, in gran segreto, si preparava il blitz per consentire ad ex e attuali consiglieri  – anche quelli che non stanno sotto il regime della prestazione definita – di ritirare quanto maturato pur non avendo raggiunto i limiti di età.
Un primo emendamento ha fatto così una breve apparizione a fine luglio, a pochi giorni dall’approvazione della variazione di bilancio, ma dopo le proteste di alcuni è stato ritirato per essere poi ripresentato ai capigruppo sotto forma di bozza di proposta di legge. Il testo prevede la chiusura dell’Istituto dell’assegno vitalizio, una sorta di Inps dei consiglieri creata nel 1999, con la liquidazione in forma di capitale delle singole posizioni, abbattute dell’11% a cui si aggiunge un altro 1% per ogni anno che separa il consigliere dai famosi 60/65 dell’età pensionabile.

La discussione è rimandata, quindi, a settembre, alla ripresa dei lavori. E questa volta la partita non sarà tanto questione di minoranza o maggioranza ma piuttosto di “privilegiati” e “indignati”. I secondi, ça va sans dire, più vicini al comune sentire dei cittadini.

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