Quando l’aiuto arriva dagli “ultimi”: storie di migranti che migliorano il luogo che li ospita

Un gruppo di profughi, nel giro di un mese, ha sistemato l’arboreto di Entrebin, bisognoso di manutenzione. Altri otto coltivano un orto a Sarre: i prodotti coprono le loro esigenze alimentari e vanno, per l’eccedenza, a famiglie bisognose della zona.
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Per luoghi in cui si levano scudi (più o meno palesi) contro la presenza dei migranti, ne esistono altri in cui la popolazione li ringrazia per il loro contributo. E’ successo, ad esempio, ad Entrebin, sulla collina di Aosta, dove un gruppo di richiedenti asilo ha concluso pochi giorni fa la sistemazione dell’arboreto della frazione, che necessitava di manutenzione.

Ad occuparsi dell’opera, iniziata circa un mese prima, sei profughi, “diventati poi tre, perché altrettanti nel frattempo sono partiti”, spiega Giulio Gasperini, della cooperativa “La Sorgente”, che li ha seguiti e dà loro ospitalità ad Arpuilles. I lavori – per cui è stata richiesta una specifica autorizzazione al Comune, proprietario de “Lo parque d’Entrebeun” – hanno visto la rasatura dell’erba, la sistemazione della segnaletica e delle staccionate. Sono anche stati ripristinati i sentieri interni all’area, che conta una discreta varietà di alberi e specie floreali.

“I ragazzi hanno lavorato nel parco praticamente tutti i giorni. – aggiunge Gasperini – La loro presenza costante ha fatto sì che venissero notati e che si sviluppasse un dialogo con gli abitanti della zona. In diversi sono venuti più volte a vedere come andavano i lavori ed alcuni, alla fine, li hanno anche ringraziati, perché l’area è ora nuovamente fruibile”. I materiali per i vari interventi sono stati forniti dalla cooperativa.

Non è il solo esempio virtuoso di attività in cui sono impegnati i richiedenti asilo (che, per il loro status giuridico, non possono andare oltre opere di volontariato di modesta entità). Un altro arriva da Sarre e interessa otto persone. Nell’area verde dell’abitazione in cui sono sistemate è presente un orto, che da marzo è stato allestito e curato da loro.

“In questo caso – racconta ancora il rappresentante de “La Sorgente” – si è partiti da un duplice presupposto. Anzitutto, un recupero di competenze, visto che nelle terre di provenienza, diversi di loro erano dediti all’agricoltura. Dopodiché, vista l’area verde si è pensato che quella soluzione potesse offrire loro degli ortaggi freschi ogni giorno”.

Due volontari della Caritas hanno quindi seguito dall’inizio i ragazzi, in tutte le fasi della preparazione e, in primavera, è iniziata la coltivazione, che fornisce tra l’altro cetrioli, zucchini, pomodori e insalata. Ad un certo punto, siccome l’orto è grande, e il fabbisogno degli ospiti dell’abitazione risultava ampiamente coperto, si è posta la questione dell’eccedenza. Se un insegnamento viene dalla terra è che nulla si spreca e quindi, in accordo con i giovani coltivatori e la cooperativa, le verdure in più vengono consegnate, una volta al mese a cura della Caritas, alle famiglie indigenti del territorio, assieme ai pacchi alimentari loro destinati.

Non solo. “Una volta a settimana, – prosegue Gasperini – i vari ortaggi disponibili sono distribuiti anche a un gruppo di mamme che si ritrovano a Sarre (fino a Pont d’Avisod), per svolgere una serie di attività tutte assieme, nell'ottica di un lavoro condiviso e di un'inclusione sociale”. Anche questo è un progetto seguito dalla cooperativa “La Sorgente” e “per adesso comprende donne straniere, tra cui una cinese, ma vorrebbe estendersi anche alle donne italiane”.

Insomma, un’opera silenziosa e giornaliera che, così come la manutenzione dell’arboreto, contribuisce a restituire un valore positivo al luogo in cui i richiedenti asilo si trovano momentaneamente, in fuga da guerre che non hanno scelto e in cerca della serenità che, al pari di qualsiasi essere umano, meritano.

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